martedì, luglio 10, 2012

Attualità: interessante analogia tra il passato ed il presente a cura dello scrittore imperiese Maurizio Donte

Si vobis valete, ego valeo...(si fa per dire).
"Nessuno potrà possedere alcunchè che sia esente da tassazione".
No, non l'ha detto Monti.
Correva l'anno 383 d.C. e così proclamava l'imperatore Teodosio il grande, in un editto che valeva dalla lontana Britannia fino al confine con l'impero Persiano, sull'Eufrate. Dall'Egitto fino alla Mauritania e dall'Iberia fino all'Armenia, passando (ovviamente ) per l'Italia. L'Impero Romano viveva i suoi ultimi, angoscianti anni, i barbari premevano e tracimavano i confini del Reno e del Danubio. L'inflazione galoppava a ritmi insostenibili, il tenore di argento e oro nelle coniazioni del periodo era sempre più basso, aggiungendo ulteriore motivo per una crisi economica inarrestabile e sempre più spaventosa. Gli uomini validi vennero arruolati a forza nelle Legioni, i contadini vennero resi "schiavi" del latifondo dove lavoravano (schiavi della terra stessa dove erano nati) e commettevano delitto se cercavano di abbandonarla; rei di "rubare la loro stessa persona". Ipse Teodosio dixit.
Nello stesso tempo il Senato salutava l'Imperatore con un osanna ripetuto 28 volte 28: "Grazie a te, manteniamo i nostri privilegi, grazie a te, per noi, tutto sarà com'è sempre stato". (Ovvero esentasse...e liberi di guadagnare, rubare e corrompere a tutto spiano).
Nihil sub sole novum (niente di nuovo sotto il sole) come ben potete vedere.
In questa prima puntata, ho voluto aprire un caso: quello della Storia, resa muta dall'ignoranza, portando alla vostra attenzione il caso eclatante di Teodosio. Ma era almeno un secolo se non di più, che la tendenza all'aumento spropositato dei prezzi e quindi l'inflazione e la crisi economica attanagliavano l'Impero, per non parlar de' barbari....Pensate che il primo imperatore che dovette svalutare il denario (abbassandone il tenore d'argento nella lega), fu Nerone, ultimo della dinastia Giulio Claudia. Di lì in poi, salvo il periodo di Traiano che saccheggiò la Dacia e la Mesopotamia. traendone immensi tesori, non ci fu modo di arrestare questa tendenza.
Prima puntata dicevo, nelle prossime analizzeremo altri casi famosi, ma ora concentriamoci su questo: l'impero romano costuì la prima, vera, globalizzazione che la storia ricordi. Andò in rovina, giusto con Onorio, figlio di Teodosio (almeno per quel che riguarda la parte occidentale) per motivi del tutto analoghi agli attuali: esagerata tassazione, "difficoltà" ad integrare diverse etnie all'interno dei confini, incapacità della classe politica dominante, corruzione, inflazione, personalismi che portarono a guerre fratricide, epidemie ci furono anche quelle...).
Vero è che sopravvisse (bene o male) fino al 476 d.C., ma fu un'autentica, lunghissima agonia, con un livello inaccettabile di sofferenze per il popolo.
Cosa ci insegna tutto questo? In primis, non si possono tassare indiscriminatamente i popoli, perchè questo porta ad una contrazione dell'economia, a ulteriore inflazione e crisi. Non si può vivere in un'Europa dove non c'è unità politica, e i leaders dei vari stati (come già Imperatori ed usurpatori vari) passano il loro tempo a cercare di sopraffare gli altri.
Non si può costruire una casa (l'unità politica d'Europa) partendo dal tetto (la moneta unica).
(meditate gentes!)
Maurizio Donte

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