L’articolato e ricco patrimonio artistico della chiesa comprende una serie di argenterie tra le quali un raro ostensorio "ambrosiano" di età tardogotica, realizzato a Genova seguendo un modello milanese, di cui si è occupato Franco Boggero, la suppellettile lapidea quattro cinquecentesca, oggetto di serrata discussione storica e stilistica da parte di Fulvio Cervini e di Manuela Villani, la quale dedica un ampio commento a un bellissimo ciborio di marmo datato 1470 opera di uno scultore lombardo in bilico tra Gotico tardo e il linguaggio del Rinascimento. I coloratissimi marmi, dal primo Seicento al Settecento avanzato, grazie alla efficace lettura critica che ne ha offerto Fausta Franchini Guelfi, costituiscono una vera e propria riscoperta per il visitatore, così come, ma soprattutto per lo specialista, il ricco assortimento di paramenti in tessuto di gran pregio, analizzato da Marzia Cataldi Gallo. Per ciò che concerne la pittura, l’argomento è stato affrontato per temi specifici che andassero a toccare trasversalmente altri luoghi sacri alassini. L’attività di ben tre generazioni consecutive degli artisti della famiglia Carlone di Rovio (Canton Ticino) nella città rivierasca lungo il Seicento era un caso di cui occorreva in qualche modo dar conto e di ciò si è preso carico nel volume Massimo Bartoletti. Lo stesso occorreva fare per l’intenso rapporto di filiazione spirituale che legò il grande Giovanni Andrea De Ferrari col padre cappuccino Francesco Maria Giancardi, il quale commissionò al pittore genovese, in Sant’Ambrogio e in altre chiese cittadine, alcune pale d’altare di notevolissima qualità e di particolare intensità psicologica, una vicenda che è stata sceverata da Angela Acordon. Alfonso Sista e Alessandro Giacobbe si sono dedicati rispettivamente alla presenza in
Alassio dei pittori di Porto Maurizio tra Sei e Settecento e all’arredo pittorico delle chiese "minori" cittadine, soprattutto di certe cappella campestri erette lungo suggestivi percorsi fuori dagli odierni flussi del traffico. Ovviamente non si sono tralasciate le sculture e gli intagli in legno, in Sant’Ambrogio e altrove, presi in esame da Simone Repetto a scandire con una certa regolarità l’arco di tempo compreso tra Quattrocento e Settecento, e neppure il corredo epigrafico (Bruno Schivo), i motivi decorativi del sagrato realizzato nel tipico "risseu"a ciottoli di vario colore (Daniela Gandolfi) e men che meno la dimensione sonora della collegiata e del vicino oratorio di Santa Caterina, sotto l’aspetto degli organi e della vicenda di una "cappella" musicale che tra Cinque e Ottocento interveniva durante le celebrazioni liturgiche, argomento su cui è ritornato Giampaolo Mela.
Il tutto scandito da saggi di inquadramento storico, da quello di Giovanni Puerari che illustra le vicende della chiesa dal XII ai primi anni del XVI con documenti inediti a quello di Luciano Livio Calzamiglia che si occupa invece dell’Età Moderna. Costanza Fusconi ha letto sul manufatto la successione delle fasi edilizie nel corso del tempo ed Elena Formento ha esposto i risultati del lungo e complesso intervento di restauro.
Ultima, una appendice, a cura di Tommaso Schivo, sulla produzione letteraria ad Alassio dal Seicento a oggi.
Alassio dei pittori di Porto Maurizio tra Sei e Settecento e all’arredo pittorico delle chiese "minori" cittadine, soprattutto di certe cappella campestri erette lungo suggestivi percorsi fuori dagli odierni flussi del traffico. Ovviamente non si sono tralasciate le sculture e gli intagli in legno, in Sant’Ambrogio e altrove, presi in esame da Simone Repetto a scandire con una certa regolarità l’arco di tempo compreso tra Quattrocento e Settecento, e neppure il corredo epigrafico (Bruno Schivo), i motivi decorativi del sagrato realizzato nel tipico "risseu"a ciottoli di vario colore (Daniela Gandolfi) e men che meno la dimensione sonora della collegiata e del vicino oratorio di Santa Caterina, sotto l’aspetto degli organi e della vicenda di una "cappella" musicale che tra Cinque e Ottocento interveniva durante le celebrazioni liturgiche, argomento su cui è ritornato Giampaolo Mela.
Il tutto scandito da saggi di inquadramento storico, da quello di Giovanni Puerari che illustra le vicende della chiesa dal XII ai primi anni del XVI con documenti inediti a quello di Luciano Livio Calzamiglia che si occupa invece dell’Età Moderna. Costanza Fusconi ha letto sul manufatto la successione delle fasi edilizie nel corso del tempo ed Elena Formento ha esposto i risultati del lungo e complesso intervento di restauro.
Ultima, una appendice, a cura di Tommaso Schivo, sulla produzione letteraria ad Alassio dal Seicento a oggi.
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