55 000 visitatori a Slow Fish 2009 Situazione mare-pesca difficile, ma molte le proposte positive e virtuose
Quasi 55 000 visitatori complessivi registrati alle ore 14.00 oggi, dato pressoché definitivo. Slow Fish quest’anno ha visto dunque un importante incremento di pubblico, più 20% circa rispetto all’edizione 2007. Soddisfazione per l’affluenza del pubblico che ha affollato l’area commerciale al piano superiore del padiglione (il mercato, l’area dei Presìdi Slow Food e gli spazi ristorazione), ma anche le aree dedicate alla didattica al piano mare e agli approfondimenti dei Laboratori dell’Acqua nel mezzanino. «Siamo riusciti a comunicare in maniera efficace i temi trattati da Slow Fish, anche grazie al lavoro d’informazione dei media che hanno raccontato l’evento con particolare attenzione. In virtù di questo il pubblico ha partecipato avendo già coscienza degli argomenti su cui volevamo porre l’accento» sottolinea Roberto Burdese, Presidente di Slow Food Italia. Le questioni trattate a Slow Fish 2009 erano idealmente riassunte nello slogan della manifestazione: C’era un mare di pesci… Partendo da questi puntini di sospensione, nei 4 giorni trascorsi all’interno del nuovo, suggestivo padiglione B della Fiera di Genova, si è posta l’attenzione sul futuro e si sono cercate risposte e soluzioni, per giungere alla fine ad affermare che ci potrà ancora essere un mare ricco di pesci, a patto che si tenga conto – in futuro – di una serie di aspetti. In primo luogo il ruolo del consumatore sarà sempre più fondamentale. La sua formazione deve essere continua, non a caso la campagna Mangiamoli Giusti non finisce con Slow Fish, ma continua con comunicazioni sul sito internet www.slowfood.it, incontri e altre iniziative. Secondo, bisogna superare con il dialogo gli steccati che separano le diverse categorie coinvolte (pescatori, commercianti, istituzioni, cuochi, università, consumatori…). Perché, senza la condivisione di problemi e soluzioni, la complessità delle questioni del mare, molto più difficili rispetto a quelle della terra, rimane irrisolvibile. Terzo, le ragioni del conservazionismo, che guarda con timore alle attività di carattere economico negli ambienti naturali, si debbono incontrare con le esigenze delle comunità della pesca e i bisogni dei consumatori. Alcune esperienze di aree marine protette hanno dimostrato che è possibile raggiungere questo equilibrio, nell’interesse di tutti. Quarto, emerge con evidenza che per non allontanare ulteriormente i consumatori dai pescatori e anzi porre in pratica le soluzioni auspicate, diventa decisivo il ruolo della filiera commerciale. A essa si chiede oggi di assumere maggiori responsabilità e di agire attivamente nel promuovere modelli di consumo più virtuosi, come le linee guida di Slow Fish hanno saputo illustrare al grande pubblico.Claudio Burlando, presidente Regione Liguria, ha dichiarato: «Questa quarta edizione ha rappresentato, con il successo ottenuto, il lancio definitivo di Slow Fish, e ha segnato, fra l’altro, anche il battesimo del nuovo padiglione B della Fiera di Genova, progettato da Jean Nouvel. In particolare, Slow Fish ha incrociato il lavoro della Regione Liguria di questi anni nel campo della sostenibilità ambientale e dei nuovi modelli di sviluppo. Fra questi il sostegno ai settori della pesca e dell’agricoltura per aiutare i pescatori e produttori locali, cioè coloro che difendono il nostro territorio, il mare e la terra, cioè gli interessi della nostra comunità. Credo che vi siano tutti i presupposti per continuare a dare centralità a questo impegno e lavorare per tenere alta l’attenzione su questi temi, attraverso eventi e iniziative sul territorio ligure anche nel biennio che ci separa dalla prossima edizione di Slow Fish, nel 2011». «Slow Fish torna tra due anni. La cadenza biennale è fondamentale per permettere la riflessione e la progettazione attenta del ricco programma che anima ogni edizione. Vogliamo implementare gli spazi educazione, specie per i più piccoli, un impegno ormai centrale in tutte le strategie di Slow Food» ha dichiarato ancora Burdese, continuando: «L’edizione 2009 di Slow Fish ha confermato che la situazione mare-pesca non è buona. Tra i dati più preoccupanti vi è sicuramente quello relativo all’enorme quantità di prodotto proveniente dalla pesca illegale, tema del Convegno Guardie e Ladri svoltosi sabato. Tuttavia protagonisti di Slow Fish 2009 sono stati i numerosi esempi positivi raccontati dalle comunità dei pescatori, da cui sono arrivate anche alcune buone idee. Come la proposta di indicare il tipo di pesca (industriale o artigianale) con il quale il prodotto è stato catturato: sarebbe un ottimo sistema per rendere consumatore ancora più consapevole del suo ruolo. Nei prossimi due anni lavoreremo per far sì che un numero ancora maggiore di esempi virtuosi sia presentato sul grande palcoscenico di Slow Fish 2011».
Quasi 55 000 visitatori complessivi registrati alle ore 14.00 oggi, dato pressoché definitivo. Slow Fish quest’anno ha visto dunque un importante incremento di pubblico, più 20% circa rispetto all’edizione 2007. Soddisfazione per l’affluenza del pubblico che ha affollato l’area commerciale al piano superiore del padiglione (il mercato, l’area dei Presìdi Slow Food e gli spazi ristorazione), ma anche le aree dedicate alla didattica al piano mare e agli approfondimenti dei Laboratori dell’Acqua nel mezzanino. «Siamo riusciti a comunicare in maniera efficace i temi trattati da Slow Fish, anche grazie al lavoro d’informazione dei media che hanno raccontato l’evento con particolare attenzione. In virtù di questo il pubblico ha partecipato avendo già coscienza degli argomenti su cui volevamo porre l’accento» sottolinea Roberto Burdese, Presidente di Slow Food Italia. Le questioni trattate a Slow Fish 2009 erano idealmente riassunte nello slogan della manifestazione: C’era un mare di pesci… Partendo da questi puntini di sospensione, nei 4 giorni trascorsi all’interno del nuovo, suggestivo padiglione B della Fiera di Genova, si è posta l’attenzione sul futuro e si sono cercate risposte e soluzioni, per giungere alla fine ad affermare che ci potrà ancora essere un mare ricco di pesci, a patto che si tenga conto – in futuro – di una serie di aspetti. In primo luogo il ruolo del consumatore sarà sempre più fondamentale. La sua formazione deve essere continua, non a caso la campagna Mangiamoli Giusti non finisce con Slow Fish, ma continua con comunicazioni sul sito internet www.slowfood.it, incontri e altre iniziative. Secondo, bisogna superare con il dialogo gli steccati che separano le diverse categorie coinvolte (pescatori, commercianti, istituzioni, cuochi, università, consumatori…). Perché, senza la condivisione di problemi e soluzioni, la complessità delle questioni del mare, molto più difficili rispetto a quelle della terra, rimane irrisolvibile. Terzo, le ragioni del conservazionismo, che guarda con timore alle attività di carattere economico negli ambienti naturali, si debbono incontrare con le esigenze delle comunità della pesca e i bisogni dei consumatori. Alcune esperienze di aree marine protette hanno dimostrato che è possibile raggiungere questo equilibrio, nell’interesse di tutti. Quarto, emerge con evidenza che per non allontanare ulteriormente i consumatori dai pescatori e anzi porre in pratica le soluzioni auspicate, diventa decisivo il ruolo della filiera commerciale. A essa si chiede oggi di assumere maggiori responsabilità e di agire attivamente nel promuovere modelli di consumo più virtuosi, come le linee guida di Slow Fish hanno saputo illustrare al grande pubblico.Claudio Burlando, presidente Regione Liguria, ha dichiarato: «Questa quarta edizione ha rappresentato, con il successo ottenuto, il lancio definitivo di Slow Fish, e ha segnato, fra l’altro, anche il battesimo del nuovo padiglione B della Fiera di Genova, progettato da Jean Nouvel. In particolare, Slow Fish ha incrociato il lavoro della Regione Liguria di questi anni nel campo della sostenibilità ambientale e dei nuovi modelli di sviluppo. Fra questi il sostegno ai settori della pesca e dell’agricoltura per aiutare i pescatori e produttori locali, cioè coloro che difendono il nostro territorio, il mare e la terra, cioè gli interessi della nostra comunità. Credo che vi siano tutti i presupposti per continuare a dare centralità a questo impegno e lavorare per tenere alta l’attenzione su questi temi, attraverso eventi e iniziative sul territorio ligure anche nel biennio che ci separa dalla prossima edizione di Slow Fish, nel 2011». «Slow Fish torna tra due anni. La cadenza biennale è fondamentale per permettere la riflessione e la progettazione attenta del ricco programma che anima ogni edizione. Vogliamo implementare gli spazi educazione, specie per i più piccoli, un impegno ormai centrale in tutte le strategie di Slow Food» ha dichiarato ancora Burdese, continuando: «L’edizione 2009 di Slow Fish ha confermato che la situazione mare-pesca non è buona. Tra i dati più preoccupanti vi è sicuramente quello relativo all’enorme quantità di prodotto proveniente dalla pesca illegale, tema del Convegno Guardie e Ladri svoltosi sabato. Tuttavia protagonisti di Slow Fish 2009 sono stati i numerosi esempi positivi raccontati dalle comunità dei pescatori, da cui sono arrivate anche alcune buone idee. Come la proposta di indicare il tipo di pesca (industriale o artigianale) con il quale il prodotto è stato catturato: sarebbe un ottimo sistema per rendere consumatore ancora più consapevole del suo ruolo. Nei prossimi due anni lavoreremo per far sì che un numero ancora maggiore di esempi virtuosi sia presentato sul grande palcoscenico di Slow Fish 2011».
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