
È un faro per le generazioni future e mette necessariamente in discussione anche tutte le opere - quelle vere - precedenti.
"Non potendo fuggire da se stessi, molti si creano una via di fuga duplicando se stessi. Proiettano se stessi in un altrove, su una specie di schermo virtuale e interpretano quella figura, quel sé uscito dal sé, fuggito come un ectoplasma dal sé reale, come Dio. Un essere, un'istanza superiore perché il sé proiettato, Dio, ha consentito al sé reale, l'io, di sdoppiarsi e fuggire. Altrimenti, l'io non sarebbe stato in grado di farlo da solo. Non avrebbe saputo fuggire dal luogo inaccessibile che è il proprio io". Giovanni Nebuloni vive e lavora a Milano. È traduttore da varie lingue e collabora con diverse riviste. Dopo "La polvere eterna" nel 2007, "Il disco di Nebra" e "Fiume di luce" nel 2008, "Dio a perdere" è il suo quarto romanzo pubblicato..
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