mercoledì, dicembre 21, 2011

BIENNALE DI VENEZIA: SI CHIUDE UN CERCHIO APERTO









“Si chiude un cerchio aperto” (ipse dixit, sono parole del critico più famoso d’Italia, Vittorio Sgarbi), proprio a Torino, nuova capitale dell’arte e del design, dopo le serrate polemiche di maggio scorso, seppur senza un euro pubblico, con la disponibilità dell’uso gratuito (“senza riscaldamento, per scoprire che l’arte oltre a nutrire scalda”) del padiglione Nervi accordato dall’ assessore alla Cultura torinese Maurizio Braccialarghe. Coordinatore generale il poliedrico Giorgio Grasso, da sempre braccio destro di Sgarbi, che porta la democrazia nel mondo dell’arte permettendo “a tutti di vedere tanto” e direttrice artistica la vulcanica critica d’arte sanremasca Giorgia Cassini che sottolinea come “il vangelo del laissez-faire nel poliedrico mondo dell’arte sia stato finalmente scoperchiato. O meglio sfogliato da pagina a pagina, da nord a sud, dai piccoli borghi che raccontano la nostra storia alle globalizzate e rumorose metropoli”. In estrema sintesi è l’afflato positivo ante-litteram che spazza via il “dovrebbe essere” al posto del più concreto e rassicurante “è”. Una sete di scoperta a più livelli per dimostrare che se le antinomie spariscono, allora il sistema non potrà che essere incompleto. Tutto questo in due parole è la “Biennale di Venezia”, la rivoluzione di Vittorio Sgarbi contro le ipocrisie,contro il sistema, inaugurata con più di tremila presenze lo scorso 17 dicembre nel ciclopico Padiglione Nervi. Decentralizzazione e indipendenza dal controllo delle“caste” nel mondo dell’arte non significa, comunque, mancanza di autorità, di nerbo, di un filone unico che rende un collage di immagini eterogenee tra loro un vero e proprio mosaico, capace di restituire, a ben guardare, una visione d’insieme rivelatrice. Un amore sconfinato per la verità, come idealisticamente parafrasata da Condillac, senza dimenticare che il viaggio, prima che fisico parte in realtà dall’io, dalla nostra propensione ad aprirci. Solo dopo aver liberato noi stessi ognuno di noi potrà trasformarsi in maître de l’opinion publique, contribuendo a cambiare le regole del gioco.
Questa la chiave di lettura capace di aprire al visitatore di questa Biennale Off che erutta e ricopre magmaticamente 12000 mq di cultura. Il numero degli artisti che parteciperanno alla kermesse torinese si aggira sui novecento; tra le presenze più prestigiose si possono citare il fotografo piemontese Giordano Morganti, il ceramista savonese Roberto Giannotti, il sanremese Giovanni Agosta e, sempre dalla provincia d’Imperia Antonella Cotta, Giampiero Borsari, Davide Puma,oltre all’alassina Roberta Camilloni e a Barbara Furfari. Grande interesse anche per le installazioni interattive dell’alassino Vincenzo Marsiglia e per l’arte provocatoria del giovane italo-egiziano Omar Hassan. E poi ancora il torinese Ugo Nespolo, il musicista Andy già Bluvertigo e le policromie di Alessandro Mendini, le sinuosità di Karim Rashid, lo spirito giocoso di Denis Santachiara , le sperimentazioni di Flavio Lucchini insieme ai lavori di Giuseppe Spagnulo e del coreano Eun-Sun Park sono solo alcuni tratti del percorso della mostra-evento che mescola e contamina il linguaggio creativo e sperimentale del design con le forme e le proposte dell’arte contemporanea. Il leitmotiv sgarbiano? Concedere agli artisti la dignità della propria esistenza attraverso questo macrocensimento, questa proposta al di fuori delle caste precostituite attraverso 3 D, intese sia come visione tridimensionale a tutto campo sia come trittico “disorientamento-disordine-democrazia”.
Prossimo evento: 23 dicembre ore 16,30 visita guidata del Prof.On Vittorio Sgarbi con il Dott. Giorgio Grasso e la Dott.ssa Giorgia Cassini alla presenza del sindaco Piero Fassino e dell’assessore regionale alla Cultura Michele Coppola.

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