martedì, aprile 20, 2010

Parte la campagna referendaria “L’acqua non si vende”



Nel prossimo fine settimana sabato 24 - domenica 25 aprile inizia in tutta Italia la campagna referendaria per l’Acqua Pubblica. Una data simbolo per quella che intendiamo come la Liberazione dell’acqua dalle logiche di profitto.
In Provincia di Imperia il CIMAP - Coordinamento imperiese per l’Acqua Pubblica aprirà banchetti in molte località: Imperia, Sanremo, Taggia, Ventimiglia; mentre, dalla settimana prossima sarà possibile firmare anche in tutti i Comuni.
Nei tre mesi di campagna dovranno essere raccolte e autenticate almeno 500mila firme, di cui circa 5mila nella provincia di Imperia.
Il Forum italiano dei movimenti per l’acqua, di cui il CIMAP fa parte, ha presentato nel 2007 una legge d’iniziativa popolare, con oltre 400.000 firme per chiedere la ripubblicizzazione dell’acqua e la sua gestione partecipata dai lavoratori, dai cittadini e dalle comunità locali. L'attuale governo ha invece approvato nel novembre scorso una norma per consegnare definitivamente l’acqua ai privati e alle grandi multinazionali. Per questo abbiamo deciso di raccogliere le firme per proporre 3 quesiti referendari.
Perché un referendum?
Perché l’acqua è un bene comune e un diritto umano universale. Un bene vitale che appartiene a tutti. Nessuno può appropriarsene, né farci profitti. L’attuale governo ha deciso di consegnarla ai privati e alle grandi multinazionali. Ora possiamo impedirlo mettendo la nostra firma sulla richiesta di referendum e votando SI quando, nella prossima primavera, saremo chiamati a decidere. E’ una battaglia di tutti i cittadini.
Perché tre quesiti?
Perché vogliamo eliminare tutte le norme che in questi anni hanno spinto verso la privatizzazione dell’acqua. Perché vogliamo togliere l’acqua dal mercato e i profitti dall’acqua.
Referendum 1 - fermare la privatizzazione dell’acqua: riguarda l'abolizione dell'articolo 23 bis, il dispositivo della legge Ronchi che impone ai Comuni la messa a gara - e quindi la mercificazione - della gestione delle risorse idriche,
Referendum 2 - aprire la strada della ripubblicizzazione: riguarda l’eliminazione della gestione del servizio idrico da parte di società di capitali favorendo quindi la gestione attraverso enti di diritto pubblico (azienda speciale, azienda speciale consortile, consorzio fra i Comuni),
Referendum 3 - eliminare i profitti del bene comune acqua: riguarda la remunerazione del capitale investito. E' quella quota del 7% che garantisce sempre e comunque il profitto alle società per azioni che gestiscono l'acqua. L'abolizione di questa norma comporterà come conseguenza il ritorno al sistema pubblico, poiché farà venir meno l'interesse delle imprese a gestire le risorse idriche ottenendo profitti nei propri bilanci.
Cosa vogliamo?
Vogliamo restituire questo bene vitale alla gestione collettiva. Per garantirne l’accesso a tutte e tutti. Perché la gestione dell’acqua in mano ai privati porta - lo dice l’esperienza - aumento delle tariffe e qualità inferiore.
Per conservarla per le future generazioni. Vogliamo una gestione pubblica e partecipativa.
Si scrive acqua, ma si legge democrazia.
Quella che stiamo iniziando è una battaglia di civiltà. Tutti i cittadini sono invitati a partecipare. Nessuno si senta escluso.

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