Sabato 28 gennaio 2012 alle ore 16.30, presso Palazzo Peloso Cepolla ad Albenga, il Dott. Mauro Bico, collaboratore dell’Accademia della Crusca, terrà una conferenza-lezione sulla toponomastica del comprensorio ingauno, organizzata dalla Sezione Ingauna dell’Istituto di Studi Liguri.
L’intervento verterà sull’esposizione dei primi risultati di una ricerca cominciata alcuni anni fa, promossa dalla Regione Liguria e denominata Archivio toponomastico della Liguria. Tale ricerca, mirante a coprire tutte le zone che vanno a formare il variegato quadro morfologico della nostra regione da Sarzana a Ventimiglia, ha avuto come scopo la raccolta e la schedatura dei toponimi liguri, grande patrimonio di nomi in dialetto dei luoghi di sfruttamento agricolo, nonché serbatoio pressoché inesauribile di indicazioni sull’antropizzazione dell’entroterra ma anche della costa. In altre parole, nomi come zunchéu, zerbà, bandìa non indicano soltanto un tipo di utilizzo economico del nostro territorio; non vanno a designare esclusivamente appezzamenti di terreno più o meno grandi, ma ci restituiscono una mappa, un mosaico (come recita il titolo), potremmo dire un grandioso affresco sociale, economico e culturale di quella civiltà rurale dei nostri padri e dei nostri nonni, che ormai alimenta soltanto una stanca elegia dei bei tempi andati.
Il lavoro, svolto sotto l’attenta e appassionata guida scientifica della Prof.ssa Giulia Petracco Sicardi, è stato compiuto per la maggior parte grazie all’opera di volontariato culturale dei numerosi soci dell’Istituto di Studi Liguri di Albenga che, schede alla mano, sono andati a intervistare pazientemente persone di quarta o quinta età (come si direbbe oggi), indispensabili per la loro memoria storica. Si sono privilegiate, infatti, le fonti orali rispetto a quelle catastali (pur disponibili), per un’esigenza di maggiore aderenza all’archetipo del toponimo, ossia un nome il più antico e vicino all’”originale” possibile, in quanto i vari trascrittori (geografi o militari che fossero) nel corso delle epoche hanno dato luogo a vere e proprie storpiature che, come nel caso del catasto napoleonico ma anche delle carte dell’Istituto Geografico Militare, hanno opacizzato o addirittura cancellato il nome più antico e quindi probabilmente autentico.
Lo scopo finale della ricerca, ancora da perfezionare, sarà quindi quello di affiancare il versante linguistico a quello storico: da una parte, infatti, una storia del paesaggio produttivo ingauno e ligure, dall’altra l’etimologia, l’origine di parole che, a cavallo dei secoli, sono giunte a noi più o meno fortunosamente, e ci recano, a mo’ di staffette ricoperte dalle incrostazioni del tempo, notizie dal passato, per dirci chi siamo stati e forse chi saremo.
L’intervento verterà sull’esposizione dei primi risultati di una ricerca cominciata alcuni anni fa, promossa dalla Regione Liguria e denominata Archivio toponomastico della Liguria. Tale ricerca, mirante a coprire tutte le zone che vanno a formare il variegato quadro morfologico della nostra regione da Sarzana a Ventimiglia, ha avuto come scopo la raccolta e la schedatura dei toponimi liguri, grande patrimonio di nomi in dialetto dei luoghi di sfruttamento agricolo, nonché serbatoio pressoché inesauribile di indicazioni sull’antropizzazione dell’entroterra ma anche della costa. In altre parole, nomi come zunchéu, zerbà, bandìa non indicano soltanto un tipo di utilizzo economico del nostro territorio; non vanno a designare esclusivamente appezzamenti di terreno più o meno grandi, ma ci restituiscono una mappa, un mosaico (come recita il titolo), potremmo dire un grandioso affresco sociale, economico e culturale di quella civiltà rurale dei nostri padri e dei nostri nonni, che ormai alimenta soltanto una stanca elegia dei bei tempi andati.
Il lavoro, svolto sotto l’attenta e appassionata guida scientifica della Prof.ssa Giulia Petracco Sicardi, è stato compiuto per la maggior parte grazie all’opera di volontariato culturale dei numerosi soci dell’Istituto di Studi Liguri di Albenga che, schede alla mano, sono andati a intervistare pazientemente persone di quarta o quinta età (come si direbbe oggi), indispensabili per la loro memoria storica. Si sono privilegiate, infatti, le fonti orali rispetto a quelle catastali (pur disponibili), per un’esigenza di maggiore aderenza all’archetipo del toponimo, ossia un nome il più antico e vicino all’”originale” possibile, in quanto i vari trascrittori (geografi o militari che fossero) nel corso delle epoche hanno dato luogo a vere e proprie storpiature che, come nel caso del catasto napoleonico ma anche delle carte dell’Istituto Geografico Militare, hanno opacizzato o addirittura cancellato il nome più antico e quindi probabilmente autentico.
Lo scopo finale della ricerca, ancora da perfezionare, sarà quindi quello di affiancare il versante linguistico a quello storico: da una parte, infatti, una storia del paesaggio produttivo ingauno e ligure, dall’altra l’etimologia, l’origine di parole che, a cavallo dei secoli, sono giunte a noi più o meno fortunosamente, e ci recano, a mo’ di staffette ricoperte dalle incrostazioni del tempo, notizie dal passato, per dirci chi siamo stati e forse chi saremo.
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