martedì, gennaio 17, 2012

Valerio Massimo Manfredi incanta il pubblico del Casinò




Si è aperta questo pomeriggio nel Teatro dell’Opera del Casinò di Sanremo la rassegna invernale dei Martedì Letterari con Valerio Massimo Manfredi e la presentazione del libro:” Otel Bruni” . L'autore è stato introdotto da Ito Ruscigni.
La trama.
Attingendo a memorie vive, scandagliate con la meticolosità dello storico e il fervore dell'artista, Valerio Massimo Manfredi si misura in queste pagine con una materia incandescente: la storia del nostro Novecento, i cui segni sono ancora incisi nella nostra pelle e nei nostri gesti. Il passo epico, incalzante che è la cifra distintiva di tutta la letteratura di Manfredi si trasfigura, in Hotel Bruni, nel respiro profondo, dolente ma non meno grandioso di una saga: la storia vicinissima e senza tempo di uomini e donne semplici ma destinati a rimanere incisi nella nostra memoria, la rievocazione piena di poesia di un mondo perduto dove l'amore, il coraggio, la speranza erano i valori di una umanità che credeva ancora in se stessa. I Bruni - Callisto, la Clerice, i loro figli, sette maschi e due femmine, e il loro regno: la cascina nella pianura emiliana, i campi coltivati con fatica perché diano frutto per il notaio che ne è proprietario, e la grande stalla, albergo per ogni pellegrino e luogo in cui ci si riunisce per celebrare il rito della veglia nelle lunghe notti d'inverno, quando Cleto, l'aedo, narra le sue storie meravigliose, retaggio di una tradizione millenaria. Come quella della capra d'oro, idolo demoniaco la cui apparizione nel buio è presagio di orribili sciagure...
Questo mondo antico, fatto di valori elementari ma fortissimi, di leggende ancestrali, magie, scongiuri, di fatica immensa ma anche di certezze come il cibo, la casa, la solidarietà, non può sottrarsi al corso della storia: tutti e sette i maschi dei Bruni partiranno per la Prima guerra, e la famiglia dovrà affrontare i lutti, il nuovo regime con la sua violenza, il secondo terribile conflitto mondiale e ancora la guerra civile, con le distruzioni, le umiliazioni, le paure e i cambiamenti che portano con sé. Ma anche, ogni volta, con la straordinaria capacità di rimboccarsi le maniche, di affidarsi al volgere delle stagioni e guardare avanti con rinnovata fiducia. Floti, Gaetano, Armando, gli altri fratelli, le donne coraggiose e piene di vita che gli sono compagne: attraverso i loro gesti quotidiani, la loro intelligenza viva come può esserlo solo quella nata da animi generosi e da una istintiva conoscenza della natura, attraverso i loro occhi i lettori di queste pagine compiranno un viaggio straordinario che va dall'aia di casa Bruni fino alle pietraie del Carso e al corso del Piave e del Tagliamento, dall'Africa alla Russia, dal 1914 al '49 e oltre, da una famiglia unita intorno al focolare alla diaspora del dopoguerra, dall'ordine immutabile della vita contadina alla complessità di un mondo nuovo, nel quale ciascuno fa parte per se stesso e i diritti dei più deboli non sono più garantiti dalla solidarietà istintiva. Dal tempo in cui l'Hotel Bruni dava riparo e ascolto a ogni viandante nella notte, al vento nuovo che soffia nella campagna ormai disertata dall'uomo...
Valerio Massimo Manfredi (Modena, 1943), topografo del mondo antico, ha insegnato in prestigiose università italiane e straniere e ha condotto spedizioni archeologiche in molte località del Mediterraneo. Saggista, giornalista, sceneggiatore e brillante divulgatore, si è affermato come scrittore di grande successo internazionale con la trilogia Aléxandros, da cui è stato tratto un film. Tra i suoi saggi: La strada dei Diecimila (1986), Le isole fortunate (1990); con Luigi Malnati Gli Etruschi in Val Padana (1991); con Lorenzo Braccesi Mare greco (1992) e I greci d'Occidente (1996); con Vencenslav Kruta I celti d'Italia (1999). Tra le opere di narrativa: Palladion, Lo scudo di Talos, L'oracolo, Le paludi di Hesperia, La torre della solitudine, Il faraone delle sabbie, Chimaira, L'ultima legione, Il tiranno (2003), L'impero dei draghi (2005), L'ultima legione (2007) e Idi di marzo (2008). Per ragazzi ha pubblicato Il romanzo di Alessandro (2005).


Intervista a Valerio massimo Manfredi su “Il Futurista”


Dall’alba mozzafiato di Delfi e della mitologia greca, all’Otel Bruni (senza l’acca): cosa cambia in questa narrazione?

Nulla di radicale, c’è una collocazione molto più vicina a noi. Il racconto di una vicenda straordinaria di enorme intensità, estremamente vibrante, con in più il fatto che si tratta di un tema scottante che ancora divide.

Cosa incarna l’Otel Bruni?

È ispirato da una storia vera, il ramo materno della famiglia di mia madre. Sette fratelli e due sorelle, la più piccola Maria Bruni era mia nonna. Narro di una storia che ho sentito raccontare in casa dalla nonna e dalla mamma. E che mi ero in qualche modo dimenticato di quanto fosse unica, straordinaria e formidabile. Degna insomma di essere consegnata alla memoria. Come lo è la civiltà contadina di cui era parte.

Quanto conta oggi, nell’era delle rete, la tradizione orale dei racconti? Quasi un reperto archeologico?

È stato un modo di trasmissione del sapere e dell’esperienza fondamentale per decine di millenni. Ciò che adesso soppianta questa tradizione è il mutamento radicale della società. Il fatto che molti genitori si sono arresi al computer e ad altri oggetti che, pur preziosi, possono essere anche molto nocivi. Quindi hanno abdicato di fronte ai social network, rinunciando alla trasmissione personale di informazioni e contatti. Di esperienze che rappresentano un tesoro inestimabile.

Quale nell’economia globale del romanzo l’apporto della terra e della famiglia?

Molto forte, perché è un racconto drammatico con venature oniriche di magia, di eventi fuori dalla consuetudine accorsi a una famiglia che attraversa il secolo breve prendendovi parte molto attivamente. Due dei maschi furono accusati di omicidio, uno sicuramente innocente e l’altro al 98%: di questo si è occupato mio figlio nella sua tesi di laurea. Una narrazione forte, nella quale questa famiglia, attraverso la prima guerra mondiale, il fascismo, il secondo conflitto e la guerra civile, esce stritolata e di fatto devastata. Ci si rende anche conto del prezzo pagato da un tipo di società molto generosa e onesta. Che teneva la parola data, che aveva il senso dell’onore, il senso della fedeltà, della solidarietà umana. Assieme a tutti gli aspetti di rozzezza di un mondo rustico e arcaico. Con valori straordinari, che mi sembrava valesse la pena di trasmettere prima che se ne perdesse la memoria.

L’hotel come contenitore attuale delle memorie: la gente si incontra ancora nelle agorà di un tempo? O ha smesso di farlo abdicando in favore dei social network?

L’Hotel Bruni è in realtà la stalla di questa famiglia, grande come una cattedrale, dove chiunque bussasse a quella porta nel pieno dell’inverno, sorpreso da una bufera o da un temporale, veniva poi ospitato. Molta gente con storie incredibili da raccontare che vi rimaneva anche tutto l’inverno, in attesa che si sciogliesse la neve, prima di rimettersi in viaggio. Depositari di episodi anche agghiaccianti, con esperienze fuori dal comune o che si inventava di averle fatte. Comunque un luogo di incontro di cui serbo memoria, in quanto ero molto piccolo. E che ho avuto modo di osservare anche in casa mia.

E adesso?

Intanto abbiamo famiglie più piccole, quindi l’unità familiare è profondamente cambiata. Il televisore o il videogioco hanno preso il posto della comunità. Io ad esempio ho il televisore solo nel seminterrato, in quell’area della mia casa destinata al tempo libero o al lavoro. Ma non nel resto della casa, dove trovo piacevole incontrare persone e parlare, senza mortificare i rapporti e i contatti umani. Le aree dedicate alla famiglia sono solo dedicate a quello. Bisogna imparare a salvaguardare la parola, la chiacchiera, la discussione, scambiandosi le esperienze della giornata. Ho trascorso la scorsa estate con mio figlio convalescente, io lavorando al mio libro e lui alla sua tesi. E ci ritrovavamo attorno a un tavolo per il pranzo e per la cena. Ecco il seme con cui germogliare i rapporti.

Francesco De Palo

Nessun commento: