mercoledì, luglio 15, 2009

Il Procuratore Generale Antimafia di Torino, il Magistrato Gian Carlo CASELLI ad Ospedaletti

Appuntamento di grande rilevanza ed interesse quello previsto per Venerdì 17 luglio alle ore 21.30 ad ingresso naturalmente libero presso l’Auditorium Comunale di Ospedaletti in C.so Regina Margherita, organizzato dal locale assessorato alla Cultura, nella persona del suo titolare Rodolfo Balbo, in collaborazione con il Centro Culturale di Sanremo “Peppino e Felicia Impastato” e curato da Diego Marangon della libreria Casella di Ventimiglia. Presente l’autore, sarà infatti presentato il recentissimo libro del Procuratore Generale Antimafia di Torino, il Magistrato Gian Carlo CASELLI dal titolo “LE DUE GUERRE – Perché l’Italia ha sconfitto il terrorismo e non la mafia” Editore Melampo. Ad introdurre il prestigioso ospite il giornalista Claudio PORCHIA. Un saggio nel quale il magistrato torinese mette a confronto le due grandi battaglie sociali e di giustizia che, con lui ed altri coraggiosi magistrati in prima linea, l’Italia ha dovuto affrontare: la prima, quella contro il terrorismo negli anni 70 vincendola, la seconda, quella contro la mafia e la corruzione, nella Palermo degli anni 90 perdendola. Una storia di successi, di sconfitte e tradimenti. Un libro davvero prezioso per riuscire a conoscere e capire un po’ di più il nostro “strano” paese. Comprendere perché certi momenti drammatici della nostra Storia recente abbiano visto vincere la democrazia, grazie soprattutto al proficuo e volenteroso lavoro di tanti magistrati, appoggiati dal senso civico dei cittadini e dei lavoratori, che hanno difeso lo Stato democratico, senza perdere mai la fiducia nelle istituzioni e perché invece certi mali siano ormai così radicati nella nostra società da fare disperare in una possibile vittoria finale. Due vere e proprie guerre combattute in Italia che hanno visto Gian Carlo Caselli assoluto protagonista. Dalla metà degli anni settanta sino alla metà degli anni ottanta, quando si è occupato di reati di terrorismo riguardanti le Brigate Rosse e Prima Linea e dal 15 gennaio 1993, per combattere la mafia, quando viene nominato Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, senza dimenticare gli altri e tanti, innumerevoli incarichi ricoperti nell’ambito dell’amministrazione della Giustizia in Italia ed anche in ambito comunitario ed europeo. Un libro scomodo, chiaro, preciso, dettagliato nell’individuare ed elencare soprattutto le ragioni che stanno alla base della mancata vittoria contro la mafia. Una guerra più dura e difficile di quella vinta contro il terrorismo, contro cui lo Stato decise di andare sino in fondo, perché il nemico era sostanzialmente isolato, non disponendo di grandi agganci nel contesto sociale. Contro la mafia invece, ci si è fermati ai successi ottenuti contro i killer ed i boss. Ma questi non sono stati sufficienti, perché Cosa Nostra gode di collusioni diffuse: negli ambienti politici ed in larghi strati della borghesia ricca e colta. E’ un pezzo di storia quella che racconta Caselli, dalla lotta al terrorismo rosso a quella contro la mafia apparentemente invincibile dei suoi primi giorni a Palermo, dove assume la guida della Procura, solo pochi mesi dopo i crudeli assassini dei giudici antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ed è la storia soprattutto di una sconfitta, o perlomeno di una “voluta” mancata vittoria contro la mafia ed i suoi sempre più stretti legami con la politica, non solo isolana, ma anche romana. Ma forse c’è ancora una speranza. La battaglia contro l’ala militare di Cosa Nostra, infatti, continua a produrre risultati rilevanti e la società civile, anche e soprattutto quella siciliana, trasmette forti segnali di resistenza e rigetto della mafia grazie ad associazioni come “Libera” di Don Luigi Ciotti ed alla nuova consapevolezza del mondo economico nel contrastare il racket e le estorsioni. Bisogna però riuscire a fare l’ultimo definitivo salto di qualità, quello più difficile, quello più arduo e contrastato: contro la politica e la corruzione.

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