L’11 maggio nel Teatro del Casinò alle 16.30 Umberto Galimberti presenta il libro “I miti del nostro tempo”. Introduce l’autore Ito Ruscigni.
Culto della giovinezza, idolatria dell’intelligenza, ossessione della crescita economica. E ancora: tirannia della moda, ansia della perfezione corporea, perfino l’accettazione della guerra come evento ineluttabile e manifestazione di coraggio, lealtà, spirito di sacrificio. Sono i miti di oggi. O meglio, sono alcuni dei “falsi miti” che pervadono e plasmano la nostra società. Quelli che la pubblicità e i mezzi di comunicazione di massa propongono come valori e impongono come pratiche sociali, fornendo loro un linguaggio che li rende appetibili e desiderabili. Umberto Galimberti li passa in rassegna, li smonta, ne denuncia la natura ingannevole, mostrando come i falsi miti del mondo in cui viviamo siano in realtà “idee malate”, non avvertite come tali, e quindi tanto più capaci di diffondere i loro effetti nefasti senza trovare la minima resistenza. Un mito nasce quando i fatti e le pratiche di vita a cui si riferisce non sono formulati in un idioma appropriato. Demitizzarlo non significa negare quei fatti, ma restituirli al loro idioma. È necessario per questo un lavoro di svelamento e di smascheramento: un lavoro che da sempre ha visto i filosofi impegnati in prima linea, se è vero che la filosofia – almeno la migliore filosofia – è un continuo correttivo di idee stantie, divenute egemoni per forza d’abitudine, per eccesso di pratica e di condivisione, in fondo per la pigrizia del pensiero.
Introduzione
Vi prego, non siamo a scuola, e io non sono il vostro istruttore. Lasciate parlare le idee.
J. HILIMAN, Forme del potere (1996), p. 23.
Culto della giovinezza, idolatria dell’intelligenza, ossessione della crescita economica. E ancora: tirannia della moda, ansia della perfezione corporea, perfino l’accettazione della guerra come evento ineluttabile e manifestazione di coraggio, lealtà, spirito di sacrificio. Sono i miti di oggi. O meglio, sono alcuni dei “falsi miti” che pervadono e plasmano la nostra società. Quelli che la pubblicità e i mezzi di comunicazione di massa propongono come valori e impongono come pratiche sociali, fornendo loro un linguaggio che li rende appetibili e desiderabili. Umberto Galimberti li passa in rassegna, li smonta, ne denuncia la natura ingannevole, mostrando come i falsi miti del mondo in cui viviamo siano in realtà “idee malate”, non avvertite come tali, e quindi tanto più capaci di diffondere i loro effetti nefasti senza trovare la minima resistenza. Un mito nasce quando i fatti e le pratiche di vita a cui si riferisce non sono formulati in un idioma appropriato. Demitizzarlo non significa negare quei fatti, ma restituirli al loro idioma. È necessario per questo un lavoro di svelamento e di smascheramento: un lavoro che da sempre ha visto i filosofi impegnati in prima linea, se è vero che la filosofia – almeno la migliore filosofia – è un continuo correttivo di idee stantie, divenute egemoni per forza d’abitudine, per eccesso di pratica e di condivisione, in fondo per la pigrizia del pensiero.
Introduzione
Vi prego, non siamo a scuola, e io non sono il vostro istruttore. Lasciate parlare le idee.
J. HILIMAN, Forme del potere (1996), p. 23.
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