Giovedì 24 giugno, alle ore 17.00, presso il Museo Civico di Palazzo Borea D’Olmo, a Sanremo, avrà luogo l’inaugurazione della Mostra “Dall’Appennino Tosco-Emiliano alla Riviera di Ponente: cestai e floricoltura dai primi del ‘900 agli anni Sessanta. Storia e tradizione di una produzione artigianale”, realizzata dall’Istituto Internazionale di Studi Liguri – Sezione di Sanremo in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Sanremo, l’Unione Industriali della Provincia di Imperia ed il Centro Servizi per la Floricultura della Regione Liguria.
La mostra è la conclusione di una ricerca storica e documentaristica relativa all’attività dei cestai nella Riviera di Ponente.
Quest’attività, a partire dai primi decenni e sino agli anni sessanta del secolo scorso, ha costituito una vera e propria industria a sostegno della commercializzazione dei prodotti floricoli senza, tuttavia, lasciare documenti ufficiali. Per questo, con il passare degli anni, molte informazioni rischiavano di perdersi con la progressiva scomparsa di coloro che avevano lavorato in questo settore.
La maggior parte di questi artigiani proveniva da un ben preciso territorio, compreso tra alcuni comuni dell’Appennino Tosco-Emiliano che, a partire dall’inizio del XX secolo, si trasferirono, sempre in maggior numero, conseguentemente alla crescita della produzione ed esportazione dei fiori della Riviera, prima in Francia e poi nella Riviera di Ponente per svolgere quest’attività. Renzo Nerattini, studioso delle tradizioni locali proprio di uno quei comuni, Castel di Casio, in provincia di Bologna, che hanno fornito la manodopera più numerosa, ha raccolto una notevole quantità di materiale documentario ed iconografico presso coloro che sono stati impiegati nella realizzazione di questi manufatti, cercando di supplire alla mancanza di documenti scritti o amministrativi.
Ne è risultato un quadro che testimonia ampiamente l’importanza fondamentale che ha avuto il lavoro dei cestai nella commercializzazione dei fiori recisi, anche in considerazione del volume di prodotto realizzato, che ha raggiunto spesso quantità industriali, essendo, sostanzialmente, l’unico mezzo di imballaggio utilizzato per la spedizione, fino a quando il più economico cartone ha sostituito i cesti di canna decretando, così, la fine di questa tradizionale attività.
La produzione artigianale di cesti aveva raggiunto, infatti, un volume d’affari ingente, coinvolgendo centinaia di addetti e con decine di imprenditori che si erano dedicati a questo “business”. Basti pensare che nei periodi di maggior prosperità della produzione floricola della riviera, in particolare negli anni ’30 del secolo scorso, venivano prodotte dalle 800mila a un milione di ceste! Un dato “impressionante” per la sua entità e che, da solo, può dare l’idea di cosa era arrivata ad essere per Sanremo quest’attività produttiva collaterale di cui si è persa, purtroppo, quasi ogni traccia.
«Per la prima volta – commenta l’Assessore alla Cultura Giuseppe Di Meco - la realizzazione di cesti per la spedizione della produzione floricola sanremese e della Liguria viene messa in luce attraverso un’iniziativa corredata da un apparato fotografico, didascalico ed espositivo di oggetti e strumenti utilizzati all’inizio del ‘900. Le ceste di vimini raggiungevano, oltre l’Italia, gli Stati di tutta Europa, esportando, con i fiori che sse contenevano, questa produzione tipica del nostro territorio».
«Il grande merito della mostra – conclude l’Assessore Di Meco – è quello di riportare alla luce, e quindi di restituire alla città, una parte quasi sconosciuta della sua storia Il mio augurio è che venga visitata soprattutto dai più giovani, da coloro, cioè, che non hanno mai visto le caratteristiche ceste di vimini, affinchè possano conoscere questa peculiarità del passato della loro Sanremo». La mostra è stata finanziata con il contributo dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Sanremo,.
Rimarrà aperta nei locali del Museo Civico di Palazzo Borea d’Olmo (in Via Matteotti n. 143) dal 24 giugno all’11 luglio 2010, da martedì al sabato: ore 9-19.
La mostra è la conclusione di una ricerca storica e documentaristica relativa all’attività dei cestai nella Riviera di Ponente.
Quest’attività, a partire dai primi decenni e sino agli anni sessanta del secolo scorso, ha costituito una vera e propria industria a sostegno della commercializzazione dei prodotti floricoli senza, tuttavia, lasciare documenti ufficiali. Per questo, con il passare degli anni, molte informazioni rischiavano di perdersi con la progressiva scomparsa di coloro che avevano lavorato in questo settore.
La maggior parte di questi artigiani proveniva da un ben preciso territorio, compreso tra alcuni comuni dell’Appennino Tosco-Emiliano che, a partire dall’inizio del XX secolo, si trasferirono, sempre in maggior numero, conseguentemente alla crescita della produzione ed esportazione dei fiori della Riviera, prima in Francia e poi nella Riviera di Ponente per svolgere quest’attività. Renzo Nerattini, studioso delle tradizioni locali proprio di uno quei comuni, Castel di Casio, in provincia di Bologna, che hanno fornito la manodopera più numerosa, ha raccolto una notevole quantità di materiale documentario ed iconografico presso coloro che sono stati impiegati nella realizzazione di questi manufatti, cercando di supplire alla mancanza di documenti scritti o amministrativi.
Ne è risultato un quadro che testimonia ampiamente l’importanza fondamentale che ha avuto il lavoro dei cestai nella commercializzazione dei fiori recisi, anche in considerazione del volume di prodotto realizzato, che ha raggiunto spesso quantità industriali, essendo, sostanzialmente, l’unico mezzo di imballaggio utilizzato per la spedizione, fino a quando il più economico cartone ha sostituito i cesti di canna decretando, così, la fine di questa tradizionale attività.
La produzione artigianale di cesti aveva raggiunto, infatti, un volume d’affari ingente, coinvolgendo centinaia di addetti e con decine di imprenditori che si erano dedicati a questo “business”. Basti pensare che nei periodi di maggior prosperità della produzione floricola della riviera, in particolare negli anni ’30 del secolo scorso, venivano prodotte dalle 800mila a un milione di ceste! Un dato “impressionante” per la sua entità e che, da solo, può dare l’idea di cosa era arrivata ad essere per Sanremo quest’attività produttiva collaterale di cui si è persa, purtroppo, quasi ogni traccia.
«Per la prima volta – commenta l’Assessore alla Cultura Giuseppe Di Meco - la realizzazione di cesti per la spedizione della produzione floricola sanremese e della Liguria viene messa in luce attraverso un’iniziativa corredata da un apparato fotografico, didascalico ed espositivo di oggetti e strumenti utilizzati all’inizio del ‘900. Le ceste di vimini raggiungevano, oltre l’Italia, gli Stati di tutta Europa, esportando, con i fiori che sse contenevano, questa produzione tipica del nostro territorio».
«Il grande merito della mostra – conclude l’Assessore Di Meco – è quello di riportare alla luce, e quindi di restituire alla città, una parte quasi sconosciuta della sua storia Il mio augurio è che venga visitata soprattutto dai più giovani, da coloro, cioè, che non hanno mai visto le caratteristiche ceste di vimini, affinchè possano conoscere questa peculiarità del passato della loro Sanremo». La mostra è stata finanziata con il contributo dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Sanremo,.
Rimarrà aperta nei locali del Museo Civico di Palazzo Borea d’Olmo (in Via Matteotti n. 143) dal 24 giugno all’11 luglio 2010, da martedì al sabato: ore 9-19.
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