lunedì, maggio 03, 2010

Le ragioni di due “Giselle”. Lettera di protesta di Alberto Testa

Non se ne può più. La ripresa del balletto “Giselle”, versione moderna di Mats Ek al Teatro San Carlo di Napoli, ha visto il pubblico mediatico e il suo seguito giornalistico, ma non la critica, all’individuazione della nudità, nella scena finale, di Roberto Bolle come unico elemento di attenzione e di interesse. Circa trent’anni fa, quando la stessa versione si diede al Teatro Olimpico di Roma (“La Repubblica” – 3 dicembre 1983) non accennai a quel momento, del resto trascurabile, ma poi non proprio per altre ragioni, e naturalmente ad interpretarlo non era Roberto Bolle. Orbene, Bolle è artista di tale dignità, di tale superiorità morale e intellettuale che con la sua azione, molto “prude” e riservata, ci spiega il significato di quell’atto (lo si spiega in un altro articolo: “Albert riconquista l’inerme nudità della sua anima oltre la corruzione e la colpa”). Atto simbolico, dunque, come sempre e molto nell’arte del balletto. Ma oggi ogni pretesto pseudo-scandalistico è posto tristemente in primo piano al punto di trascurare e di soffocare qualsiasi anelito artistico.
Grato per l’ospitalità. Alberto Testa

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