Si potrebbe definire una rivincita delle streghe. Quelle donne trioresi, torturate e processate nel lontano 1587, oggi sono ricordate come le vere regine di un paese che ogni anno, nella domenica dopo Ferragosto, dedica loro una giornata di festa in occasione di “Strigora”.
La magia delle streghe ha fatto di Triora – borgo arroccato a 780 metri sul livello del mare in posizione dominante sull'alta valle Argentina – la capitale delle Alpi Mistiche della Liguria. Una terra misteriosa, dove il paesaggio alpino e la vita montana sembrano lontane anni luce dalle spiagge della Riviera dei Fiori, che invece distano solo qualche decina di chilometri.
Strigora è la festa dei cappelli a punta, della magia, delle ricette segrete e delle rievocazioni storiche. Il folklore tinge il paese di nero, di viola e d'arancio. Le bancarelle del mercato medievale e le botteghe dei carrugi mettono in mostra le mercanzie più pittoresche del loro repertorio. I bar e i ristoranti si addobbano a festa e propongono menù a tema. Il Museo Etnografico della Stregoneria accoglie i più curiosi mentre la Cabotina, il vecchio casolare che “credevasi luogo delle streghe” (come recita un famoso cartello), è meta di improvvisati pellegrinaggi profani.
Lungo le vie e i carrugi – da ciò che resta dell'antico e suggestivo castello fino alla piazza della Collegiata con i suoi artistici portali d'ardesia – musici, giocolieri e bizzarre comparse trasformano Triora in un teatro naturale a cielo aperto. I gatti, custodi sornioni dei misteri del paese, si rifugiano sotto le volte, nei portoni o negli anfratti più nascosti, tollerando, seppur per un giorno, il grande afflusso di visitatori.
Per tutta la giornata Corso Italia, la via principale d'accesso al centro storico, ospiterà la Mostra Mercato Medievale con prodotti locali e “stregati”. Il programma, ancora in fase di definizione, prevede ogni anno spettacoli teatrali itineranti, animazioni per adulti e bambini nel pomeriggio e, in serata, il grande spettacolo teatrale conclusivo nella piazza della Collegiata. Sempre secondo tradizione la Pro Triora allestirà nel boschetto la somministrazione di piatti dal sapore magico.
Boschi, sentieri e panorami offrono sicuro approdo anche agli amanti della quiete. L'estate di Triora è fresca e gradevole. La cucina locale mescola la tradizione ligure con quella delle montagne piemontesi. Il pane di Triora, tondo e casereccio, si taglia a fette da spalmare con i formaggi degli alpeggi o da bagnare nell'olio extravergine che arriva dal fondovalle, ricavato dalle olive di cultivar Taggiasca. Ravioli alle erbe, funghi, oppure i piatti della pastorizia come i sügeli o i ciapazői, conditi col bruzzo (formaggio piccante e cremoso ottenuto dalla fermentazione naturale della ricotta) o sugo di funghi, le “paste” o le patate nella foglia: la tentazione, sana e gustosa, è dietro l'angolo.
I luoghi delle streghe
A Triora, un tempo granaio della Repubblica di Genova e bastione in difesa del confine coi territori dei Savoia, fu scritta una delle pagine più fosche nella storia della caccia alle streghe. A partire dal 1587, complice una grave carestia e un clima di insicurezza generale, diverse donne del paese e, in un secondo momento, di tutta la valle, furono torturate e processate con l'accusa infamante di praticare la stregoneria.
Diversi libri e documenti storici raccontano i dettagli del processo, durato alcuni anni, e le conseguenze che le donne del posto dovettero subire. Molte di esse, come la nobile Isotta Stella, morirono durante il processo. Altre scapparono, furono deportate e di loro non si seppe più nulla, o quasi.
Più complessi i motivi che scatenarono l'accusa. Sembra infatti che alcune donne del luogo avessero nozioni empiriche di medicina alternativa. Sapevano usare erbe e piante dalle proprietà curative. Inoltre alcune tradizioni di lontana origine pagana erano ancora praticate da ampie fasce di popolazione.
Secondo i racconti popolari e le cronache del processo, le “streghe” si riunivano in luoghi precisi, dove praticavano riti satanici, si accoppiavano col maligno e lanciavano maledizioni. Nei pressi di uno splendido laghetto nascosto in mezzo al bosco, le streghe si riunivano di notte per ballare con il diavolo. Il mito vuole che esse raggiungessero la zona, a valle del paese, a piedi, a cavallo, a bordo di una scopa o cavalcando diavoli dalle fattezze di caproni. Qui aveva luogo il sabba tra danze sfrenate, accoppiamenti animaleschi, grandi abbuffate. Al momento culminante il diavolo si gettava nel fuoco, e le sue ceneri venivano raccolte dalle streghe che le spargevano sui campi, procurando così le carestie.
La magia delle streghe ha fatto di Triora – borgo arroccato a 780 metri sul livello del mare in posizione dominante sull'alta valle Argentina – la capitale delle Alpi Mistiche della Liguria. Una terra misteriosa, dove il paesaggio alpino e la vita montana sembrano lontane anni luce dalle spiagge della Riviera dei Fiori, che invece distano solo qualche decina di chilometri.
Strigora è la festa dei cappelli a punta, della magia, delle ricette segrete e delle rievocazioni storiche. Il folklore tinge il paese di nero, di viola e d'arancio. Le bancarelle del mercato medievale e le botteghe dei carrugi mettono in mostra le mercanzie più pittoresche del loro repertorio. I bar e i ristoranti si addobbano a festa e propongono menù a tema. Il Museo Etnografico della Stregoneria accoglie i più curiosi mentre la Cabotina, il vecchio casolare che “credevasi luogo delle streghe” (come recita un famoso cartello), è meta di improvvisati pellegrinaggi profani.
Lungo le vie e i carrugi – da ciò che resta dell'antico e suggestivo castello fino alla piazza della Collegiata con i suoi artistici portali d'ardesia – musici, giocolieri e bizzarre comparse trasformano Triora in un teatro naturale a cielo aperto. I gatti, custodi sornioni dei misteri del paese, si rifugiano sotto le volte, nei portoni o negli anfratti più nascosti, tollerando, seppur per un giorno, il grande afflusso di visitatori.
Per tutta la giornata Corso Italia, la via principale d'accesso al centro storico, ospiterà la Mostra Mercato Medievale con prodotti locali e “stregati”. Il programma, ancora in fase di definizione, prevede ogni anno spettacoli teatrali itineranti, animazioni per adulti e bambini nel pomeriggio e, in serata, il grande spettacolo teatrale conclusivo nella piazza della Collegiata. Sempre secondo tradizione la Pro Triora allestirà nel boschetto la somministrazione di piatti dal sapore magico.
Boschi, sentieri e panorami offrono sicuro approdo anche agli amanti della quiete. L'estate di Triora è fresca e gradevole. La cucina locale mescola la tradizione ligure con quella delle montagne piemontesi. Il pane di Triora, tondo e casereccio, si taglia a fette da spalmare con i formaggi degli alpeggi o da bagnare nell'olio extravergine che arriva dal fondovalle, ricavato dalle olive di cultivar Taggiasca. Ravioli alle erbe, funghi, oppure i piatti della pastorizia come i sügeli o i ciapazői, conditi col bruzzo (formaggio piccante e cremoso ottenuto dalla fermentazione naturale della ricotta) o sugo di funghi, le “paste” o le patate nella foglia: la tentazione, sana e gustosa, è dietro l'angolo.
I luoghi delle streghe
A Triora, un tempo granaio della Repubblica di Genova e bastione in difesa del confine coi territori dei Savoia, fu scritta una delle pagine più fosche nella storia della caccia alle streghe. A partire dal 1587, complice una grave carestia e un clima di insicurezza generale, diverse donne del paese e, in un secondo momento, di tutta la valle, furono torturate e processate con l'accusa infamante di praticare la stregoneria.
Diversi libri e documenti storici raccontano i dettagli del processo, durato alcuni anni, e le conseguenze che le donne del posto dovettero subire. Molte di esse, come la nobile Isotta Stella, morirono durante il processo. Altre scapparono, furono deportate e di loro non si seppe più nulla, o quasi.
Più complessi i motivi che scatenarono l'accusa. Sembra infatti che alcune donne del luogo avessero nozioni empiriche di medicina alternativa. Sapevano usare erbe e piante dalle proprietà curative. Inoltre alcune tradizioni di lontana origine pagana erano ancora praticate da ampie fasce di popolazione.
Secondo i racconti popolari e le cronache del processo, le “streghe” si riunivano in luoghi precisi, dove praticavano riti satanici, si accoppiavano col maligno e lanciavano maledizioni. Nei pressi di uno splendido laghetto nascosto in mezzo al bosco, le streghe si riunivano di notte per ballare con il diavolo. Il mito vuole che esse raggiungessero la zona, a valle del paese, a piedi, a cavallo, a bordo di una scopa o cavalcando diavoli dalle fattezze di caproni. Qui aveva luogo il sabba tra danze sfrenate, accoppiamenti animaleschi, grandi abbuffate. Al momento culminante il diavolo si gettava nel fuoco, e le sue ceneri venivano raccolte dalle streghe che le spargevano sui campi, procurando così le carestie.
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