Alla luce dell’attuale difficile situazione economica, che mette in forse l’attuazione delle politiche pubbliche in tutti i settori ed in particolare in quello ambientale, in qualità di soggetti gestori dei Parchi regionali intendiamo fornire un nostro contributo al dibattito apertosi nelle scorse settimane.
In Liguria, a partire dal 2000 circa e con forza crescente sino a ieri, si è vista fiorire una stagione di confronto sul tema dei parchi e delle aree protette unica e irripetibile. Una fase promossa, in fase legislativa, anche dalla Regione Liguria, e fatta di dibattiti, di conferenze, di pubblici confronti sui grandi temi della tutela dei beni comuni che ha coinvolto le amministrazioni locali, gli abitanti dei Parchi, le categorie economiche, il mondo della scuola e quello della politica e che ha reso partecipi le associazioni e le forze sociali.
Una stagione che ha fatto cultura, che ha generato nuove sensibilità ambientali, che ha contaminato ogni schieramento e che ha contribuito a modificare uno stereotipo, oggi ampiamente superato, di una Regione che veniva generalmente percepita ricca delle sole risorse di mare e di costa, con un turismo essenzialmente estivo-balneare e che invece si è riscoperta anche come prezioso patrimonio verde, palestra di attività outdoor e di sport nella natura e scrigno di storia, cultura e tradizioni, vedendo attenuate le disparità fra riviera ricca e entroterra povero anche grazie a una efficace, ma non scontata a priori, traduzione delle finalità protettive dei Parchi in costante stimolo per lo sviluppo economico.
Le conseguenze di una attenta, costante e minuziosa azione di valorizzazione dei Parchi e delle Aree Protette di Liguria trovano un ben chiaro riscontro nella realtà attuale e trovano conferma nel gradimento delle popolazioni dei Parchi, nel superamento di storici conflitti fra tutela dell’ambiente e attività venatoria, come efficacemente testimoniato anche dalle richieste di nuove adesioni, praticamente ovunque, da parte dei Comuni confinanti.
Questo impegno è stato fino ad oggi supportato dalla costante volontà politica della Regione Liguria, che ha scelto nelle proprie strategie di mettere al riparo il proprio patrimonio naturale e culturale, affidandone la gestione e la valorizzazione, attraverso procedure condivise, al territorio e ottenendone, a fronte di costi modestissimi (i Parchi liguri costano oggi l’equivalente di un cappuccino all’anno ai contribuenti), importanti ritorni in termini di risultati e di visibilità non solo a livello locale.
È importante sottolineare, in un momento in cui la situazione economica è particolarmente difficile, che gli Enti di gestione dei Parchi regionali liguri, privi, salvo Portofino, della componente di vigilanza che pure era prevista nelle iniziali piante organiche, sono dotati di strutture essenziali, esenti da sprechi, con un costo della politica risibile e comunque autonomamente e ulteriormente ridotto nel rispetto delle più recenti normative. La capacità stessa dimostrata in questi anni da strutture così minimali che pure hanno saputo interpretare le necessità dei territori, con la realizzazione di progetti e infrastrutture condivisi e adeguati alla conoscenza e alla fruizione, che hanno produttivamente saputo utilizzare al meglio, attraverso l’attivazione di bandi e progetti europei, i fondi in conto capitale ricevuti dalla Regione, rappresentano un modello di eccellenza amministrativa che non va sprecato.
Riteniamo che tutto ciò non debba essere né dimenticato né sottovalutato, specie in un momento come l’attuale in cui le difficoltà indotte dalla situazione generale dell’economia nazionale spingono inesorabilmente le Regioni a ridurre i propri finanziamenti in ogni comparto ove ciò risulti ancora possibile.
Se la situazione attuale riferibile alle risorse di bilancio attribuite nel 2011 – che di fatto ha drasticamente ridotto le attività ai minimi sostenibili – è stata sopportata con grande spirito di sacrificio, fronteggiando le difficoltà e riuscendo comunque a garantire la sussistenza degli Enti, in attesa di tempi migliori, non è possibile pensare al mantenimento di questi tagli anche per il 2012.
A nostro parere, quello del 2010 è il limite minimo di sussistenza da adottare: in caso contrario, si prospetta il collasso degli Enti Parco regionali della Liguria, l’impossibilità per gli stessi a dare risposte adeguate, seppure minime, alle esigenze attese dai territori di riferimento, l’incapacità di rispondere alla missione fondativa, l’inadeguatezza allo scopo. Ulteriori tagli di bilancio non potranno che annullare e cancellare, con i Parchi stessi, quel formidabile risultato di conquista civile di cui la stessa Regione Liguria è stata promotrice e prima protagonista e di cui, in questi dieci anni, ha potuto fregiarsi con giustificato orgoglio a livello nazionale.
Nutriamo la sincera e autentica convinzione che questa non sia la volontà dell’Amministrazione regionale e ci attendiamo un rinnovato impegno per consolidare politiche di tutela attiva delle risorse ambientali, capaci di favorire, al tempo stesso, attività di presidio e opportunità di lavoro nelle nostre valli e lungo la nostra costa.
In Liguria, a partire dal 2000 circa e con forza crescente sino a ieri, si è vista fiorire una stagione di confronto sul tema dei parchi e delle aree protette unica e irripetibile. Una fase promossa, in fase legislativa, anche dalla Regione Liguria, e fatta di dibattiti, di conferenze, di pubblici confronti sui grandi temi della tutela dei beni comuni che ha coinvolto le amministrazioni locali, gli abitanti dei Parchi, le categorie economiche, il mondo della scuola e quello della politica e che ha reso partecipi le associazioni e le forze sociali.
Una stagione che ha fatto cultura, che ha generato nuove sensibilità ambientali, che ha contaminato ogni schieramento e che ha contribuito a modificare uno stereotipo, oggi ampiamente superato, di una Regione che veniva generalmente percepita ricca delle sole risorse di mare e di costa, con un turismo essenzialmente estivo-balneare e che invece si è riscoperta anche come prezioso patrimonio verde, palestra di attività outdoor e di sport nella natura e scrigno di storia, cultura e tradizioni, vedendo attenuate le disparità fra riviera ricca e entroterra povero anche grazie a una efficace, ma non scontata a priori, traduzione delle finalità protettive dei Parchi in costante stimolo per lo sviluppo economico.
Le conseguenze di una attenta, costante e minuziosa azione di valorizzazione dei Parchi e delle Aree Protette di Liguria trovano un ben chiaro riscontro nella realtà attuale e trovano conferma nel gradimento delle popolazioni dei Parchi, nel superamento di storici conflitti fra tutela dell’ambiente e attività venatoria, come efficacemente testimoniato anche dalle richieste di nuove adesioni, praticamente ovunque, da parte dei Comuni confinanti.
Questo impegno è stato fino ad oggi supportato dalla costante volontà politica della Regione Liguria, che ha scelto nelle proprie strategie di mettere al riparo il proprio patrimonio naturale e culturale, affidandone la gestione e la valorizzazione, attraverso procedure condivise, al territorio e ottenendone, a fronte di costi modestissimi (i Parchi liguri costano oggi l’equivalente di un cappuccino all’anno ai contribuenti), importanti ritorni in termini di risultati e di visibilità non solo a livello locale.
È importante sottolineare, in un momento in cui la situazione economica è particolarmente difficile, che gli Enti di gestione dei Parchi regionali liguri, privi, salvo Portofino, della componente di vigilanza che pure era prevista nelle iniziali piante organiche, sono dotati di strutture essenziali, esenti da sprechi, con un costo della politica risibile e comunque autonomamente e ulteriormente ridotto nel rispetto delle più recenti normative. La capacità stessa dimostrata in questi anni da strutture così minimali che pure hanno saputo interpretare le necessità dei territori, con la realizzazione di progetti e infrastrutture condivisi e adeguati alla conoscenza e alla fruizione, che hanno produttivamente saputo utilizzare al meglio, attraverso l’attivazione di bandi e progetti europei, i fondi in conto capitale ricevuti dalla Regione, rappresentano un modello di eccellenza amministrativa che non va sprecato.
Riteniamo che tutto ciò non debba essere né dimenticato né sottovalutato, specie in un momento come l’attuale in cui le difficoltà indotte dalla situazione generale dell’economia nazionale spingono inesorabilmente le Regioni a ridurre i propri finanziamenti in ogni comparto ove ciò risulti ancora possibile.
Se la situazione attuale riferibile alle risorse di bilancio attribuite nel 2011 – che di fatto ha drasticamente ridotto le attività ai minimi sostenibili – è stata sopportata con grande spirito di sacrificio, fronteggiando le difficoltà e riuscendo comunque a garantire la sussistenza degli Enti, in attesa di tempi migliori, non è possibile pensare al mantenimento di questi tagli anche per il 2012.
A nostro parere, quello del 2010 è il limite minimo di sussistenza da adottare: in caso contrario, si prospetta il collasso degli Enti Parco regionali della Liguria, l’impossibilità per gli stessi a dare risposte adeguate, seppure minime, alle esigenze attese dai territori di riferimento, l’incapacità di rispondere alla missione fondativa, l’inadeguatezza allo scopo. Ulteriori tagli di bilancio non potranno che annullare e cancellare, con i Parchi stessi, quel formidabile risultato di conquista civile di cui la stessa Regione Liguria è stata promotrice e prima protagonista e di cui, in questi dieci anni, ha potuto fregiarsi con giustificato orgoglio a livello nazionale.
Nutriamo la sincera e autentica convinzione che questa non sia la volontà dell’Amministrazione regionale e ci attendiamo un rinnovato impegno per consolidare politiche di tutela attiva delle risorse ambientali, capaci di favorire, al tempo stesso, attività di presidio e opportunità di lavoro nelle nostre valli e lungo la nostra costa.
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