Il trasporto ferroviario di merci in Italia allo sbando: i vagoni fatti viaggiare sui camion! La grave problematica all’attenzione della politica (interrogazione parlamentare dell’On. Sandro Biasotti) e della stampa di settore (Dossier Speciale della rivista www.Ship2Shore.it)
Non suona, purtroppo, come una rarità l’immagine di un carro cisterna ferroviario caricato sul rimorchio di un camion alle prese col traffico stradale, come testimonia la documentazione fotografica allegata.
La denuncia arriva da Enrico Torre, dirigente della filiale italiana di VTG, società tedesca leader europea nel noleggio di carri ferroviari e proprietaria dell’unità in questione.
La realtà sconcertante è l’ormai radicata impossibilità di effettuare traffico ferroviario a carro singolo o a gruppi di carri per merci classificate come RID, ovvero ‘pericolose’.
Un problema scaturito dapprima dalle normative e dai regolamenti emanati da ANSF, Ministero dei Trasporti e RFI a seguito dell’incidente di Viareggio del giugno 2009, ed esasperato poi dai tagli ai servizi ritenuti non remunerativi decisi da Trenitalia, come il traffico cosiddetto ‘diffuso’.
Una situazione paradossale e perversa che, in ultima analisi, ha portato a un trasferimento modale dalla ferrovia alla strada, ovvero l’esatto contrario di quanto predicato dall’Unione Europea, e conseguentemente determina un aumento della pericolosità complessiva del trasporto di merci, cioè l’opposto di quanto auspicato dopo la tragedia di Viareggio.
La rivista specializzata di trasporti on line Ship2Shore, diretta da Angelo Scorza, è stata tra le prime ad affrontare l’argomento e pubblicherà in allegato al n.36 del 27 settembre un Dossier Speciale.
I problemi emersi a seguito della risposta normativa a Viareggio sono arrivati in Parlamento.
A sottoporli all’attenzione del Legislatore è il deputato ligure On. Sandro Biasotti, con un’interrogazione a risposta in Commissione presentata il 30 luglio alla IX Commissione (Trasporti, Poste e Telecomunicazioni) della Camera, rivolta al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Il testo affronta ogni aspetto della questione fin dalle premesse, in cui si ricostruisce la dinamica dell’incidente di Viareggio. L’interpellanza si conclude con la richiesta al Ministro di valutare l’opportunità di “verificare se la scelta di Trenitalia di non accettare treni ‘a diffuso’, motivata da ragioni di sostenibilità economica della società, corrisponda o meno ad esigenze di politica aziendale tali da giustificare il danno che si sta recando all’industria italiana”.
La risposta del Ministro, giunta nei giorni scorsi, non sembra tuttavia indirizzare ad una risoluzione dei problemi esposti, anzi.
In chiusura il Ministro si appella alle leggi che sanciscono l’indipendenza gestionale e organizzativa di Trenitalia rispetto al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per spiegare che più di tanto, a dispetto dei danni arrecati al tessuto economico nazionale e dei maggiori rischi a cui si sottopone l’intera rete trasportistica del paese, non si può fare.
In ragioni delle suddette motivazioni Biasotti non esclude la possibilità “di presentare a breve nuove interrogazioni per meglio sviscerare il problema”.
Non suona, purtroppo, come una rarità l’immagine di un carro cisterna ferroviario caricato sul rimorchio di un camion alle prese col traffico stradale, come testimonia la documentazione fotografica allegata.
La denuncia arriva da Enrico Torre, dirigente della filiale italiana di VTG, società tedesca leader europea nel noleggio di carri ferroviari e proprietaria dell’unità in questione.
La realtà sconcertante è l’ormai radicata impossibilità di effettuare traffico ferroviario a carro singolo o a gruppi di carri per merci classificate come RID, ovvero ‘pericolose’.
Un problema scaturito dapprima dalle normative e dai regolamenti emanati da ANSF, Ministero dei Trasporti e RFI a seguito dell’incidente di Viareggio del giugno 2009, ed esasperato poi dai tagli ai servizi ritenuti non remunerativi decisi da Trenitalia, come il traffico cosiddetto ‘diffuso’.
Una situazione paradossale e perversa che, in ultima analisi, ha portato a un trasferimento modale dalla ferrovia alla strada, ovvero l’esatto contrario di quanto predicato dall’Unione Europea, e conseguentemente determina un aumento della pericolosità complessiva del trasporto di merci, cioè l’opposto di quanto auspicato dopo la tragedia di Viareggio.
La rivista specializzata di trasporti on line Ship2Shore, diretta da Angelo Scorza, è stata tra le prime ad affrontare l’argomento e pubblicherà in allegato al n.36 del 27 settembre un Dossier Speciale.
I problemi emersi a seguito della risposta normativa a Viareggio sono arrivati in Parlamento.
A sottoporli all’attenzione del Legislatore è il deputato ligure On. Sandro Biasotti, con un’interrogazione a risposta in Commissione presentata il 30 luglio alla IX Commissione (Trasporti, Poste e Telecomunicazioni) della Camera, rivolta al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Il testo affronta ogni aspetto della questione fin dalle premesse, in cui si ricostruisce la dinamica dell’incidente di Viareggio. L’interpellanza si conclude con la richiesta al Ministro di valutare l’opportunità di “verificare se la scelta di Trenitalia di non accettare treni ‘a diffuso’, motivata da ragioni di sostenibilità economica della società, corrisponda o meno ad esigenze di politica aziendale tali da giustificare il danno che si sta recando all’industria italiana”.
La risposta del Ministro, giunta nei giorni scorsi, non sembra tuttavia indirizzare ad una risoluzione dei problemi esposti, anzi.
In chiusura il Ministro si appella alle leggi che sanciscono l’indipendenza gestionale e organizzativa di Trenitalia rispetto al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per spiegare che più di tanto, a dispetto dei danni arrecati al tessuto economico nazionale e dei maggiori rischi a cui si sottopone l’intera rete trasportistica del paese, non si può fare.
In ragioni delle suddette motivazioni Biasotti non esclude la possibilità “di presentare a breve nuove interrogazioni per meglio sviscerare il problema”.
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