domenica, giugno 03, 2012

Ghost Tour e museo sul web rinnovano il mistero di Triora

A Triora la suggestione ha la meglio su tutto, sugli sguardi disincantati, sulla razionalità, sul cinismo contemporaneo. È un borgo medievale quasi intatto, con un versante completamente a strapiombo su un paesaggio lontanissimo e confuso, che non si può immaginare devastato dall'edilizia perché ormai l'incanto ha annebbiato persino la vista.
Non è solo questione di streghe - che tuttavia non sono leggenda - ma di un ambiente ben conservato, di vicoli stretti, di porte socchiuse, di una tradizione orale ancora viva, per chi voglia ascoltarla. Dalla voce dei vecchi del paese, se sono dell'umore giusto, oppure da quella dei professionisti di Autunnonero, il Festival internazionale che ha contribuito a rendere Triora veramente famosa nel mondo, per il mistero prima, per la bellezza poi, dopo la scoperta.
Quest'anno niente festival, ma una nuova iniziativa che si svilupperà - con diversi eventi - per tutta l'estate. Per cominciare, il Ghost Tour Triora che, ogni sabato dal 16 giugno, porterà appassionati e semplici curiosi di storia e folclore, sulle tracce delle antiche leggende e dei misteri irrisolti legati alla storia del borgo, teatro del più famoso processo alle streghe della storia italiana. Il Ghost tour prevede un percorso a piedi tra i vicoli del centro storico, per condurre i viaggiatori nel tempo alla scoperta di chiese, conventi, cimiteri e rovine di antichi palazzi, permeate da storie di morte, guerra e sofferenza, toccando i luoghi che hanno segnato le vicende inquisitoriali del processo. Niente di inventato, solo il genuino folklore e le leggende di Triora, nei racconti interpretati dalle speciali guide narranti del Ghost Tour: gli Storyteller. Su richiesta sarà possibile anche una visita alla chiesa di San Bernardino, fuori dall’abitato di Triora, alla scoperta degli affreschi minacciosi e inquietanti che volevano ricordare ai fedeli - in modo assai realistico - i rischi che si corrono a deviare dalla vera fede, con il peccato oppure con l'eresia.
Non ci privava di niente all'epoca, nemmeno dell'iconografia del “sepolcro degli infanti morti senza battesimo, detto Limbo”: sono i bambini rapiti dalle streghe, morti senza battesimo e sepolti sul sagrato di San Bernardino. Oltre al Ghost Tour sono previsti due eventi speciali la sera di sabato 7 luglio: un Ghost Hunting, dopo il tour, con la squadra della Paranormal Investigation Taggia, il primo gruppo ufficiale di ghost hunting nato in Liguria, affiliato al Ghost Hunters Team e un incontro - Hotel Colomba d’Oro - con il team, che illustrerà al pubblico la metodologia e la strumentazione utilizzate nelle indagini per trovare una giustificazione a fenomeni inspiegabili, e presenterà in esclusiva i risultati di un’indagine effettuata proprio all’Hotel Colomba d’Oro e in un’altra location di Triora.
È già partito, infine, lo Scream Queen and King Contest, che è iniziato il 1° giugno e durerà un mese. Per partecipare si scarica e stampa dal sito di Autunnonero (www.autunnonero.com) il logo ufficiale, quindi ci si esibisce in webcam con un urlo di puro terrore - logo bene in vista - quindi si carica il video nella app Facebook di Autunnonerofest. Tutti coloro che caricheranno un video riceveranno via Facebook un wallpaper esclusivo. E gli urli più efficaci saranno proiettati la sera del 7 luglio.
Sono giovani, ma tutt'altro che dilettanti i creatori del Festival, a Triora si prospetta un'estate veramente da brivido.
Ma il Ghost tour non è l'unica novità: il paese è approdato sul web, con le sue bellezze di oggi e gli orrori del passato. Il Museo etnografico locale (www.museotriora.it) è un ottimo punto di partenza: seguiremo la storia del borgo percorrendo le sale del museo. Che ci raccontano, innanzitutto, di un passato antichissimo: reperti che risalgono al neolitico medio - 4500 anni prima di Cristo - testimoniano che l'area era già abitata. Nella sala sono esposti numerosi reperti pieni di fascino, ornamenti funebri oppure oggetti di uso quotidiano trovati in diversi siti al di fuori dell'abitato: l'Arma della Gastea - Neolitico medio (4500-3500 a.C.) e Età del bronzo antico (1800-1500 a.C.) - è una piccola grotta che venne adibita a luogo di sepoltura collettiva. La Tana della volpe Neolitico medio e Età del Rame; il Riparo della cava - Età del Rame (2200-1800 a.C.) - dove sono stati ritrovati numerosi frammenti di un vaso campaniforme di puro stile marittimo, del tipo a collo alto, con bassa carena a spigolo piuttosto accentuato; l'Arma della Grà di marmo - Neolitico medio e Età del Rame - dove venne alla luce un deposito sepolcrale composto da uno spesso e caotico ammasso di ossa umane, deposte all’interno di una fossa. L’alto numero di individui sepolti - più di venticinque - indica che venne usata per scopi sepolcrali per un lungo arco di tempo, nel corso dell’Età del Rame, fino alle soglie del Bronzo Antico; l'Arma della vigna - Età del Rame - dove si trova un piccolo riparo sotto la roccia, al quale si accede risalendo un ripido sentiero che costeggia la parete rocciosa del Monte Trono. Il deposito archeologico è stato purtroppo distrutto anni fa per impiantarvi una vigna (che ha dato il nome alla località); il Pertuso, che risale all'Età del Bronzo (1800-750 a.C.) e si trova in una zona impervia dell’alta valle del Capriolo, dove si rinvennero un’ingente quantità di ossa umane, sparse in modo caotico tra le pietre ed i massi e, più tardi, frammenti di almeno quattro o cinque vasi di ceramica e alcuni oggetti ornamentali. Il Garb du Diav - Età del bronzo - invece custodiva ossa umane e reperti di bronzo di notevole interesse archeologico. Le Grotte di Creppo, infine, hanno celato per qualche millennio frammenti di ceramica di impossibile datazione, ma con ogni probabilità risalenti all’Età del Rame o del Bronzo. Senza contare le sculture lignee - di molto successive - trovate quasi per caso nella chiesa di san Bernardino: oggetti sacri di un fascino vagamente macabro perché servivano per sostituire arti o volti alle statue.

Neanche il tempo di entrare e, tra nomi evocativi e siti impervi se non inaccessibili, già si respira il mistero. Quindi si salta direttamente al tardissimo medioevo, anzi già abbondantemente Rinascimento in tutta Italia: quel 1587 che fu testimone dell'ultimo processo alle streghe. Un lavoro che si protrasse per due anni, iniziato per via di una carestia severissima - come quasi sempre, quando non era una pandemia - che fece una sola vittima - suicida - ma vide un numero indefinito di donne del paese - grosso modo una ventina - coinvolte in processi e interrogatori senza fine. Il museo mostra ricostruzioni suggestive delle carceri e delle stanze per gli interrogatori, ma custodisce anche un gran numero di documenti, quelli su cui si basò l'abate Ferraironi per ricostruire tutta la storia di un processo celebre. Anche perché mise fine alle inquisizioni e ai roghi.
Dopo la visita ai luoghi di sofferenza e reclusione, si prova un certo desiderio di normalità, quindi conviene visitare la sezione dedicata alla fauna - tanti rapaci, va detto... - e alla vita, alle attività quotidiane. Qui vengono illustrati bene i diversi cicli di trattamento dei prodotti del suolo e della fauna domestica: latte, grano, castagne, viti ... e ci si sorprenderà come sempre, nell'immedesimarsi in quelle vite scandite dalla meteorologia, dal succedersi delle stagioni e soprattutto dalla fatica. Ancora un paio di sale interessanti da segnalare: quella riservata all'unica attività industriale del passato di Triora, la fabbrica di bambole e quella dedicata alla benefattrice Margherita Brassetti.

In paese non si dimentica niente, né il bene, né il male. E neppure le antiche ricette.

La parentesi gastronomica è necessaria, perché tra le immense particolarità di un borgo tanto piccolo, non mancano due specialità indimenticabili: il pane di Triora, che figura tra i 37 migliori d'Italia ed è celebre per una peculiarità: la lunga conservazione, dovuta alla sapiente miscela di tre farine diverse. Di più non è possibile svelare. Il pane famoso ben si accompagna con un formaggio speciale: il bruss, ottenuto dalla fermentazione della ricotta. Più è stagionato, più è piccante. Una coppia indimenticabile.

Tante emozioni, magari involontarie, tanti passi attraverso vicoli stretti e bui, campagna o boschi d'improvviso misteriosi invitano al riposo. Ecco dove: http://www.alpimistiche.it/ospitalita/all/28

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