mercoledì, settembre 28, 2011

VIA DEGOLA A SAMPIERDARENA (GE) SI TROVA IN CONDIZIONI DISASTRATE . LA DENUNCIA DI ROSANNA DEPAU










Quando si entra in Via Degola, a Sampierdarena, sembra di essere finiti in uno scenario post bellico. I marciapiedi completamente dissestati e pieni di buche sembrano un campo di battaglia, l’illuminazione, già a partire dal tunnel di ingresso nella via, è pressoché inesistente e, nel bel mezzo della strada, si erge una struttura fatiscente con vetri rotti e muri cadenti. Cartacce, bottiglie rotte e cartoni fanno da contorno al grigiore della strada. Perfino la segnaletica non è a norma: il divieto di accesso al tunnel in direzione Via Cantore è cancellato e, così, molte autovetture si trovano a transitare contromano con il rischio di un tamponamento frontale con le macchine di senso opposto.
Gli abitanti della zona non possono neanche passeggiare per la via per paura di inciampare in una delle profonde buche dell’asfalto e devono, quotidianamente, convivere con i topi, attratti dalla sporcizia del vicolo adiacente all’Archivio Comunale. Già, perché una struttura comunale, paradossalmente, è presente nella zona, ma essendo praticamente abbandonata non consente di intraprendere “una via privilegiata” per la risoluzione dei problemi. E tutto ciò, ironia della sorte, vicino alla scintillante Fiumara che, sorniona, non soffre certo di questo genere di disservizi.
Oltre a provocare disagi ai cittadini, che hanno paura a rientrare alla sera tardi non essendoci neanche un lampione funzionante, il degrado colpisce le attività della via che, invece di essere aiutate a riaccendere i riflettori su un’area difficile, sembrano essere lasciate a se stesse. Lo sanno bene il supermercato Basko, la Chiesa Evangelica e i Tornitori di Via Degola, ma soprattutto il Crazy Bull di Rossana Depau che, tenendo aperto sino a notte fonda, incappa in difficoltà ancora maggiori. Depau si fa portavoce delle condizioni drammatiche della zona.
«Come attività commerciale ci sentiamo molto penalizzati – spiega la titolare del locale – i clienti non possono accedere al Crazy Bull senza aver prima aggirato una serie di buche molto pericolose che, di notte, non si vedono. L’illuminazione, infatti, è inesistente. Sembra uno scherzo perché ci sono i lampioni, ma non le lampade. Il mio locale, tra l’altro, rimanendo aperto anche di notte, è l’attività che si trova ad affrontare le maggiori difficoltà perché le persone hanno già paura a venire a Sampiedarena, se in più la zona è lasciata andare, qui si crea il deserto. Con gli abitanti e le altre attività ci mobilitiamo, facciamo segnalazioni, ma solo quando avviene un incidente si muove qualche cosa»
Ma la beffa conclusiva ad una situazione già precaria, arriva quando piove: la strada si allaga perché i tombini sono tappati «Quando piove è un inferno – continua Depau –la via si trasforma in un gigantesco fiume, le macchine riescono a transitare per miracolo. Comunque basta dare un’occhiata alla struttura fatiscente al centro della via per capire la gravità della situazione, fino a qualche anno fa ci andavano ad abitare abusivamente degli immigrati. Poi, dopo che è stato trovato un deposito di motorini rubati, è stato chiuso. I muri cadono a pezzi ed è molto pericoloso passarci accanto»
Cemento rialzato, sbarre di ferro piantate nel marciapiede, vetri spaccati, tutti fattori che non consentono alle attività presenti di operare come vorrebbero, andando a minare un progetto che, invece, dovrebbe puntare maggiormente sulla “vita del ponente”, incentivando le persone a vivere il quartiere e non a scappare. Ma se manca perfino la raccolta differenziata, fondamentale per i locali, come si può avviare un piano di riqualificazione di Sampierdarena? «Manca la raccolta differenziata per plastica e carta - conclude Depau – bidoni fondamentali per noi e per quelli che lavorano al supermercato, costretti ad ammassare i cartoni vicino ai bidoni comuni. Più che denunciare costantemente questo degrado, non sappiamo cosa fare. Chiediamo solo di operare nel pulito ed in sicurezza. Visto che investiamo nella zona, ci aspetteremmo una sensibilità diversa da parte delle istituzioni»

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