lunedì, maggio 03, 2010

Un primo maggio tra le nevi del monte Marguareis


Avrei pensato a tutto, ma non andare a piedi da Carnino, alla chiesetta di Sant Erim il 1° maggio, solo per controllare se alla piccola e ultima chiesetta delle Alpi Liguri, i muri e il tetto ristrutturato solo da pochi anni, avevano sopportato il rigido inverno e il peso della neve.
Sant Erim, è una piccola chiesetta delle Alpi Liguri, che pur trovandosi nel territorio del Comune di Briga Alta(Cuneo) è sotto i confini ecclesiastici della diocesi di Ventimiglia-Sanremo. Di Sant Erim, sono state scritte molte pagine, non solo per essere stata la prima chiesa ricostruita nel terzo millennio, ma anche perché è stata realizzata unicamente da volontari, appartenenti a diverse categorie sociali: medici, ingegneri, architetti, alpini, artigiani, pensionati, casalinghe, studenti, giornalisti e imprenditori. Il desiderio che ogni anno, in primavera, provano e sentono tutte le persone che hanno contribuito alla realizzazione di questa semplice opera ma densa di significato di Amore e di Fede è: la nostra chiesetta avrà subito dei danni quest'inverno? La
sola risposta è: andare a Sant Erim a piedi a controllare. Per molti è una semplice e faticosa passeggiata, ma per me sarebbe stata una sfida superiore alle mie forze, in particolare arrivarci con le racchette da neve o "Ciaspole", tipico attrezzo per camminare sulla neve alta e fresca.
Comunque sarà stata la stanchezza o la simpatica insistenza di Umberto Gallo(uno degli artefici della ricostruzione della chiesetta di Sant'Erim), che con tono affabile ma provocatorio, venerdì 30 aprile mi disse: ... forza Roberto non perdere questa unica occasione, di andare a Sant Erim a piedi e di arrivarci con le "Ciaspole", non ti preoccupare ci sono io e Pino Mascardi che ti aiutiamo, e poi... - prosegue Umberto - se viene anche Lidia mia moglie, vuol dire non ci sono difficoltà (queste sono le frasi che ti fanno sembrare un verme che declina ogni invito pur di non faticare) - e come un coltello che affonda sempre di più nella ferita, termina l'invito - "...ti prometto Roberto che andiamo piano e poi sei stato uno dei promotori della ricostruzione, almeno una volta dovresti vedere la nostra chiesa con la neve...e già che ci sei fai anche le foto". Purtroppo questo è il mio destino, essere invitato con gentilezza e cortesia e alla fine la
classica frase "... Roberto non ti dimenticare la macchina fotografica e la
cinepresa". Quante volte ho scritto e pubblicizzato questa chiesetta, immersa in quella valle magica, chiamata anche " Valle dei Maestri"; con i fuoristrada, grazie ai permessi rilasciati dopo grandi trattative e mille difficoltà, riuscivamo ad avvicinarci a 200 metri, ma arrivarci a piedi...era certamente un'altra soddisfazione. Con tono di sfida come se fossi Rambo, confermo:" va bene Umberto, a che ora ci vediamo", pronta e felice la risposta: "alle sette davanti al tribunale di Sanremo". Confesso che nonostante la mia adesione, ho provato a dissuaderlo, "guarda che le previsioni non sono favorevoli, minaccia pioggia e temporali...da sempresconsigliano di andare in montagna con la pioggia...". Inutile... Gallo è famoso per la sua determinazione, e alle sette del 1°maggio siamo partiti per Carnino. Alle 8,45 siamo arrivati
nel piccolo e semi-deserto paesino, abitato forse da qualche famiglia rigorosamente straniera, che contribuivano grazie a loro, a non renderlo un paese fantasma; il tempo sembrava buono, nonostante le tragiche previsioni, un pallido sole riusciva a darmi coraggio, sollecitato naturalmente da Umberto e due suoi amici Italo e Felice, Pino, Lidia. Un controllo all'abbigliamento, indossiamo gli zaini e con le"Ciaspole" sulle spalle, iniziamo (ma solo per me) la Grande Avventura. Ci incamminiamo su un antico percorso realizzato con ripidi e rocciosi sentieri, fortunatamente intervallati da alcuni tratti pianeggianti, che mi aiutano a riprendere
fiato. Splendidi panorami e meravigliose cascate, contribuiscono però a togliermi il poco fiato che avevo immagazzinato; l'essere circondato da tanta bellezza, da fiori e da violette che annunciavano una tarda primavera, mi tolgono del tutto il respiro; la fatica e la mia resistenza veniva messa a dura prova, ed era solo all'inizio. Al passo della Chiusetta, la neve ci costringeva a mettere le famose ciaspole; una breve illustrazione di Pino Mascardi, su come calzarle e camminare con questa grossa ciabatta di plastica(mi ricordavano vagamente le pattine che mia mamma mi costringeva a mettere, quando entravo in casa). La professionalità e la sicurezza di Pino, mi convincono a nominarlo come mio istruttore e assistente personale. Preso da tenera compassione nei miei confronti, Pino, come un autentico maestro, non mi lesinava consigli e trucchi, che purtroppo il fisico e la mia risoluta cocciutaggine, non riuscivano ad assimilare.
Fatica tanta, desiderio di arrivare anche ma la tentazione di fermarmi e aspettare che l'allegra comitiva, mi raccogliesse al ritorno, sembrava avere la meglio. Camosci e marmotte, sembravano darsi appuntamento, per osservare come un povero giornalista, da sempre alle prese con telecamere, macchine fotografiche, pronto a documentare e valorizzare un entroterra bello e meraviglioso, questa volta era lì, ansimante dalla fatica, senza più fiato e parole; quelle poche rimaste, utilizzate con parsimonia per qualche lamento dovuto a crampi alle cosce e ai polpacci. Oggi era lui il protagonista degno di tanta attenzione, di camosci, e marmotte, che dal letargo, si svegliavano apposta per vedermi, come se fossi un'attrazione da circo. Ed io invidioso li osservavo nella loro e superba eleganza mentre correvano, saltavano e giocavano sulla neve, come fossero su un grande e solido prato erboso, ...mentre io nonostante le decantate ciaspole, affondavo, arrancavo e...scivolavo come un bambino ai suoi primi passi. Il fido Pino, sempre al
mio fianco(anzi dietro, pronto a sostenermi e incoraggiarmi), con parole calme e rassicuranti, mi diceva " Roberto quando si va in montagna, non si deve andare con la fretta, bisogna assecondare le eventuali cadute, non scoraggiarsi quando ci si trova in difficoltà, riposarsi quando se ne sente
il bisogno, camminare a piccoli passi senza strafare", quante cose sai Pino, peccato che non riesco a metterne in pratica una sola. Confesso che un breve e rispettoso pensiero l'ho rivolto a tutti i nostri Alpini, e alla loro faticosa ritirata dal Don, durante l'inutile e sanguinosa campagna di Russia. E mentre mille pensieri(ma perché ho accettato, non potevo starmene a casa... ecc.ecc.) mi svolazzavano in testa, come alcune rondini che si rincorrevano nell'azzurro cielo in quell'immensa valle dei maestri coperta di neve, ecco che una croce di colore scuro, lentamente sembrava sbucare dalla neve,davanti a me, come un sole che appare in tutta la sua bellezza all'orizzonte. Il cuore mi scoppiava di gioia, ero finalmente arrivato, la croce e il tetto in rame, reso scuro e brunito dal tempo, erano come un faro che mi indicavano che la meta era raggiunta, il mio porto era li pronto ad accogliermi. In pochi attimi, ho ripercorso 12 anni di storia, da quando per la prima volta nel 1998, l'indimenticabile Erminio Motin Lanteri, mi parlò della chiesetta di Sant Erim, del desiderio di salvarla dall'incuria del tempo e dell'uomo; quando assistemmo impotenti al suo crollo, ma anche alla sua ricostruzione, e mentre lentamente mi
avvicinavo alla chiesetta, rivedevo i volti dei tanti volontari che hanno dato tempo e denaro per ridare a tutta la valle e a tutti i pastori, vita a quell'antico simbolo di fede e di unione. La fatica era passata come di incanto, la gioia di aver rivisto Sant Erim, la nostra piccola cappella delle Alpi, coronava la festa del 1° maggio, come una delle giornate più belle che abbia passato. La chiesetta era intatta, il tetto aveva resistito, anche la staccionata non aveva subito danni. Il tempo per un panino e una foto ricordo, e siamo già pronti a ripartire. Dall'alto alcuni camosci ci osservano, lasciamo per loro mele, formaggio e pane. Il tempo è incerto e non vogliamo essere sorpresi dalla pioggia. Il ritorno è faticoso, ma più veloce, le mie gambe e il fisico ne risentiranno per qualche giorno, ma lo spirito e la soddisfazione di essere stato a Sant Erim, mi ripagherà da ogni fatica, perché finalmente anch'io ci sono arrivato a piedi...e con la neve.
Un ringraziamento particolare a Lidia,Umberto,Pino,Felice e Italo, il gruppo che ha voluto dedicare la giornata del primo maggio al controllo della struttura della chiesetta delle Alpi Liguri...e chissà che un giorno, la piccola chiesetta possa essere chiamata " Sant Erim, il piccolo Santuario delle Alpi".
Roberto Pecchinino
(1 maggio 2010, diario da una "giornata nella valle dei Maestri"
P.S.
Ogni anno l'associazione "Amici di Sant Erim" organizzano una cerimonia con la celebrazione della Santa Messa, davanti aLla chiesetta, l'ultima domenica di agosto.

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