Sergio Romano, nell'ambito della rassegna culturale dei "Martedì Letterari" del Casinò di Sanremo, ha presentato “La Chiesa contro. Dalla sessualità all’eutanasia tutti i no all’Europa moderna.” L'autore è stato introdotto da Ito Ruscigni, curatore della rassegna.
Sergio Romano, noto commentatore del Corriere della Sera, prende in esame l'atteggiamento delle gerarchie cattoliche di fronte alle due grandi rivoluzioni dei nostri anni. La prima è quella dei costumi sessuali, che non vuol dire solo maggiore facilità dei rapporti ma una vasta revisione dei ruoli maschio femmina dentro e fuori della famiglia e del lavoro. La seconda riguarda la bioetica, che vuol dire modi nuovi di procreare, nascere, morire. Modi nuovi significa, prima ancora che una serie di azioni, una nuova concezione di questi temi fondamentali. Se a ciò si aggiungono la crisi profonda delle vocazioni sacerdotali e gli scricchiolii di una teologia invecchiata, spesso criticata anche all'interno, si capisce bene l'inquietudine che stimola la reattività della Chiesa. Il che riporta alla citazione iniziale poiché l'insieme di queste "rivoluzioni" va a colpire un terreno (inizio e fine della vita, procreazione) sul quale tutte le religioni, in ogni cultura umana, hanno sempre cercato di esercitare l'assoluto monopolio.
In Italia il contrasto tra Chiesa e classe politica assume una dimensione particolare data la secolare presenza sul territorio nazionale del Vaticano, istituzione di diritto internazionale in cui la spiritualità del Vangelo prende la forma di un potere statuale con un sovrano, un capo del governo, un governo. Il precedente presidente del Consiglio italiano, visitando il sommo pontefice nel giugno 2008, rilasciò un comunicato nel quale confermava "la speciale sintonia tra gli indirizzi dell'Italia e gli obiettivi morali e religiosi della Chiesa cattolica nel mondo".
Nella seconda parte del libro, il giornalista Beda Romano (ovvero Romano Jr.), ripercorre gli stessi temi da una prospettiva diversa.
Si tratta di un libro importante per chiarezza e concisione, ricco di pagine vibranti come quella in difesa del relativismo: "Il solo atteggiamento che ci permetta di vivere, senza spargere sangue, con chi ha convinzioni diverse dalle nostre".
Questo libro non concerne principalmente la Chiesa. Il suo scopo è quello di fornire al lettore uno sguardo complessivo sul modo in cui alcuni paesi dell'Unione europea cercano di adattare la loro legislazione alle due grandi rivoluzioni degli ultimi decenni: quella dei costumi sessuali e quella biologica o bioetica. La prima ha rimesso in discussione il rapporto tra i sessi, la struttura della famiglia e la sua stessa esistenza. La seconda ha offerto alla società umana nuovi modi per procreare, nascere e morire. La Chiesa cattolica è direttamente impegnata in queste battaglie giuridiche e scientifiche perché vede in esse una minaccia alla sua funzione e alla sua missione. Il matrimonio fra omosessuali, la contraccezione, l'aborto, la procreazione assistita, la fecondazione artificiale la clonazione, la ricerca sulle cellule staminali e il testamento biologico rimettono in discussione il suo insegnamento morale, le sue tradizioni e anche per molti aspetti la sua funzione di "notaio" nelle tappe fondamentali della vita. Non sorprende quindi che la Chiesa sia in queste vicende il maggiore partito d'opposizione e una forza di cui tutti gli Stati, anche se in misura diversa, devono tenere conto.
L’ufficiale pontificio con cui Goethe era in viaggio verso Perugia nell’autunno 1786 pose la domanda a bruciapelo: «A voi è permesso vivere in buona amicizia con una bella ragazza senza averla sposata? Lo ammettono i vostri preti?» Il poeta tedesco riportò nel Viaggio in Italia la propria risposta a Torquato Cesarei: «I nostri preti sono gente avveduta e non s’immischiano in codeste piccolezze. Naturalmente, se gliene chiedessimo licenza, non la concederebbero». Il capitano perugino esclamò allora: «Non avete dunque bisogno di chiederla? Beati voi! E dato che non vi confessate, essi non vengono a saperlo». Cesarei proseguì poi, secondo il racconto di Goethe, imprecando contro i suoi preti e cantando le lodi «della nostra beata libertà».
Sergio e Beda Romano percorrono all’inverso il viaggio del poeta. Se Goethe discese la penisola descrivendone l’arretratezza civile e religiosa, i due Romano risalgono un’Europa nord-occidentale aperta e dinamica, il cui sviluppo dipende, secondo gli autori, da un maturo rapporto tra Stato e Chiesa, tra scienza e fede. Identica a quella che emerge dallo scambio tra Goethe e Torquato Cesarei l’inquietudine: l’italiano sente di appartenere ad un’Europa nord-occidentale libera e mobile al cui modello agogna, ma anche ad un’Italia irrimediabilmente diversa e lontana. Se le due appartenenze confliggono, quanto pesa la religione? Quanto conta il conflitto tra cattolicesimo romano e modernità? E cosa rappresenta per l’Europa e per l’Italia una «Chiesa contro»?
I distinti itinerari dei due autori si sovrappongono, si integrano. Sergio Romano torna allo scontro tra Stato costituzionale ottocentesco e Chiesa di Roma, per raccontare lo sviluppo dei rapporti tra gli Stati liberaldemocratici e la «Chiesa contro». Il figlio Beda viaggia per gli stessi Paesi, ma segue le strade dei più recenti conflitti su famiglia, sessualità, medicina, e mostra i nessi tra la storia dei rapporti tra Stati e Chiese e l’approccio dei diversi Paesi alle questioni bioetiche.
Il viaggio di Sergio Romano è la storia di un conservatorismo cattolico che invano contrasta lo sviluppo tecnico-scientifico e la complessità socio-religiosa dell’Europa degli scambi e dei commerci. Così i liberali belgi di metà Ottocento sono, scrive l’autore, «persone spesso devotamente cattoliche, ma troppo moderne e intraprendenti per tollerare tutti i precetti della Chiesa romana ». In egual modo la Svizzera moderna nasce dal superamento della pregiudiziale cattolica e dall’affermarsi di «un patriottismo elvetico fondato sulla tolleranza»; e lo stesso Impero austro- ungarico deve cercare la propria stabilità nella «pacifica convivenza tra persone di religione diversa». Si dimostrano invincibili i due nemici della «Chiesa contro»: lo Stato moderno che preferisce alla legittimazione religiosa la sovranità di un popolo composto da cittadini di orientamenti diversi, e la liberal-democrazia dei diritti civili e della separazione dei poteri. Nel Novecento, scrive ancora Sergio Romano con particolare riferimento alla vicenda italiana, la «Chiesa contro» oscilla tra «il desiderio di una presenza politica nella società» e «il timore che quella presenza pregiudichi la sua autorità e libertà d’azione». Con i Patti lateranensi e i concordati con Hitler e Franco, il compromesso vince sull’intransigenza. Restituita alla sua sovranità e spinta dal nemico comunista, la Santa Sede si sente di nuovo Stato e abbraccia la logica concordataria: la «Chiesa contro», nota l’autore, si «diplomatizza», ovvero accetta, «come in tutti i rapporti diplomatici, la prospettiva dei compromessi e degli accomodamenti».
Sopravvissuta, e per giunta da vincitrice, al crollo del nazifascismo, la Chiesa si riconcilia con la modernità occidentale nel Concilio Vaticano II: il negoziato con i governi dei Paesi marxisti-leninisti, la celebre Ostpolitik vaticana, è il capolavoro di una Santa Sede sicura del proprio ruolo internazionale in nome di una Chiesa cattolica a suo agio nella modernità. Tutto cambia con la fine del comunismo e la saldatura tra la rivoluzione degli anni Sessanta e il liberalismo di Margaret Thatcher e Ronald Reagan. Il mondo è di nuovo ostile. La «Chiesa contro» rinasce nell’Europa secolarizzata, ma soprattutto negli Stati Uniti dove il cattolicesimo si trasforma da Chiesa degli immigrati in Chiesa «nazionale»; come scrive Sergio Romano, la nuova Chiesa cattolica americana si vuole dogmatica e liberale insieme: «dogmatica quando proclama le sue verità, liberale quando il libero mercato della fede le impone le sue norme». Una nuova miscela di intransigenza e compromesso muove la «Chiesa contro»: quella di un Giovanni Paolo II «contemporaneamente autoritario e popolare»; quella di un Benedetto XVI che, ancora secondo Romano, «mette definitivamente fine a qualsiasi pretesa ecumenica della Chiesa di Roma» e dà battaglia al relativismo culturale.
Si innesta qui il viaggio di Beda Romano. L’eutanasia svizzera, la clonazione britannica, il matrimonio gay olandese e spagnolo, sono l’esito del percorso raccontato dal padre Sergio. Dai testimoni intervistati e dai dati forniti, appare evidente come l’impossibilità di un veto cattolico elaborata dalla storia dei rapporti tra Stati e Chiese nell’Europa nord-occidentale abbia prodotto un biodiritto meno restrittivo e più ottimista nei confronti della scienza e della libertà del cittadino. Non a caso i medaglioni di Beda Romano da Amsterdam, da Monaco di Baviera, da Parigi mostrano come gli scontri bioetici riecheggino i conflitti interni alla Chiesa di Roma: il magistero cattolico in tema di sessualità, famiglia e bioetica suona lontano dai credenti quanto le posizioni sugli scandali sessuali, sul celibato dei preti e sul no al sacerdozio femminile. Se in alcuni Paesi lo scollamento tra realtà sociale e ideale cattolico è accettato come fisiologico, nell’Europa nord-occidentale la pretesa di coerenza agita i credenti. Soprattutto nel mondo di lingua tedesca, gli abbandoni e le proteste raccontano una «Chiesa contro» se stessa. Beda Romano vede proprio nella Germania di Benedetto XVI «il Paese che più di altri, al momento opportuno, indurrà la Chiesa a cambiare identità ». Nell’Europa nord-occidentale non esistono oasi felici, è la conclusione dei due autori, ma, scrive Sergio Romano, «la società che si conforma alle prescrizioni della Chiesa è destinata a essere scavalcata dalle altre».
Marco Ventura
Sergio Romano (Vicenza, 7 luglio 1929) è uno storico, scrittore, giornalista e diplomatico italiano. È giornalista pubblicista dal 1950.
Nato a Vicenza, cresce tra Milano e Genova in una famiglia della borghesia imprenditoriale. Terminato il liceo classico "Beccaria" di Milano, intraprende l'attività di giornalista praticante; nel 1952 si laurea in giurisprudenza all'Università statale di Milano, mentre interrompe gli studi in Scienze Politiche all'Università di Genova prima della laurea. Viaggia nelle capitali europee (Parigi, Londra, Vienna) da poco uscite dalla guerra. La frequentazione prolungata dell'Europa lo indirizza verso la carriera diplomatica: entrato alla Farnesina nel 1954, dopo quattro anni trascorsi a Roma viene assegnato alla sede di Londra, dove rimane fino al 1964. Rientrato a Roma per collaborare al gabinetto del ministro Saragat, quando quest'ultimo viene eletto presidente della Repubblica lo segue al Quirinale, assegnato alla segreteria generale della Presidenza.
Dal 1968 al 1977 è a Parigi e, dopo essere stato direttore generale delle relazioni culturali e ambasciatore alla NATO, conclude la sua carriera diplomatica a Mosca, nell'allora Unione Sovietica. Di questa sua esperienza è possibile farsi un'idea attraverso le Memorie di un conservatore (2002), ritratto conciso della classe burocratica e diplomatica italiana (e non solo) nell'epoca della guerra fredda.
Divenuto commentatore per alcune testate italiane (la Stampa, il Corriere della Sera, Limes, Il Mulino), curatore di una collana storica per la casa editrice Corbaccio, ha altresì insegnato all'Università della California, a Harvard, all'Università di Pavia, all'Università di Sassari e all'Università Bocconi di Milano. È inoltre presidente del Comitato generale premi della Fondazione Balzan e membro del Comitato Scientifico della rivista Geopolitica.
Nel 1993 ha vinto il Premio Nazionale Letterario Pisa nella sezione saggistica. Nel 2010 vince il premio "È giornalismo"[
Beda Romano (Roma, 7 aprile 1967) è un giornalista e scrittore italiano.
Figlio dell'ex ambasciatore Sergio Romano, dal 2011 è corrispondente da Bruxelles per il Sole 24 Ore.
Dopo essersi laureato in Scienze Politiche all'Università statale di Milano, specializzandosi in Diritto Internazionale, ha successivamente conseguito una laurea specialistica in Social Sciences presso la University of Chicago e un Diplôme d'études approfondies in Comparative Politics presso Sciences Po, Parigi, intraprendendo subito la carriera giornalistica come collaboratore de Le Point e di USA today, infine per il quotidiano economico e per la radio della Confindustria.
Nel 2006 ha pubblicato per Longanesi il suo primo libro, “Germania, questa sconosciuta,” un saggio sotto forma di racconto che affronta la realtà tedesca del dopoguerra, tentando di superare stereotipi e luoghi comuni. Nel 2008 è uscito il suo secondo libro “Misto Europa. Immigrati e nuove società: un viaggio nel Vecchio Continente”, un saggio edito da Longanesi sull'integrazione e il multiculturalismo nell'Europa del XXI secolo. Nel 2009 ha realizzato un libro-intervista con l'ex Ministro dell'Economia italiana Tommaso Padoa-Schioppa, dal titolo La veduta corta. Nel 2011, dopo undici anni nell'ufficio di corrispondenza del Sole 24 Ore a Francoforte, diventa corrispondente a Bruxelles.
Ha scritto diversi libri: La veduta corta, Misto europa immigrati e nuove società un viaggio nel Vecchio Continente, Germania, questa sconosciuta, e, insieme a Sergio Romano, il volume "La Chiesa contro" (Longanesi 2012)
Il 29 maggio Giulio Giorello presenta il libro “Il tradimento”.
Sergio Romano, noto commentatore del Corriere della Sera, prende in esame l'atteggiamento delle gerarchie cattoliche di fronte alle due grandi rivoluzioni dei nostri anni. La prima è quella dei costumi sessuali, che non vuol dire solo maggiore facilità dei rapporti ma una vasta revisione dei ruoli maschio femmina dentro e fuori della famiglia e del lavoro. La seconda riguarda la bioetica, che vuol dire modi nuovi di procreare, nascere, morire. Modi nuovi significa, prima ancora che una serie di azioni, una nuova concezione di questi temi fondamentali. Se a ciò si aggiungono la crisi profonda delle vocazioni sacerdotali e gli scricchiolii di una teologia invecchiata, spesso criticata anche all'interno, si capisce bene l'inquietudine che stimola la reattività della Chiesa. Il che riporta alla citazione iniziale poiché l'insieme di queste "rivoluzioni" va a colpire un terreno (inizio e fine della vita, procreazione) sul quale tutte le religioni, in ogni cultura umana, hanno sempre cercato di esercitare l'assoluto monopolio.
In Italia il contrasto tra Chiesa e classe politica assume una dimensione particolare data la secolare presenza sul territorio nazionale del Vaticano, istituzione di diritto internazionale in cui la spiritualità del Vangelo prende la forma di un potere statuale con un sovrano, un capo del governo, un governo. Il precedente presidente del Consiglio italiano, visitando il sommo pontefice nel giugno 2008, rilasciò un comunicato nel quale confermava "la speciale sintonia tra gli indirizzi dell'Italia e gli obiettivi morali e religiosi della Chiesa cattolica nel mondo".
Nella seconda parte del libro, il giornalista Beda Romano (ovvero Romano Jr.), ripercorre gli stessi temi da una prospettiva diversa.
Si tratta di un libro importante per chiarezza e concisione, ricco di pagine vibranti come quella in difesa del relativismo: "Il solo atteggiamento che ci permetta di vivere, senza spargere sangue, con chi ha convinzioni diverse dalle nostre".
Questo libro non concerne principalmente la Chiesa. Il suo scopo è quello di fornire al lettore uno sguardo complessivo sul modo in cui alcuni paesi dell'Unione europea cercano di adattare la loro legislazione alle due grandi rivoluzioni degli ultimi decenni: quella dei costumi sessuali e quella biologica o bioetica. La prima ha rimesso in discussione il rapporto tra i sessi, la struttura della famiglia e la sua stessa esistenza. La seconda ha offerto alla società umana nuovi modi per procreare, nascere e morire. La Chiesa cattolica è direttamente impegnata in queste battaglie giuridiche e scientifiche perché vede in esse una minaccia alla sua funzione e alla sua missione. Il matrimonio fra omosessuali, la contraccezione, l'aborto, la procreazione assistita, la fecondazione artificiale la clonazione, la ricerca sulle cellule staminali e il testamento biologico rimettono in discussione il suo insegnamento morale, le sue tradizioni e anche per molti aspetti la sua funzione di "notaio" nelle tappe fondamentali della vita. Non sorprende quindi che la Chiesa sia in queste vicende il maggiore partito d'opposizione e una forza di cui tutti gli Stati, anche se in misura diversa, devono tenere conto.
L’ufficiale pontificio con cui Goethe era in viaggio verso Perugia nell’autunno 1786 pose la domanda a bruciapelo: «A voi è permesso vivere in buona amicizia con una bella ragazza senza averla sposata? Lo ammettono i vostri preti?» Il poeta tedesco riportò nel Viaggio in Italia la propria risposta a Torquato Cesarei: «I nostri preti sono gente avveduta e non s’immischiano in codeste piccolezze. Naturalmente, se gliene chiedessimo licenza, non la concederebbero». Il capitano perugino esclamò allora: «Non avete dunque bisogno di chiederla? Beati voi! E dato che non vi confessate, essi non vengono a saperlo». Cesarei proseguì poi, secondo il racconto di Goethe, imprecando contro i suoi preti e cantando le lodi «della nostra beata libertà».
Sergio e Beda Romano percorrono all’inverso il viaggio del poeta. Se Goethe discese la penisola descrivendone l’arretratezza civile e religiosa, i due Romano risalgono un’Europa nord-occidentale aperta e dinamica, il cui sviluppo dipende, secondo gli autori, da un maturo rapporto tra Stato e Chiesa, tra scienza e fede. Identica a quella che emerge dallo scambio tra Goethe e Torquato Cesarei l’inquietudine: l’italiano sente di appartenere ad un’Europa nord-occidentale libera e mobile al cui modello agogna, ma anche ad un’Italia irrimediabilmente diversa e lontana. Se le due appartenenze confliggono, quanto pesa la religione? Quanto conta il conflitto tra cattolicesimo romano e modernità? E cosa rappresenta per l’Europa e per l’Italia una «Chiesa contro»?
I distinti itinerari dei due autori si sovrappongono, si integrano. Sergio Romano torna allo scontro tra Stato costituzionale ottocentesco e Chiesa di Roma, per raccontare lo sviluppo dei rapporti tra gli Stati liberaldemocratici e la «Chiesa contro». Il figlio Beda viaggia per gli stessi Paesi, ma segue le strade dei più recenti conflitti su famiglia, sessualità, medicina, e mostra i nessi tra la storia dei rapporti tra Stati e Chiese e l’approccio dei diversi Paesi alle questioni bioetiche.
Il viaggio di Sergio Romano è la storia di un conservatorismo cattolico che invano contrasta lo sviluppo tecnico-scientifico e la complessità socio-religiosa dell’Europa degli scambi e dei commerci. Così i liberali belgi di metà Ottocento sono, scrive l’autore, «persone spesso devotamente cattoliche, ma troppo moderne e intraprendenti per tollerare tutti i precetti della Chiesa romana ». In egual modo la Svizzera moderna nasce dal superamento della pregiudiziale cattolica e dall’affermarsi di «un patriottismo elvetico fondato sulla tolleranza»; e lo stesso Impero austro- ungarico deve cercare la propria stabilità nella «pacifica convivenza tra persone di religione diversa». Si dimostrano invincibili i due nemici della «Chiesa contro»: lo Stato moderno che preferisce alla legittimazione religiosa la sovranità di un popolo composto da cittadini di orientamenti diversi, e la liberal-democrazia dei diritti civili e della separazione dei poteri. Nel Novecento, scrive ancora Sergio Romano con particolare riferimento alla vicenda italiana, la «Chiesa contro» oscilla tra «il desiderio di una presenza politica nella società» e «il timore che quella presenza pregiudichi la sua autorità e libertà d’azione». Con i Patti lateranensi e i concordati con Hitler e Franco, il compromesso vince sull’intransigenza. Restituita alla sua sovranità e spinta dal nemico comunista, la Santa Sede si sente di nuovo Stato e abbraccia la logica concordataria: la «Chiesa contro», nota l’autore, si «diplomatizza», ovvero accetta, «come in tutti i rapporti diplomatici, la prospettiva dei compromessi e degli accomodamenti».
Sopravvissuta, e per giunta da vincitrice, al crollo del nazifascismo, la Chiesa si riconcilia con la modernità occidentale nel Concilio Vaticano II: il negoziato con i governi dei Paesi marxisti-leninisti, la celebre Ostpolitik vaticana, è il capolavoro di una Santa Sede sicura del proprio ruolo internazionale in nome di una Chiesa cattolica a suo agio nella modernità. Tutto cambia con la fine del comunismo e la saldatura tra la rivoluzione degli anni Sessanta e il liberalismo di Margaret Thatcher e Ronald Reagan. Il mondo è di nuovo ostile. La «Chiesa contro» rinasce nell’Europa secolarizzata, ma soprattutto negli Stati Uniti dove il cattolicesimo si trasforma da Chiesa degli immigrati in Chiesa «nazionale»; come scrive Sergio Romano, la nuova Chiesa cattolica americana si vuole dogmatica e liberale insieme: «dogmatica quando proclama le sue verità, liberale quando il libero mercato della fede le impone le sue norme». Una nuova miscela di intransigenza e compromesso muove la «Chiesa contro»: quella di un Giovanni Paolo II «contemporaneamente autoritario e popolare»; quella di un Benedetto XVI che, ancora secondo Romano, «mette definitivamente fine a qualsiasi pretesa ecumenica della Chiesa di Roma» e dà battaglia al relativismo culturale.
Si innesta qui il viaggio di Beda Romano. L’eutanasia svizzera, la clonazione britannica, il matrimonio gay olandese e spagnolo, sono l’esito del percorso raccontato dal padre Sergio. Dai testimoni intervistati e dai dati forniti, appare evidente come l’impossibilità di un veto cattolico elaborata dalla storia dei rapporti tra Stati e Chiese nell’Europa nord-occidentale abbia prodotto un biodiritto meno restrittivo e più ottimista nei confronti della scienza e della libertà del cittadino. Non a caso i medaglioni di Beda Romano da Amsterdam, da Monaco di Baviera, da Parigi mostrano come gli scontri bioetici riecheggino i conflitti interni alla Chiesa di Roma: il magistero cattolico in tema di sessualità, famiglia e bioetica suona lontano dai credenti quanto le posizioni sugli scandali sessuali, sul celibato dei preti e sul no al sacerdozio femminile. Se in alcuni Paesi lo scollamento tra realtà sociale e ideale cattolico è accettato come fisiologico, nell’Europa nord-occidentale la pretesa di coerenza agita i credenti. Soprattutto nel mondo di lingua tedesca, gli abbandoni e le proteste raccontano una «Chiesa contro» se stessa. Beda Romano vede proprio nella Germania di Benedetto XVI «il Paese che più di altri, al momento opportuno, indurrà la Chiesa a cambiare identità ». Nell’Europa nord-occidentale non esistono oasi felici, è la conclusione dei due autori, ma, scrive Sergio Romano, «la società che si conforma alle prescrizioni della Chiesa è destinata a essere scavalcata dalle altre».
Marco Ventura
Sergio Romano (Vicenza, 7 luglio 1929) è uno storico, scrittore, giornalista e diplomatico italiano. È giornalista pubblicista dal 1950.
Nato a Vicenza, cresce tra Milano e Genova in una famiglia della borghesia imprenditoriale. Terminato il liceo classico "Beccaria" di Milano, intraprende l'attività di giornalista praticante; nel 1952 si laurea in giurisprudenza all'Università statale di Milano, mentre interrompe gli studi in Scienze Politiche all'Università di Genova prima della laurea. Viaggia nelle capitali europee (Parigi, Londra, Vienna) da poco uscite dalla guerra. La frequentazione prolungata dell'Europa lo indirizza verso la carriera diplomatica: entrato alla Farnesina nel 1954, dopo quattro anni trascorsi a Roma viene assegnato alla sede di Londra, dove rimane fino al 1964. Rientrato a Roma per collaborare al gabinetto del ministro Saragat, quando quest'ultimo viene eletto presidente della Repubblica lo segue al Quirinale, assegnato alla segreteria generale della Presidenza.
Dal 1968 al 1977 è a Parigi e, dopo essere stato direttore generale delle relazioni culturali e ambasciatore alla NATO, conclude la sua carriera diplomatica a Mosca, nell'allora Unione Sovietica. Di questa sua esperienza è possibile farsi un'idea attraverso le Memorie di un conservatore (2002), ritratto conciso della classe burocratica e diplomatica italiana (e non solo) nell'epoca della guerra fredda.
Divenuto commentatore per alcune testate italiane (la Stampa, il Corriere della Sera, Limes, Il Mulino), curatore di una collana storica per la casa editrice Corbaccio, ha altresì insegnato all'Università della California, a Harvard, all'Università di Pavia, all'Università di Sassari e all'Università Bocconi di Milano. È inoltre presidente del Comitato generale premi della Fondazione Balzan e membro del Comitato Scientifico della rivista Geopolitica.
Nel 1993 ha vinto il Premio Nazionale Letterario Pisa nella sezione saggistica. Nel 2010 vince il premio "È giornalismo"[
Beda Romano (Roma, 7 aprile 1967) è un giornalista e scrittore italiano.
Figlio dell'ex ambasciatore Sergio Romano, dal 2011 è corrispondente da Bruxelles per il Sole 24 Ore.
Dopo essersi laureato in Scienze Politiche all'Università statale di Milano, specializzandosi in Diritto Internazionale, ha successivamente conseguito una laurea specialistica in Social Sciences presso la University of Chicago e un Diplôme d'études approfondies in Comparative Politics presso Sciences Po, Parigi, intraprendendo subito la carriera giornalistica come collaboratore de Le Point e di USA today, infine per il quotidiano economico e per la radio della Confindustria.
Nel 2006 ha pubblicato per Longanesi il suo primo libro, “Germania, questa sconosciuta,” un saggio sotto forma di racconto che affronta la realtà tedesca del dopoguerra, tentando di superare stereotipi e luoghi comuni. Nel 2008 è uscito il suo secondo libro “Misto Europa. Immigrati e nuove società: un viaggio nel Vecchio Continente”, un saggio edito da Longanesi sull'integrazione e il multiculturalismo nell'Europa del XXI secolo. Nel 2009 ha realizzato un libro-intervista con l'ex Ministro dell'Economia italiana Tommaso Padoa-Schioppa, dal titolo La veduta corta. Nel 2011, dopo undici anni nell'ufficio di corrispondenza del Sole 24 Ore a Francoforte, diventa corrispondente a Bruxelles.
Ha scritto diversi libri: La veduta corta, Misto europa immigrati e nuove società un viaggio nel Vecchio Continente, Germania, questa sconosciuta, e, insieme a Sergio Romano, il volume "La Chiesa contro" (Longanesi 2012)
Il 29 maggio Giulio Giorello presenta il libro “Il tradimento”.
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