Giovedì 17 Marzo, presso l’Auditorium San Carlo di Albenga, nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, si è tenuto “I Mille volti di Liszt”, concerto pianistico del Maestro Massimiliano Damerini, organizzato grazie alla collaborazione tra Comune di Albenga, Palazzo Oddo Srl e Associazione InMostLight. A distanza di circa una settimana, l’Avv. Bruno Robello De Filippis, Consigliere Comunale con delega alla Cultura, ricorda la serata, un grande successo di critica e di pubblico. Di seguito, la nota firmata dal Consigliere:
Dopo un attimo di respiro
Quanto tempo è passato?
Fa giusto una settimana, sette giorni nei quali, pur in mezzo a tutte le bufere che stanno funestando sia il nostro pianeta sia – in sedicesimo – la nostra Città, ogni tanto il pensiero mi torna ad una serata magica, ad un momento che davvero - ne sono stato tra i promotori assieme al Sindaco naturalmente, a Roberto Tomatis, Ubaldo Pastorino e Maurizio Natoli - difficilmente dimenticherò, anzi che non voglio dimenticare.
Ho visto una Albenga nuova, o forse ho visto qualcosa che conoscevo già, di cui mi avevano parlato, ma stavolta l’ho vista con altri occhi.
Ho annusato l’atmosfera delle grandi occasioni, lo charme ed i profumi delle signore, i colori eleganti dei loro abiti, l’odore ruvido di dopobarba dei loro accompagnatori, un tricolore enorme che ci ricordava un momento glorioso e poi...nero, minaccioso, sulla scena un grande pianoforte.
Sembra un gigante addormentato, quasi quasi mi ci avvicino e lo tocco, chissà cosa farà...ma la concitazione degli ultimi momenti, gli ultimi ritocchi alla regia, tanta gente da ricevere, a cui stringere la mano, alla quale ricambiare un saluto mi ha distolto dal proposito dispettoso, meglio così!
Poi si abbassano le luci, tocca a me, ho investito molto in questa serata, e sento che accolgono con simpatia il mio intervento, poi tutti si alzano in piedi, mano sul cuore a cantare l’Inno, accompagnati dal pianoforte che si stava risvegliando, ed il San Carlo ha tremato per la prima volta.
Qualche minuto di pausa, qualche parola di Alessandro Damerini per introdurre il concerto e dare al Maestro la possibilità di concentrarsi.
Entra Massimiliano Damerini, si siede al pianoforte, chiude gli occhi e trattiene il fiato qualche istante, raccoglie tutte le note, quasi in trance, comincia a muovere le mani sulla tastiera, che letteralmente esplode sotto le sue dita.
Quel bestione nero che pareva addormentato si scatena, note basse che ti arrivavano allo stomaco, note acute che sembravano le nostre rondini quando garriscono in cerca di cibo in picchiata tra le torri, e proprio come le rondini quando si posano dopo aver compiuto giri immensi e misteriosi, tutte quelle note trovano compiutezza in accordi e melodie fascinose.
Sono rapito, Damerini ha comunicato la sua dimensione estatica a tutto il pubblico, ed ora io e tutti noi siamo preda dell’incantesimo della Musica, come in quella favola del ‘Pifferaio magico’ che mi raccontavano da bambino.
Già lo avevo sentito dire da Muti, alla domanda ‘Maestro, da che cosa capisce che il pubblico ha gradito l’esecuzione?’ questi rispose ‘dal silenzio che intercorre da quando si spegne l’ultima nota al momento in cui scoppia l’applauso’ che, adesso lo capisco, in quel silenzio arriva a liberarti da un’emozione che sta per prendere il sopravvento.
Applaudo, anzi tutti noi applaudiamo per liberarci da questo non so cosa, che ci porta sul punto di piangere, di ridere, di riconoscerci, abbracciarci, ma più importante ho ascoltato, ho percepito proprio quel silenzio di cui parlava Muti, quando il pubblico trattiene il fiato e nessuno osa spezzare l’incantesimo.
I primi pezzi passano veloci, è di nuovo il mio momento, di nuovo tutti in piedi per il dramma del Giappone; dopo la lettura su Hiroshima nel racconto di padre Arrupe rivolgiamo un pensiero alle vittime, di tutti i terremoti e di tutte le guerre, il brano che segue è dedicato alla festa della Trasfigurazione, il 6 Agosto, il giorno del lancio della prima bomba atomica.
Leggo ma la voce mi si spezza, non riesco a pensare ad altro che ai miei figli, ai miei cari, e mi chiedo se questo sia il mondo che gli voglio lasciare; accendo una candela e si spengono le luci; è stato un momento doloroso, un parto, ed ancora una volta, quando l’eco dell’ultima nota si è spenta, il pubblico è rimasto silenzioso, in piedi e poi di nuovo applausi, senza fine.
Si riaccendono le luci, arriva l’intervallo.
Qualche minuto, per tirare il fiato; immaginavo ‘tutto in discesa’ ed ho allentato la tensione, mi sono completamente abbandonato alla Musica, la sonata in si minore.
Quando il maestro ne ha annunciato la durata mi sono chiesto se sarei riuscito ad arrivare alla fine, ma tra logiche astruse, temi ricorrenti, riprese senza fine, variazioni senza soluzione di continuità, si è compiuta la magia ancora una volta, la tempesta di note è passata quasi senza accorgermene, mi sono chiesto ‘come, sono già passati 25 minuti?’ e me lo sono chiesto in quel silenzio che non è assenza di rumore, ma un silenzio assordante, positivo, muto di parole ma gravido di pensieri ed emozione.
Lunghi minuti di applausi scroscianti, Damerini esce 3 volte, si inchina, la nostra Città lo ha accolto e gli ha fatto sentire tutto il calore di cui è capace, tanto che, quasi allo stremo delle forze, ci regala un bis, lo studio di esecuzione trascendentale n. 9.
Ancora una volta brividi, le persone si sporgevano con la testa a guardare le mani che scorrevano fluide, libere, quasi come accarezzassero aria o nuvole, niente tra esse e la Musica.
Niente tra di noi e l’Arte, tutto dimenticato, tutto perdonato.
Altri applausi, il San Carlo continua a tremare, il Maestro esce e ringrazia, poi tutti sul palco a ringraziare il pubblico, lontani dalle logiche di tutti i giorni, in un momento magico.
Ne voglio degli altri di questi momenti, lavorerò per averne degli altri, altre volte voglio ritrovare questa Albenga che ogni tanto si dimentica di sé stessa.
Io ci credo.
Avv. Bruno Robello De Filippis
Dopo un attimo di respiro
Quanto tempo è passato?
Fa giusto una settimana, sette giorni nei quali, pur in mezzo a tutte le bufere che stanno funestando sia il nostro pianeta sia – in sedicesimo – la nostra Città, ogni tanto il pensiero mi torna ad una serata magica, ad un momento che davvero - ne sono stato tra i promotori assieme al Sindaco naturalmente, a Roberto Tomatis, Ubaldo Pastorino e Maurizio Natoli - difficilmente dimenticherò, anzi che non voglio dimenticare.
Ho visto una Albenga nuova, o forse ho visto qualcosa che conoscevo già, di cui mi avevano parlato, ma stavolta l’ho vista con altri occhi.
Ho annusato l’atmosfera delle grandi occasioni, lo charme ed i profumi delle signore, i colori eleganti dei loro abiti, l’odore ruvido di dopobarba dei loro accompagnatori, un tricolore enorme che ci ricordava un momento glorioso e poi...nero, minaccioso, sulla scena un grande pianoforte.
Sembra un gigante addormentato, quasi quasi mi ci avvicino e lo tocco, chissà cosa farà...ma la concitazione degli ultimi momenti, gli ultimi ritocchi alla regia, tanta gente da ricevere, a cui stringere la mano, alla quale ricambiare un saluto mi ha distolto dal proposito dispettoso, meglio così!
Poi si abbassano le luci, tocca a me, ho investito molto in questa serata, e sento che accolgono con simpatia il mio intervento, poi tutti si alzano in piedi, mano sul cuore a cantare l’Inno, accompagnati dal pianoforte che si stava risvegliando, ed il San Carlo ha tremato per la prima volta.
Qualche minuto di pausa, qualche parola di Alessandro Damerini per introdurre il concerto e dare al Maestro la possibilità di concentrarsi.
Entra Massimiliano Damerini, si siede al pianoforte, chiude gli occhi e trattiene il fiato qualche istante, raccoglie tutte le note, quasi in trance, comincia a muovere le mani sulla tastiera, che letteralmente esplode sotto le sue dita.
Quel bestione nero che pareva addormentato si scatena, note basse che ti arrivavano allo stomaco, note acute che sembravano le nostre rondini quando garriscono in cerca di cibo in picchiata tra le torri, e proprio come le rondini quando si posano dopo aver compiuto giri immensi e misteriosi, tutte quelle note trovano compiutezza in accordi e melodie fascinose.
Sono rapito, Damerini ha comunicato la sua dimensione estatica a tutto il pubblico, ed ora io e tutti noi siamo preda dell’incantesimo della Musica, come in quella favola del ‘Pifferaio magico’ che mi raccontavano da bambino.
Già lo avevo sentito dire da Muti, alla domanda ‘Maestro, da che cosa capisce che il pubblico ha gradito l’esecuzione?’ questi rispose ‘dal silenzio che intercorre da quando si spegne l’ultima nota al momento in cui scoppia l’applauso’ che, adesso lo capisco, in quel silenzio arriva a liberarti da un’emozione che sta per prendere il sopravvento.
Applaudo, anzi tutti noi applaudiamo per liberarci da questo non so cosa, che ci porta sul punto di piangere, di ridere, di riconoscerci, abbracciarci, ma più importante ho ascoltato, ho percepito proprio quel silenzio di cui parlava Muti, quando il pubblico trattiene il fiato e nessuno osa spezzare l’incantesimo.
I primi pezzi passano veloci, è di nuovo il mio momento, di nuovo tutti in piedi per il dramma del Giappone; dopo la lettura su Hiroshima nel racconto di padre Arrupe rivolgiamo un pensiero alle vittime, di tutti i terremoti e di tutte le guerre, il brano che segue è dedicato alla festa della Trasfigurazione, il 6 Agosto, il giorno del lancio della prima bomba atomica.
Leggo ma la voce mi si spezza, non riesco a pensare ad altro che ai miei figli, ai miei cari, e mi chiedo se questo sia il mondo che gli voglio lasciare; accendo una candela e si spengono le luci; è stato un momento doloroso, un parto, ed ancora una volta, quando l’eco dell’ultima nota si è spenta, il pubblico è rimasto silenzioso, in piedi e poi di nuovo applausi, senza fine.
Si riaccendono le luci, arriva l’intervallo.
Qualche minuto, per tirare il fiato; immaginavo ‘tutto in discesa’ ed ho allentato la tensione, mi sono completamente abbandonato alla Musica, la sonata in si minore.
Quando il maestro ne ha annunciato la durata mi sono chiesto se sarei riuscito ad arrivare alla fine, ma tra logiche astruse, temi ricorrenti, riprese senza fine, variazioni senza soluzione di continuità, si è compiuta la magia ancora una volta, la tempesta di note è passata quasi senza accorgermene, mi sono chiesto ‘come, sono già passati 25 minuti?’ e me lo sono chiesto in quel silenzio che non è assenza di rumore, ma un silenzio assordante, positivo, muto di parole ma gravido di pensieri ed emozione.
Lunghi minuti di applausi scroscianti, Damerini esce 3 volte, si inchina, la nostra Città lo ha accolto e gli ha fatto sentire tutto il calore di cui è capace, tanto che, quasi allo stremo delle forze, ci regala un bis, lo studio di esecuzione trascendentale n. 9.
Ancora una volta brividi, le persone si sporgevano con la testa a guardare le mani che scorrevano fluide, libere, quasi come accarezzassero aria o nuvole, niente tra esse e la Musica.
Niente tra di noi e l’Arte, tutto dimenticato, tutto perdonato.
Altri applausi, il San Carlo continua a tremare, il Maestro esce e ringrazia, poi tutti sul palco a ringraziare il pubblico, lontani dalle logiche di tutti i giorni, in un momento magico.
Ne voglio degli altri di questi momenti, lavorerò per averne degli altri, altre volte voglio ritrovare questa Albenga che ogni tanto si dimentica di sé stessa.
Io ci credo.
Avv. Bruno Robello De Filippis
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