Venerdì 28 agosto, ad Alassio, alle ore 18,30 alle ore 20, in occasione della mostra personale di Alighiero Boetti, nell’ Ex Chiesa Anglicana di Alassio (ECAA), Nicola Davide Angerame, curatore dell’esposizione e critico d'arte, terrà la conferenza “Alighiero Boetti: il Warhol italiano?”
“Alighiero Boetti – scrive Nicola D. Angerame - rappresenta oggi la figura di un artista di rilevanza internazionale. Più di Rotella e più di Schifano ha saputo cogliere alcuni aspetti importanti dell'arte di Warhol, come il serialismo e la produzione per interposta persona. Boetti è ancora più radicale: quando nel 1972 scopre l'Afghanistan apprezza il lavoro delle ricamatrici di tappeti e inizia con loro un lavoro ventennale, demandando la creazione artistica ad una tribù nomade. Lui disegna le frasi da inquadrare e loro ne fanno arazzi multicolori. Anche le grandi opere a biro, oggi valutate centinaia di migliaia di euro insieme alle grandi mappe ricamate, sono espressione di una scissione tra il lavoro dell'artista, concettuale, e quello manuale dell'esecutore. La grandezza di Boetti consiste nella sua enigmaticità. Con il suo concettualismo popolare, bene espresso negli arazzi, Boetti lavora sul superamento costante della linea di confine tra arte e vita”. La mostra, promossa dell'Assessorato alla Cultura della Città di Alassio, raccoglie decine di opere, che coprono la carriera di uno dei più importanti artisti concettuali datate dalla fine degli anni Sessanta alla fine ai primi anni novanta. Dopo la conferenza sarà proiettato il film “Niente da vedere, niente da nascondere” (1978), regia di Emidio Greco, che rappresenta un catalogo visivo delle opere del primo Boetti, spiegate dalla voce stessa dell'artista.
A completare il ritratto di un artista tra i più importanti dell'arte concettuale del secondo Novecento, le fotografie ed i ritratti a lui dedicati da parte di Paolo Mussat Sartor, un testimone dell'arte italiana che a partire dagli anni Sessanta ha frequentato, fotografato ed esposto con gli artisti dell'Arte Povera. Le sue immagini di Boetti sono tra le opere più conosciute. Come quella celebre in cui Alighiero e Boetti (come lo stesso artista si firma a partire dal 1972 per indicare uno sdoppiamento con il quale l'artista e l'uomo, il viaggiatore e il pensatore, si sono misurati per tutta la vita) suona un mandolino con due tastiere.
La mostra resterà allestita fino al 30 agosto. L’igresso è libero.
“Alighiero Boetti – scrive Nicola D. Angerame - rappresenta oggi la figura di un artista di rilevanza internazionale. Più di Rotella e più di Schifano ha saputo cogliere alcuni aspetti importanti dell'arte di Warhol, come il serialismo e la produzione per interposta persona. Boetti è ancora più radicale: quando nel 1972 scopre l'Afghanistan apprezza il lavoro delle ricamatrici di tappeti e inizia con loro un lavoro ventennale, demandando la creazione artistica ad una tribù nomade. Lui disegna le frasi da inquadrare e loro ne fanno arazzi multicolori. Anche le grandi opere a biro, oggi valutate centinaia di migliaia di euro insieme alle grandi mappe ricamate, sono espressione di una scissione tra il lavoro dell'artista, concettuale, e quello manuale dell'esecutore. La grandezza di Boetti consiste nella sua enigmaticità. Con il suo concettualismo popolare, bene espresso negli arazzi, Boetti lavora sul superamento costante della linea di confine tra arte e vita”. La mostra, promossa dell'Assessorato alla Cultura della Città di Alassio, raccoglie decine di opere, che coprono la carriera di uno dei più importanti artisti concettuali datate dalla fine degli anni Sessanta alla fine ai primi anni novanta. Dopo la conferenza sarà proiettato il film “Niente da vedere, niente da nascondere” (1978), regia di Emidio Greco, che rappresenta un catalogo visivo delle opere del primo Boetti, spiegate dalla voce stessa dell'artista.
A completare il ritratto di un artista tra i più importanti dell'arte concettuale del secondo Novecento, le fotografie ed i ritratti a lui dedicati da parte di Paolo Mussat Sartor, un testimone dell'arte italiana che a partire dagli anni Sessanta ha frequentato, fotografato ed esposto con gli artisti dell'Arte Povera. Le sue immagini di Boetti sono tra le opere più conosciute. Come quella celebre in cui Alighiero e Boetti (come lo stesso artista si firma a partire dal 1972 per indicare uno sdoppiamento con il quale l'artista e l'uomo, il viaggiatore e il pensatore, si sono misurati per tutta la vita) suona un mandolino con due tastiere.
La mostra resterà allestita fino al 30 agosto. L’igresso è libero.
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