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Il titolo del disco che l’ensemble musicale ha appena inciso, è “Guviernu puorcu, latru, camurrista (e l’amuri)” e malgrado i testi in dialetto risalgano al periodo che segue l’unificazione d’Italia (1861), si resta sorpresi dall’attualità dei temi. Le tasse, la miseria, i soprusi continui, con un re piemontese sordo ai lamenti della sua gente, la nostalgia dell’epoca borbonica. Un urlo poetico dettato dalla rabbia mista a fame; e l’ironia di chi deve per forza giocare con l’amaro della vita.
“Ars populi” sono Guido Bottaro (pianista che collabora con Antonella Ruggiero), Pino Di Stadio, batterista, Giovanni La Grotteria, voce e chitarra, Gabriele Mina, che da antropologo collabora nella ricerca di storie che vivono insieme alla musica.
Si legge nella presentazione della serata: “Cantano in dialetto. Vengono dal mondo classico dal tango e dal jazz, dallo studio severo dei conservatori e delle accademie, convinti che una operazione artistica è sempre sintesi unificante dell’intera storia musicale ed ha per riferimento culturale il mondo intero. Sono musica i suoni delle parole di qualsiasi lingua o dialetto e se l’artista sente affinità con quei fonemi nasce lo stimolo a farne materiale di ricerca che travalica le appartenenze territoriali e linguistiche. “Guviernu puorcu latru camurrista (e l’amuri)” sta girando l’Italia trovando consensi al di là delle categorie sociali e di età. Si resta ipnotizzati dalla forza trascinante della musica suonata bene, dall’originalità delle composizioni e dalla bellezza delle storie. Ancora una volta il morso di quel ragno, la tarantola, che scatena una incontenibile voglia di ballare ha prodotto la sua magia".
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