
Decadute le certezze del passato da qualche decennio si è di fronte all’impossibilità di circoscrivere cose e pensieri sempre più fluidi, rifuggenti da ogni genere di costrizione spazio/temporale. Molte le definizioni, di per sé costrittive, che inciampano nel proprio limite.
La stessa distinzione in arte tra figurazione e astrazione ha perso di senso una volta acquisita la coscienza che l’opera, esternalizzazione di un sentire interiore, entra a pieno titolo nel mondo del percepibile a tutti.
Con tale coscienza Gianto mette “perfettamente” a fuoco l’indefinito che caratterizza questo nostro quotidiano nel quale inestricabilmente convivono passato e futuro, realtà e sogno, reale e virtuale. Le sue captazioni del visibile si elevano, allontanata la definizione del reale, ad astrazioni cariche di suggestioni. Con lo scatto digitale Gianto riconquista la dimensione pittorica e rende un sentire profondo continuamente alimentato da visioni che chiedono di essere velate, confuse e rigenerate. Non colori e luci che danno pittoricamente vita a rappresentazioni del reale ma elementi che, sottratti al reale, arrivano a noi con la forza dell’energia pura.
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