Vae victis! Guai ai vinti!
Così disse Brenno, aggiungendo il peso della sua spada sul piatto della bilancia, in modo da farsi consegnare altro oro dagli sconfitti Romani. Chi troppo vuole, però, nulla stringe; infatti arrivarono i “nostri”, capeggiati da tal Furio Camillo, randellarono fortemente i Galli ( in attesa di conquistarli) al grido di "non con l'oro, ma col ferro si salva Roma!"
Ecco appunto, il ferro, l'estrema ratio con cui un popolo si ribella a chi lo opprime. Non sia che per l'avidità di pochi, si arrivi a quel punto. Riflettete: sento parlare dei "mercati" come di entità astratte, divinità incorporee assise nell'empireo borsistico, sole arbitre del nostro benessere (?) presente e futuro. Non è così. Dietro questa parola, dall'apparenza rispettabile, se ne nasconde un'altra, che è quella vera: “avidità”. Diceva bene, papa Giovanni Paolo II: finito il comunismo, deve finire anche "questo" capitalismo, a forte componente immorale.
E' immorale non consentire ad una Nazione di ripianare il suo debito, alzando continuamente i tassi di interesse. Le manovre finanziarie in tal modo riescono, bene o male, a coprire solo gli
interessi, non a saldare una parte del debito, che così rimane inalterato, strangolando in tal modo l'economia dello Stato e, di fatto, rendendo impossibile qualsiasi investimento produttivo a media e lunga scadenza.
Si genera così ulteriore disoccupazione e quindi povertà, disagio sociale, frustrazione e, alla fine (si veda la Grecia) ribellione violenta, disperazione, suicidi. Tutto questo in nome di cosa? Dell'incorporeo “mercato”? Ma per favore! Dite piuttosto, per l'ingordigia degli speculatori, che sono uomini come me e voi e non desiderano altro che diventare più ricchi di quello che già sono.
Ci sono Nazioni dove i bambini muoiono di fame, vogliamo estenderla questa piaga, invece di provare ad estinguerla?
Sapete che in Borsa si specula perfino sugli alimenti di più largo consumo, nella speranza che il loro costo salga?
Si porta ad esempio di sviluppo la Cina. Magnifico esempio di Paese illiberale, dove gli operai sono costretti ad accontentarsi del riso, mentre i padroni pasteggiano a caviale e champagne (e hanno anche la faccia di dirsi Comunisti!) Naturalmente questo stato di cose continuerà solo finché gli operai saranno disposti ad obbedire...ma, dopo, non la vedo tanto bene...per i Grandi Fratelli! Non siate ciechi, le masse prima o poi si ribellano alle ingiustizie.
Cambiamo, finché siamo in tempo!
Un saluto.
Così disse Brenno, aggiungendo il peso della sua spada sul piatto della bilancia, in modo da farsi consegnare altro oro dagli sconfitti Romani. Chi troppo vuole, però, nulla stringe; infatti arrivarono i “nostri”, capeggiati da tal Furio Camillo, randellarono fortemente i Galli ( in attesa di conquistarli) al grido di "non con l'oro, ma col ferro si salva Roma!"
Ecco appunto, il ferro, l'estrema ratio con cui un popolo si ribella a chi lo opprime. Non sia che per l'avidità di pochi, si arrivi a quel punto. Riflettete: sento parlare dei "mercati" come di entità astratte, divinità incorporee assise nell'empireo borsistico, sole arbitre del nostro benessere (?) presente e futuro. Non è così. Dietro questa parola, dall'apparenza rispettabile, se ne nasconde un'altra, che è quella vera: “avidità”. Diceva bene, papa Giovanni Paolo II: finito il comunismo, deve finire anche "questo" capitalismo, a forte componente immorale.
E' immorale non consentire ad una Nazione di ripianare il suo debito, alzando continuamente i tassi di interesse. Le manovre finanziarie in tal modo riescono, bene o male, a coprire solo gli
interessi, non a saldare una parte del debito, che così rimane inalterato, strangolando in tal modo l'economia dello Stato e, di fatto, rendendo impossibile qualsiasi investimento produttivo a media e lunga scadenza.
Si genera così ulteriore disoccupazione e quindi povertà, disagio sociale, frustrazione e, alla fine (si veda la Grecia) ribellione violenta, disperazione, suicidi. Tutto questo in nome di cosa? Dell'incorporeo “mercato”? Ma per favore! Dite piuttosto, per l'ingordigia degli speculatori, che sono uomini come me e voi e non desiderano altro che diventare più ricchi di quello che già sono.
Ci sono Nazioni dove i bambini muoiono di fame, vogliamo estenderla questa piaga, invece di provare ad estinguerla?
Sapete che in Borsa si specula perfino sugli alimenti di più largo consumo, nella speranza che il loro costo salga?
Si porta ad esempio di sviluppo la Cina. Magnifico esempio di Paese illiberale, dove gli operai sono costretti ad accontentarsi del riso, mentre i padroni pasteggiano a caviale e champagne (e hanno anche la faccia di dirsi Comunisti!) Naturalmente questo stato di cose continuerà solo finché gli operai saranno disposti ad obbedire...ma, dopo, non la vedo tanto bene...per i Grandi Fratelli! Non siate ciechi, le masse prima o poi si ribellano alle ingiustizie.
Cambiamo, finché siamo in tempo!
Un saluto.
Nessun commento:
Posta un commento