Mais geneticamente modificato è stato seminato illegalmente nel comune di Fanna (Pn). Mentre rischiamo la prima estesa contaminazione da Ogm in Italia, la procura di Pordenone si prende un mese di tempo, favorendo di fatto l’eventuale avverarsi del fenomeno. Di fronte a questa emergenza la Task Force per un’Italia libera da Ogm, di cui Slow Food Italia fa parte, ha deciso di appellarsi con una lettera inviata ieri al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Roberto Burdese commenta: «Siamo di fronte a un fatto gravissimo. Un agricoltore fuorilegge, che ha seminato mais transgenico, sta mettendo a rischio l’agricoltura del suo territorio e delle zone limitrofe, essendoci un serio rischio di contaminazione. Si prospetta dunque un danno difficilmente quantificabile, e incredibilmente chi ha il dovere di agire, in primis la magistratura di Pordenone, non ordina l’immediata distruzione dei campi Ogm. Come fece già nel 2003 in Piemonte il Presidente della Regione Enzo Ghigo, una decisione che ha creato un precedente di straordinaria importanza. E’ opportuno che tutti gli agricoltori, artigiani dell’alimentare, trasformatori... ma anche i consumatori di Pordenone facciano sentire la propria voce contro questo sopruso, poiché le conseguenze potrebbero essere davvero gravi».
I campi Ogm nella provincia di Pordenone violano il Decreto Legislativo 24 aprile 2001, n.212, che prevede il rilascio di una specifica autorizzazione in assenza della quale è prevista la pena dell’arresto da sei mesi a tre anni o dell’ammenda fino a euro 51 700. Tali disposizioni mirano a garantire i prodotti tradizionali e biologici dalla contaminazione con quelli transgenici e a evitare un danno all’ambiente. Dal 10 luglio un campo è stato identificato e posto sotto sequestro e sono stati prelevati dei campioni per verificare la presenza di mais Ogm. Questi test richiedono tre giorni di tempo, ma la Procura di Pordenone ha deciso di non fare niente fino ai primi d’agosto, quando il polline si sarà ormai disperso.
Acluni passi della lettera inviata al Presidente Giorgio Napolitano:
Siamo costretti a chiederLe di intervenire con urgenza perché riteniamo che, a causa di una tardiva azione della Magistratura, stia per concretizzarsi sul territorio nazionale la minaccia di una contaminazione da piante transgeniche. Nonostante la presenza di una norma tanto chiara (Decreto Legislativo 24 aprile 2001, n.212), lo scorso 25 aprile un agricoltore ha dichiarato di aver proceduto (e forse non è il solo) alla semina, assolutamente illegale, di mais geneticamente modificato. Le chiediamo quindi, rispettosamente, di fare tutto quanto in Suo potere per segnalare alla procura di Pordenone di procedere immediatamente agli accertamenti del caso in modo da poter scongiurare ogni ipotesi di contaminazione da piante transgeniche e in particolar modo per impedire che tale contaminazione risulti di fatto premessa da una incomprensibile dilazione dei tempi.
Aderiscono alla Task Force per un’Italia libera da OGM:
Acli - Adoc - Adusbef - Aiab - Amab -Campagna Amica - Cia - Città del Vino – CNA Alimentare - Codacons - Coldiretti - Crocevia - Fai - Federconsumatori - Federparchi - Focsiv - Fondazione Univerde - Greenaccord - Greenpeace - Lega Pesca – Legacoop Agroalimentare - Legambiente - Movimento difesa del cittadino - Slow Food Italia – Unci - Vas – WWF
Roberto Burdese commenta: «Siamo di fronte a un fatto gravissimo. Un agricoltore fuorilegge, che ha seminato mais transgenico, sta mettendo a rischio l’agricoltura del suo territorio e delle zone limitrofe, essendoci un serio rischio di contaminazione. Si prospetta dunque un danno difficilmente quantificabile, e incredibilmente chi ha il dovere di agire, in primis la magistratura di Pordenone, non ordina l’immediata distruzione dei campi Ogm. Come fece già nel 2003 in Piemonte il Presidente della Regione Enzo Ghigo, una decisione che ha creato un precedente di straordinaria importanza. E’ opportuno che tutti gli agricoltori, artigiani dell’alimentare, trasformatori... ma anche i consumatori di Pordenone facciano sentire la propria voce contro questo sopruso, poiché le conseguenze potrebbero essere davvero gravi».
I campi Ogm nella provincia di Pordenone violano il Decreto Legislativo 24 aprile 2001, n.212, che prevede il rilascio di una specifica autorizzazione in assenza della quale è prevista la pena dell’arresto da sei mesi a tre anni o dell’ammenda fino a euro 51 700. Tali disposizioni mirano a garantire i prodotti tradizionali e biologici dalla contaminazione con quelli transgenici e a evitare un danno all’ambiente. Dal 10 luglio un campo è stato identificato e posto sotto sequestro e sono stati prelevati dei campioni per verificare la presenza di mais Ogm. Questi test richiedono tre giorni di tempo, ma la Procura di Pordenone ha deciso di non fare niente fino ai primi d’agosto, quando il polline si sarà ormai disperso.
Acluni passi della lettera inviata al Presidente Giorgio Napolitano:
Siamo costretti a chiederLe di intervenire con urgenza perché riteniamo che, a causa di una tardiva azione della Magistratura, stia per concretizzarsi sul territorio nazionale la minaccia di una contaminazione da piante transgeniche. Nonostante la presenza di una norma tanto chiara (Decreto Legislativo 24 aprile 2001, n.212), lo scorso 25 aprile un agricoltore ha dichiarato di aver proceduto (e forse non è il solo) alla semina, assolutamente illegale, di mais geneticamente modificato. Le chiediamo quindi, rispettosamente, di fare tutto quanto in Suo potere per segnalare alla procura di Pordenone di procedere immediatamente agli accertamenti del caso in modo da poter scongiurare ogni ipotesi di contaminazione da piante transgeniche e in particolar modo per impedire che tale contaminazione risulti di fatto premessa da una incomprensibile dilazione dei tempi.
Aderiscono alla Task Force per un’Italia libera da OGM:
Acli - Adoc - Adusbef - Aiab - Amab -Campagna Amica - Cia - Città del Vino – CNA Alimentare - Codacons - Coldiretti - Crocevia - Fai - Federconsumatori - Federparchi - Focsiv - Fondazione Univerde - Greenaccord - Greenpeace - Lega Pesca – Legacoop Agroalimentare - Legambiente - Movimento difesa del cittadino - Slow Food Italia – Unci - Vas – WWF
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