Venerdì 17 Ottobre potrà essere ricordato come un giorno veramente nero per la democrazia nel Comune di Sanremo: ma in fondo, non era forse venerdì 17?
Dopo oltre 9 mesi di attesa (contro i 2 previsti dallo Statuto Comunale!), sono stati miseramente calpestati i diritti dei 1120 cittadini di Sanremo che hanno firmato la petizione proposta da Sanremo sostenibile per inserire nello Statuto Comunale un articolo nel quale l’acqua fosse riconosciuta come “bene comune e diritto inalienabile” e il servizio idrico “di interesse generale e privo di rilevanza economica” in modo da sottrarlo alle logiche della speculazione e della concorrenza.
La quarta commissione, presieduta dal Consigliere Marco Damiano, si è infatti arrogata il diritto di decidere che la petizione non debba essere presentata in Consiglio comunale per essere discussa. La “bocciatura” non riguarda la forma (la petizione cioè, era stata presentata in modo corretto), tanto che il Segretario Comunale Formichella presente al dibattito, si era detto pronto ad istruire la pratica. La “bocciatura” riguarda invece l’oggetto della modifica statutaria richiesta: i due consiglieri di maggioranza presenti (Damiano e Del Sole) hanno ritenuto infatti che essa non fosse ammissibile perché in contrasto con la legislazione nazionale.
Ricordando solo che centinaia di Comuni in tutta Italia e almeno 10 nella nostra provincia hanno ormai deliberato in tal senso, che giuristi e avvocati in tutta Europa e in Italia cercano di individuare i criteri base per distinguere i beni a rilevanza economica da quelli privi di rilevanza economica, ma specialmente, che solo il Consiglio comunale ha la facoltà di decidere riguardo alle modifiche dello Statuto, come è possibile che una commissione consiliare possa prevaricare l’organo supremo della democrazia comunale? Il parere sfavorevole della commissione blocca di fatto la petizione, perché ne impedisce la discussione nell’unico organo preposto a ciò, il Consiglio Comunale.
L’amarezza e lo sconcerto sono profondi: i cittadini e quel popolo sovrano troppo spesso citato in ogni occasione di comodo, questa volta erano troppo scomodi.
Perché è scomodo e soprattutto impopolare, assumersi la responsabilità di dire loro che si vuole l’acqua privata: cosa dire quando le tariffe cresceranno in modo esponenziale come sta succedendo ovunque un socio privato sia entrato in una società pubblica? Quanti voti potrebbero perdersi?
E allora è più comodo dire che è la legge che lo prescrive.
Non è giusto, non è quello a cui dei cittadini impegnati e preoccupati per i rischi di una scellerata privatizzazione dovevano ricorrere, ma adesso, l’unica strada che rimane percorribile è quella di fare approdare la petizione in Consiglio attraverso l’iniziativa diretta dei singoli Consiglieri comunali. Per questo ci rivolgiamo a tutti i Consiglieri comunali: a quelli che hanno a cuore l’acqua come bene comune, ma anche a quelli che, pur contrari alla modifica, hanno a cuore la democrazia, affinché si attivino per presentare essi stessi, la richiesta di modifica statutaria a nome non solo, dei 1120 cittadini che hanno sottoscritto la petizione, ma anche per gli oltre 8000 che, nella nostra Provincia, hanno firmato i referendum contro la privatizzazione dell’acqua.
Perché si scrive acqua, ma si legge democrazia.
Per Sanremo sostenibile
Il Presidente
Francesca Antonelli
Dopo oltre 9 mesi di attesa (contro i 2 previsti dallo Statuto Comunale!), sono stati miseramente calpestati i diritti dei 1120 cittadini di Sanremo che hanno firmato la petizione proposta da Sanremo sostenibile per inserire nello Statuto Comunale un articolo nel quale l’acqua fosse riconosciuta come “bene comune e diritto inalienabile” e il servizio idrico “di interesse generale e privo di rilevanza economica” in modo da sottrarlo alle logiche della speculazione e della concorrenza.
La quarta commissione, presieduta dal Consigliere Marco Damiano, si è infatti arrogata il diritto di decidere che la petizione non debba essere presentata in Consiglio comunale per essere discussa. La “bocciatura” non riguarda la forma (la petizione cioè, era stata presentata in modo corretto), tanto che il Segretario Comunale Formichella presente al dibattito, si era detto pronto ad istruire la pratica. La “bocciatura” riguarda invece l’oggetto della modifica statutaria richiesta: i due consiglieri di maggioranza presenti (Damiano e Del Sole) hanno ritenuto infatti che essa non fosse ammissibile perché in contrasto con la legislazione nazionale.
Ricordando solo che centinaia di Comuni in tutta Italia e almeno 10 nella nostra provincia hanno ormai deliberato in tal senso, che giuristi e avvocati in tutta Europa e in Italia cercano di individuare i criteri base per distinguere i beni a rilevanza economica da quelli privi di rilevanza economica, ma specialmente, che solo il Consiglio comunale ha la facoltà di decidere riguardo alle modifiche dello Statuto, come è possibile che una commissione consiliare possa prevaricare l’organo supremo della democrazia comunale? Il parere sfavorevole della commissione blocca di fatto la petizione, perché ne impedisce la discussione nell’unico organo preposto a ciò, il Consiglio Comunale.
L’amarezza e lo sconcerto sono profondi: i cittadini e quel popolo sovrano troppo spesso citato in ogni occasione di comodo, questa volta erano troppo scomodi.
Perché è scomodo e soprattutto impopolare, assumersi la responsabilità di dire loro che si vuole l’acqua privata: cosa dire quando le tariffe cresceranno in modo esponenziale come sta succedendo ovunque un socio privato sia entrato in una società pubblica? Quanti voti potrebbero perdersi?
E allora è più comodo dire che è la legge che lo prescrive.
Non è giusto, non è quello a cui dei cittadini impegnati e preoccupati per i rischi di una scellerata privatizzazione dovevano ricorrere, ma adesso, l’unica strada che rimane percorribile è quella di fare approdare la petizione in Consiglio attraverso l’iniziativa diretta dei singoli Consiglieri comunali. Per questo ci rivolgiamo a tutti i Consiglieri comunali: a quelli che hanno a cuore l’acqua come bene comune, ma anche a quelli che, pur contrari alla modifica, hanno a cuore la democrazia, affinché si attivino per presentare essi stessi, la richiesta di modifica statutaria a nome non solo, dei 1120 cittadini che hanno sottoscritto la petizione, ma anche per gli oltre 8000 che, nella nostra Provincia, hanno firmato i referendum contro la privatizzazione dell’acqua.
Perché si scrive acqua, ma si legge democrazia.
Per Sanremo sostenibile
Il Presidente
Francesca Antonelli
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