Con l’anteprima nazionale di Terra Madre, il film documentario di Ermanno Olmi, è iniziato oggi Slow Food on Film Festival, la kermesse interamente dedicata a cinema e cibo, organizzata da Cineteca di Bologna e Slow Food, in programma fino a domenica a Bologna (www.slowfoodonfilm.com).Il documentario del regista bergamasco sintetizza i valori dell’omonimo meeting delle comunità del cibo, Terra Madre, che si svolge ogni due anni a Torino (ultima edizione 2008).Alla presentazione sono intervenuti Carlo Petrini, presidente Slow Food, e lo stesso Ermanno Olmi. Carlo Petrini ha sottolineato: «Un’iniziativa come Slow Food on Film testimonia quanto sia importante l’approccio filmico e documentaristico nel conservare e tramandare alle generazioni future la memoria contadina, fatta di saperi, cultura e tradizioni. Perché questa gente umile ci mostra la capacità dell’economia locale di affrontare e risolvere i grandi problemi del pianeta, come l’inquinamento, il sovrasfruttamento delle risorse, la sovranità alimentare e la giustizia sociale. I contadini di Terra Madre ci insegnano inoltre il rispetto per la natura e il rigetto dello spreco. Perché il cibo è quotidianità, è la nostra vita». Ermanno Olmi ha aggiunto: «Ormai siamo consapevoli della grave situazione in cui versa attualmente il nostro pianeta. Ma siamo noi come individui, come cittadini, che dobbiamo agire in prima persona per portare un vero e duraturo cambiamento. Temo invece che ci sia un atteggiamento per cui cerchiamo di demandare agli altri, soprattutto alla politica e alle istituzioni, il compito di rivoluzionare il nostro approccio alla Terra. E’ invece fondamentale un impegno serio, convinto, partecipato e sofferto da parte di tutti». Adriano Celentano, autore della canzone Un albero di trenta piani inserita nel film Terra Madre, non ha potuto presenziare alla cerimonia di apertura, ma ha voluto ugualmente portare il suo saluto a sancire lo stretto legame che lo unisce allo spirito del documentario: «Le speranze di Carlo ed Ermanno sono anche le mie, oggi più fragili perché gli uomini sono tenaci nel distruggere. Tenaci nell’iniquità».
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