
Ideatore e direttore artistico dell’esposizione è Pepi Morgia, regista e light designer di fama internazionale, che ha voluto omaggiare il Festival come fosse un’opera d’arte da scoprire ed ammirare nei suoi numerosi frammenti, attraverso le curiosità e gli oggetti dimenticati, all’interno di un percorso che vedrà i visitatori sospesi tra il recupero della tradizione da un lato e la multimedialità e la tecnologia dall’altro.
Saranno esposti cimeli provenienti dalla Fondazione Erio Tripodi Museo della Canzone, di cui Pepi Morgia è direttore artistico, filmati delle Teche Rai, abiti di scena prestati dagli artisti che hanno solcato l’ambito palco dell’Ariston, ma anche molte “chicche” prestate da collezionisti privati. Tra le rarità sono degne di nota i memorabilia, i dischi originali dell’epoca, le copertine, i pass, gli autografi e gli spartiti, anch’essi originali. E, ancora, i giornali del tempo con le copertine dedicate al Festival tra cui quelle della “Domenica del Corriere”, di “Tv Sorrisi e Canzoni” e di “Radiocorriere Tv”, solo per citarne alcuni.
E ovviamente, la tecnologia: plasma dotati di touch screen visualizzeranno il Festival con specifici link per conoscere le curiosità di quel periodo - il costume, la moda ma anche i direttori d’orchestra, i presentatori e la Miss Italia di ogni anno – e decine di monitor mostreranno tutti gli avvenimenti di questi sei decenni (ogni schermo illustrerà un anno del Festival), mentre apposite capsule permetteranno di fruire, al loro interno, delle immagini dei vari Festival in quadrifonia. La musica avvolgerà i visitatori in un percorso unico, di grande impatto, circondata da gigantografie di alcune scenografie festivaliere e vari libri dedicati alla storia della kermesse.
All’interno della mostra sarà infine esposto il libro-catalogo di recente pubblicazione ad essa dedicato, un vero e proprio album fotografico che contiene vari interventi di alcuni tra i più qualificati testimoni del viaggio festivaliero e i migliori bozzetti e foto di scena del periodo.
Un autentico “quadro pop”, come lo definisce Vincenzo Mollica all’interno della prefazione del libro, che espone quadri concettuali in totale libertà, senza cadere nel tranello dei facili didascalismi o peggio ancora in quello degli archivi polverosi che vengono aperto (…) una festa mobile che ci fa perdere la cognizione del tempo e ci stordisce di emozioni, cancellando le parole passato, presente e futuro.
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