Quello di portare in Vaticano i parmureli della Riviera dei Fiori in occasione della Domenica delle Palme è un antico privilegio che risale al 1586, quando Papa Sisto V decise di ringraziare in questo modo il sanremese Capitan Bresca. La tradizione racconta che col provvidenziale grido "Aiga ae corde!" (Acqua alle corde) Bresca interruppe il silenzio imposto durante l’elevazione dell’obelisco in Piazza San Pietro: lo slancio del sanremese scongiurò l’eccessivo surriscaldamento delle gomene usate per issare il monolite, evitando così una strage di fedeli accorsi per l’occasione. Quello per la Domenica delle Palme rappresenta un grosso impegno, ma anche un appuntamento importante per l’energia positiva che anima le attività in onore della ricorrenza: “Siamo contenti, ha sottolineato Claudio Littardi, Presidente del Centro Studi e Ricerche per le Palme, che questa tradizione legata al mito di Capitan Bresca si ripeta come un evento culturale particolarmente prestigioso per il nostro territorio. Questa iniziativa è molto importante anche per la conservazione della tradizione dell’arte dell’intreccio”.
I Parmureli: una tradizione che lega ancor di più Riviera di ponente e VaticanoL’usanza dei fedeli di ornare le Chiese con foglie di palma e innalzarle durante il solenne momento della benedizione nella cerimonia religiosa della Domenica che precede le solennità della Pasqua risale alle più remote tradizioni della Cristianità. Nella Domenica delle Palme si ricorda l'ingresso trionfale di Gesù nella città di Gerusalemme, sei giorni prima della sua passione: il suo ingresso nella città fu accolto da una folla di gente semplice e di fanciulli, che salutavano il suo passaggio con in mano palme e ulivi in segno di gioia e pace.Le palme della Riviera dei Fiori (ancora oggi a Bordighera c’è il palmeto più settentrionale d’Europa) divennero protagoniste della Domenica delle Palme grazie allo slancio sincero del Capitano Bresca, presente in Vaticano il giorno in cui vi venne eretto l’obelisco più famoso di Roma Antica, e che consentì di evitare una strage di fedeli, accorsi per l’occasione. I fatti si riferiscono al 1586, anno in cui, per volere di Papa Sisto V, l'architetto Domenico Fontana collocò in Piazza San Pietro il gigantesco obelisco egizio trasportato a Roma da Caligola nel 39 d.C. Operazione ardita: l'obelisco, che ancor oggi fa bella mostra di sé nel centro della suggestiva piazza, è alto 26 metri e pesa 350 tonnellate. Per l’operazione vennero impiegati, pare, novecento operai, centoquaranta cavalli e quarantaquattro argani. Il 10 settembre, al momento di issare definitivamente l’obelisco, così come da espressa disposizione del Santo Padre, chiunque avesse osato proferir verbo durante la delicata e rischiosa operazione sarebbe stato condannato alla pena di morte. A un certo punto, però, l’obelisco vacillò pericolosamente – le funi con cui si stava sollevando l’enorme scultura monolitica erano prossime al punto di rottura – e il capitano sanremasco Bresca, incurante della pena di morte certa che l’avrebbe colpito gridò: "Aiga ae corde!" (Acqua alle corde). L’imperioso consiglio del marinaio ligure venne subito accolto dagli ingegneri del Vaticano, e si evitò così il surriscaldamento delle gomene che sostenevano l’obelisco, consentendo di portare a buon fine l’impresa. Il Papa non punì l’audace capitano Bresca, anzi volle compensarlo accordando a lui e alla sua discendenza il privilegio di poter inviare a Roma i “parmureli” necessari per le feste pasquali in San Pietro.
Da allora, da oltre quattro secoli, le città di Sanremo e Bordighera hanno legato il loro nome alla tradizionale cerimonia della benedizione delle palme, per la domenica che precede la Santa Pasqua.L’importanza e la considerazione che il Vaticano riservava a questo privilegio assunse anche connotati curiosi. Quando le fronde di palma giungevano a Roma via mare, l’imbarcazione che le trasportava, giunta alla foce del Tevere, innalzava un “parmorelo” sul suo albero maestro. Questa “bandiera” dava alla barca ligure il diritto di precedenza su tutte le altre imbarcazioni, consentendo alle foglie di palma rivierasche di raggiungere il più celermente possibile il Vaticano.
I Parmureli: una tradizione che lega ancor di più Riviera di ponente e VaticanoL’usanza dei fedeli di ornare le Chiese con foglie di palma e innalzarle durante il solenne momento della benedizione nella cerimonia religiosa della Domenica che precede le solennità della Pasqua risale alle più remote tradizioni della Cristianità. Nella Domenica delle Palme si ricorda l'ingresso trionfale di Gesù nella città di Gerusalemme, sei giorni prima della sua passione: il suo ingresso nella città fu accolto da una folla di gente semplice e di fanciulli, che salutavano il suo passaggio con in mano palme e ulivi in segno di gioia e pace.Le palme della Riviera dei Fiori (ancora oggi a Bordighera c’è il palmeto più settentrionale d’Europa) divennero protagoniste della Domenica delle Palme grazie allo slancio sincero del Capitano Bresca, presente in Vaticano il giorno in cui vi venne eretto l’obelisco più famoso di Roma Antica, e che consentì di evitare una strage di fedeli, accorsi per l’occasione. I fatti si riferiscono al 1586, anno in cui, per volere di Papa Sisto V, l'architetto Domenico Fontana collocò in Piazza San Pietro il gigantesco obelisco egizio trasportato a Roma da Caligola nel 39 d.C. Operazione ardita: l'obelisco, che ancor oggi fa bella mostra di sé nel centro della suggestiva piazza, è alto 26 metri e pesa 350 tonnellate. Per l’operazione vennero impiegati, pare, novecento operai, centoquaranta cavalli e quarantaquattro argani. Il 10 settembre, al momento di issare definitivamente l’obelisco, così come da espressa disposizione del Santo Padre, chiunque avesse osato proferir verbo durante la delicata e rischiosa operazione sarebbe stato condannato alla pena di morte. A un certo punto, però, l’obelisco vacillò pericolosamente – le funi con cui si stava sollevando l’enorme scultura monolitica erano prossime al punto di rottura – e il capitano sanremasco Bresca, incurante della pena di morte certa che l’avrebbe colpito gridò: "Aiga ae corde!" (Acqua alle corde). L’imperioso consiglio del marinaio ligure venne subito accolto dagli ingegneri del Vaticano, e si evitò così il surriscaldamento delle gomene che sostenevano l’obelisco, consentendo di portare a buon fine l’impresa. Il Papa non punì l’audace capitano Bresca, anzi volle compensarlo accordando a lui e alla sua discendenza il privilegio di poter inviare a Roma i “parmureli” necessari per le feste pasquali in San Pietro.
Da allora, da oltre quattro secoli, le città di Sanremo e Bordighera hanno legato il loro nome alla tradizionale cerimonia della benedizione delle palme, per la domenica che precede la Santa Pasqua.L’importanza e la considerazione che il Vaticano riservava a questo privilegio assunse anche connotati curiosi. Quando le fronde di palma giungevano a Roma via mare, l’imbarcazione che le trasportava, giunta alla foce del Tevere, innalzava un “parmorelo” sul suo albero maestro. Questa “bandiera” dava alla barca ligure il diritto di precedenza su tutte le altre imbarcazioni, consentendo alle foglie di palma rivierasche di raggiungere il più celermente possibile il Vaticano.
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