Per la questione Ogm, quella in corso è una settimana cruciale che evidenzia come la situazione sia in rapida evoluzione tra luci e ombre, mentre diventa sempre più indispensabile assumere posizioni chiare.
Ieri è successo un fatto importante: tra le luci, il tribunale di Pordenone ha condannato, con decreto penale, l’agricoltore Giorgio Fidenato per aver messo a coltura tre ettari di mais Ogm. Il tribunale ha comminato una sanzione di 25mila euro per Fidenato e impone la confisca del campo e la distruzione delle piante. Secondo Slow Food è un provvedimento giusto che ripristina la legalità, ma arriva tardivamente. In caso di opposizione di Fidenato al decreto penale di condanna, Slow Food si costituirà parte civile.
Due giorni fa il Ministro delle Politiche Agricole Giancarlo Galan ha preso una posizione molto discutibile: delegare all’Unione Europea le decisioni sulla coltivazione degli organismi geneticamente modificati. E’ ben diversa la posizione di chi come la Francia e la Germania si appella a una decisione Europea, avendo però già in passato scelto il no alla coltivazione del mais transgenico con l’attivazione della clausola di salvaguardia (venendo a creare una moratoria di fatto), clausola da Galan mai presa in considerazione.
Domani si riunirà la Conferenza Stato Regioni degli Assessori regionali all’agricoltura che ha come oggetto la discussione e le eventuali delibere conseguenti in materia di linee linee guida di coesistenza tra colture convenzionali, biologiche e geneticamente modificate. Dalle dichiarazioni rilasciate dalla maggior parte degli Assessori in più occasioni, sembrerebbe compatto il fronte contrario all’introduzione di Ogm in Italia, ma i meccanismi di funzionamento di quella conferenza sono tali per cui basterebbe il si' di 3 Assessori regionali per introdurre di fatto gli Ogm in tutto il Paese.
Intanto è attesa per oggi, da parte del Vicepresidente della commissione agricoltura del parlamento europeo José Bové la diffusione di un dossier in cui vengono provati casi di conflitto di interesse, denunciati in passato da molte organizzazioni tra cui anche da Slow Food, tra il board dell’Efsa (l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare con sede a Parma) e alcune multinazionali dell’agribusiness. La denuncia appare ancor più grave considerata la posizione che Bové riveste nel Parlamento europeo e considerato che l’Efsa è l’organo che dovrebbe garantire per la sicurezza alimentare dei cittadini europei.
«In questo quadro, Slow Food ritiene che un’Italia libera da Ogm sia la scelta migliore: sul piano economico, ambientale, scientifico e delle garanzie sulla sicurezza alimentare» dichiara il Presidente di Slow Food Italia, Roberto Burdese «Chi deve valutare gli Ogm prima che ne sia autorizzata la coltivazione o commercializzazione è in conflitto di interessi; un’Europa allargata a 27 Stati dove convivono modelli agricoli radicalmente diversi per caratteristiche e storia non è in grado di prendere decisioni condivise; la maggioranza degli agricoltori e dei consumatori (italiani ed europei) non vuole gli Ogm; gli stessi Assessori all’Agricoltura italiani in larga maggioranza hanno ormai maturato una posizione contraria all’introduzione degli Ogm nel Paese. Senza nemmeno entrare nel merito dei dubbi di natura scientifica (che pure ci sono e sono tanti, come dimostrano molte ricerche italiane e internazionali), crediamo che sia assolutamente necessario lasciare libertà di scelta su questa materia a ogni singolo Stato membro della Ue. E crediamo che l’Italia debba confermare la sua vocazione per un’agricoltura libera da Ogm».
Ieri è successo un fatto importante: tra le luci, il tribunale di Pordenone ha condannato, con decreto penale, l’agricoltore Giorgio Fidenato per aver messo a coltura tre ettari di mais Ogm. Il tribunale ha comminato una sanzione di 25mila euro per Fidenato e impone la confisca del campo e la distruzione delle piante. Secondo Slow Food è un provvedimento giusto che ripristina la legalità, ma arriva tardivamente. In caso di opposizione di Fidenato al decreto penale di condanna, Slow Food si costituirà parte civile.
Due giorni fa il Ministro delle Politiche Agricole Giancarlo Galan ha preso una posizione molto discutibile: delegare all’Unione Europea le decisioni sulla coltivazione degli organismi geneticamente modificati. E’ ben diversa la posizione di chi come la Francia e la Germania si appella a una decisione Europea, avendo però già in passato scelto il no alla coltivazione del mais transgenico con l’attivazione della clausola di salvaguardia (venendo a creare una moratoria di fatto), clausola da Galan mai presa in considerazione.
Domani si riunirà la Conferenza Stato Regioni degli Assessori regionali all’agricoltura che ha come oggetto la discussione e le eventuali delibere conseguenti in materia di linee linee guida di coesistenza tra colture convenzionali, biologiche e geneticamente modificate. Dalle dichiarazioni rilasciate dalla maggior parte degli Assessori in più occasioni, sembrerebbe compatto il fronte contrario all’introduzione di Ogm in Italia, ma i meccanismi di funzionamento di quella conferenza sono tali per cui basterebbe il si' di 3 Assessori regionali per introdurre di fatto gli Ogm in tutto il Paese.
Intanto è attesa per oggi, da parte del Vicepresidente della commissione agricoltura del parlamento europeo José Bové la diffusione di un dossier in cui vengono provati casi di conflitto di interesse, denunciati in passato da molte organizzazioni tra cui anche da Slow Food, tra il board dell’Efsa (l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare con sede a Parma) e alcune multinazionali dell’agribusiness. La denuncia appare ancor più grave considerata la posizione che Bové riveste nel Parlamento europeo e considerato che l’Efsa è l’organo che dovrebbe garantire per la sicurezza alimentare dei cittadini europei.
«In questo quadro, Slow Food ritiene che un’Italia libera da Ogm sia la scelta migliore: sul piano economico, ambientale, scientifico e delle garanzie sulla sicurezza alimentare» dichiara il Presidente di Slow Food Italia, Roberto Burdese «Chi deve valutare gli Ogm prima che ne sia autorizzata la coltivazione o commercializzazione è in conflitto di interessi; un’Europa allargata a 27 Stati dove convivono modelli agricoli radicalmente diversi per caratteristiche e storia non è in grado di prendere decisioni condivise; la maggioranza degli agricoltori e dei consumatori (italiani ed europei) non vuole gli Ogm; gli stessi Assessori all’Agricoltura italiani in larga maggioranza hanno ormai maturato una posizione contraria all’introduzione degli Ogm nel Paese. Senza nemmeno entrare nel merito dei dubbi di natura scientifica (che pure ci sono e sono tanti, come dimostrano molte ricerche italiane e internazionali), crediamo che sia assolutamente necessario lasciare libertà di scelta su questa materia a ogni singolo Stato membro della Ue. E crediamo che l’Italia debba confermare la sua vocazione per un’agricoltura libera da Ogm».
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