martedì, novembre 08, 2011

Oggi pomeriggio Ayala, ospite della Rassegna culturale del Casinò di Sanremo





Oggi pomeriggio nel teatro dell’Opera del Casinò di Sanremo Giuseppe Ayala ha tenuta la conferenza su “Giustizia malata. Quali terapie?” Il magistrato è stato Introdotto da Ito Ruscigni.
Scrive Ayala:” Io penso, e l’ esperienza me lo conferma, che i giovani abbiano un grande bisogno di riferimenti certi, puliti e solidi cui ancorare le loro scelte future. Poter dare un contributo ad un’ esigenza tanto importante mi fa sentire in dovere di non risparmiarmi. Al tempo stesso, ricevo anch’io una contropartita significativa: quella di sentirmi utile ad una nobile causa. Infondo, è la storia della mia vita! Ho sempre dato quello che potevo. Ho conseguito successi. Ho anche perso più volte. Ma non mi sento sconfitto. E perciò ho una gran voglia di continuare. Farlo nell’ interesse dei giovani mi sembra la più alta tra tutte le opzioni possibili. Eccomi! ...”
Alcune riflessioni di Giuseppe Ayala sulla Giustizia italiana:
“Il tema dell’assetto istituzionale e costituzionale del pubblico ministero ha più o meno la mia età, quindi oltre cinquant’anni. Allora, scendendo dai massimi sistemi e andando al contesto della vita politica e istituzionale di questo momento, forse riusciamo a cogliere alcuni spunti che ci aiutano a riflettere sul problema. Il contesto, lo stato della giustizia penale italiana in questo momento: un disastro. La diagnostica c’è tutta, la terapia è difficile da individuare; quello che è sicuro è che siamo di fronte a un malato non dico terminale, per carità, non voglio usare toni apocalittici, ma certamente grave, che è il processo penale italiano. Cause della malattia: una serie di interventi normativi, succedutisi negli ultimi anni, assolutamente scoordinati tra loro, figli di un padre che non c’era, cioè un disegno riformatore organico, che si sono accavallati provocando una trasformazione dell’impianto originario del processo penale attraverso una sorta di corsa ad ostacoli, caratterizzata da una ipertrofia garantista, a fronte di altre garanzie invece sostanziali e non formali. Tutto questo ha creato di fatto il terreno di coltura di ogni tentazione ostruzionistica da parte dei difensori, con il risultato di appesantire ulteriormente il corso del processo. Tutti gli interventi riformatori che si sono succeduti dovevano avere il fine di contenere la lentezza: paradossalmente, l’hanno aggravata. Questo è il contesto nel quale ci muoviamo. Questa è la mia diagnosi.”
Il dott. Ayala dice:
“La giustizia italiana è lenta. Questo è il primo problema che va risolto. La lentezza, infatti, offusca la qualità del lavoro di magistrati e avvocati e rende l’Italia un Paese del Terzo Mondo. “Noi – ha continuato Ayala – offriamo un servizio ai cittadini, ma dobbiamo adeguarlo e renderlo degno di una democrazia moderna. Il cittadino non può attendere in media 9 anni, perchè il giudice si pronunci”. Oltre alla separazione delle carriere, per l’onorevole del Pd è necessario ridisegnare la geografia giudiziaria italiana. Tanti infatti gli uffici giudiziari che non hanno senso, sarebbe meglio, distribuire con razionalità il personale. Ayala fa l’esempio delle Corti d’Appello siciliane che, a suo dire, sono tante. Non ha senso averne quattro. Altro binario da rivedere, perchè si possa parlare di riforma giudiziaria, è quello del codice di procedura penale. “Non c’è dubbio – ha concluso Ayala – che quando si parla di lentezza e problemi della giustizia, il gioco dello scarica barile non funziona più, ma bisogna suddividere le responsabilità, perchè non sono solo dei magistrati”. E a proposito degli avvocati, Ayala pensa che sia spropositato il numero dell’Italia, pari a 280mila, a fronte, invece, degli ottomila francesi.
Giuseppe Maria Ayala (Caltanissetta, 18 maggio 1945) è un magistrato e politico italiano.
Dopo la laurea in giurisprudenza, conseguita all'Università degli studi di Palermo, esercitò la professione di sostituto procuratore della Repubblica, e fu pubblico ministero al primo maxiprocesso, diventando, poi, Consigliere di Cassazione. Fu amico di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, anche se non fece parte del "pool anti-mafia". Venne eletto alla Camera dei Deputati nel 1992, poco prima dell'omicidio di Falcone e Paolo Borsellino, diventando deputato nelle file del Partito Repubblicano Italiano.
In seguito a Tangentopoli, che lo vide partecipare attivamente ed alla crisi del PRI, Ayala passò ad Alleanza Democratica, confermando il seggio alla Camera dei deputati nel 1994. Dopo la scomparsa di AD aderì al progetto dell'Unione Democratica di Antonio Maccanico con la quale fu eletto al senato nel 1996 ma poi in corso di legislatura passò tra i Democratici di Sinistra, partito con il quale venne eletto senatore nel 2001 fino al 2006.
E’ stato Sottosegretario al Ministero di Grazia e Giustizia . Attualmente Ayala è consigliere presso la Corte di Appello dell'Aquila.

Nessun commento: