martedì, marzo 06, 2012

PRESENTAZIONE “TEGOLI, COPPI E MATTONI”

Venerdì 9 Marzo alle ore 17.00, presso la Biblioteca Civica “Simonetta Comanedi” al II piano di Via Roma ad Albenga, si terrà la presentazione del volume “Tegoli, Coppi e Mattoni – Filomena Ferrari e l'avvio dell'industrializzazione di Millesimo e Sale delle Langhe” di Donatella Ferrari, alla presenza dell'autrice e della scrittrice Sandra Berriolo.
“Affonda lontane radici nel tempo l'evidenza d’una distinzione di ruoli tra uomo e donna”, afferma la dott.ssa Patrizia Valdiserra, Direttrice della Biblioteca Civica di Albenga, nel presentare l'opera. “Differenza certamente ascrivibile a fattori strutturali, come la fisicità femminile, che mai seppe, per sua stessa natura, competere con la forza del maschio. Quanto alla donna, questa fu essenzialmente madre, a garantire col proprio ruolo la continuità della specie, relegata tra le mura domestiche, ad occuparsi della casa, come dei figli; esclusa dai principali diritti di cui, da sempre, l’uomo vanta la titolarità. Certamente, con la rivoluzione industriale, il ruolo della donna nella società venne subendo ulteriori discriminazioni, così che, solo tra il 19° e il 20° secolo, s’attua il riscatto della condizione femminile, con la conquista della parità. Parità che passa attraverso l’istruzione, come la titolarità di diritti civili e politici, definendosi ulteriormente l’identità della donna, non più soltanto mater, ma anche foemina e domina, nel senso d’una identità certamente complessa, ma sempre più integrata, nel tempo, come nella società. A quella stessa conquista d’una dimensione che possa dirsi imprenditoriale, seppure declinata in abito locale, si riconduce lo studio esperito da Donatela Ferrari. Studio volto a ricostruire l’iter che, per Millesimo e Sale delle Langhe, segnò la trasformazione da paesi agricoli a territori in via di rapida industrializzazione. Fu, questo, processo comune ad altre aree del Paese e in ispecie delle regioni nord-occidentali, tra la metà dell’Ottocento e l’inizio del primo conflitto mondiale. Quel che emerge è, in sostanza, un affresco che si compone di tante storie individuali, ciascuna diversa; ciascuna importante ai fini d’una ricostruzione storica che possa dirsi attendibile. E, al centro di tale affresco, la figura di Filomena Ferrari, fornaciaia malcantonese, emigrata in Italia alla metà dell’Ottocento; essa filo conduttore delle vicende narrate, personaggio al contempo semplice e complesso; donna di forte tensione emotiva, tanto da indurla a misurarsi in ambiti nuovi, come impensati, per quella stagione. Ma ciò che più colpisce della sua figura è proprio la modernità, come, al tempo stesso, una qualche inconsapevolezza; paradosso tutto femminile che, lentamente, la indusse a introiettare modelli culturali di cui portatori, fino a quel momento, furono gli stessi imprenditori uomini, come i padri di famiglia. Certamente, l’humus culturale da cui germinò la pianta di Filomena Ferrari fu quello delle comunità rurali; ambito per lo più privo di quegli stimoli che altrove, specie nelle aree urbane, avrebbero condotto le donne lungo il sentiero, impervio, dell’emancipazione. Val la pena, quindi, nel mese che vede celebrata la giornata della donna, parlare d’una donna, delle donne, in termini che non declinino l’idea di femminilità quale esclusivo appannaggio di modelle e soubrettes; ma con toni ed argomenti nei quali s’affermi come forza e intelligenza non siano valori di genere, bensì espressione di una humanitas consapevole e piena”, conclude Patrizia Valdiserra.

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