martedì, marzo 22, 2011

Edoardo Boncinelli ha presentato il libro "Lettera a un bambino che vivrà 100 anni"

Edoardo Boncinelli nella sala Jo Ponti del Casinò di Sanremo ha presentato il libro “ Lettera a un Bambino che vivra’ 100 anni” come la Scienza ci renderà ( quasi ) immortali “ . L'autore è stato introdotto da Ito Ruscigni.
Edoardo Boncinelli insegna Fondamenti biologici della conoscenza all’Università Vita-Salute San Raffaele. Scrive sul “Corriere della Sera”. Tra i suoi ultimi libri con Rizzoli ricordiamo L’etica della vita (2008), Lo scimmione intelligente (con Giulio Giorello, 2009) e Perché non possiamo non dirci darwinisti (2009).
LETTERA AD UN BAMBINO CHE VIVRA' 100 ANNI
I recentissimi progressi della biologia e della genetica offriranno, nel prossimo futuro, nuove e clamorose prospettive per mettere in scacco l'invecchiamento: queste nuove prospettive sono al centro dell'ultimo libro del genetista Edoardo Boncinelli, dal titolo. Lettera ad un bambino che vivrà 100 anni. Come la scienza ci renderà (quasi) immortali . Un libro immaginato come una lettera indirizzata ad un bambino che vivrà 100 anni: come spiega l'autore, infatti, un bambino che nasce oggi ha il 50 per cento di probabilità di superare il fatidico scoglio dei 100 anni di età. Non solo: questo bambino avrà anche ottime possibilità di raggiungere quell'età in buone condizioni di salute. La scienza – in particolare la genetica – sta contribuendo a definire con maggiore chiarezza questioni che avevano occupato forse più i filosofi che gli scienziati: perché e come invecchiamo, perché moriamo, perché ci ammaliamo, perché non possiamo rimanere eternamente giovani. L'invecchiamento è inevitabile. La morte lo è altrettanto. Boncinelli su questo è netto: non ci si illuda, qui non si tratta di diventare immortali o eternamente giovani.
L'invecchiamento è un processo al quale l'uomo, in qualità di vivente soggetto ai meccanismi rigorosi della natura, non può sottrarsi. La selezione naturale, infatti, ci porta al massimo del benessere fisico in età riproduttiva, riparando gli errori e i guasti che, inevitabilmente, affliggono gli individui anche in giovane età. Superata la soglia della maturità, però, la selezione naturale non ha più strumenti per controllare la degenerazione delle nostre cellule: rimaniamo come una macchina abbandonata a se stessa. Nelle nostre cellule, pertanto, si verificano una serie di errori che provocano diversi effetti negativi per la nostra salute. Questi errori provocano logoramento, consumazione, perdita di controllo e coordinamento. Alla base di questi errori ci sono alcuni geni che, direttamente o indirettamente, sono i responsabili di questi malfunzionamenti e peggioramenti. In passato, l'uomo ha già limitato con una buona efficacia l'incedere dell'invecchiamento. Soprattutto nel XX secolo la vita media – nei paesi sviluppati – si è alzata vertiginosamente. In Italia le donne hanno una speranza di vita che tocca gli 83 anni, gli uomini hanno da poco sfondato l'argine degli 80 anni di vita. Le cause di questo clamoroso progresso sono ricordate da Boncinelli nelle prime pagine del libro: fra queste è bene citare le migliorate condizioni igieniche e alimentari, i grandi progressi medici e sanitari, i trapianti, la prevenzione. Le nuove conoscenze della genetica, però, potrebbero consentirci di agire direttamente su quei geni che sono responsabili dell'invecchiamento: potremmo quindi agire direttamente sugli errori cellulari, non solo sugli effetti più esterni e visibili. Fra queste nuove tecniche è bene ricordare la terapia genica somatica (riguardante cioè determinate cellule del corpo, le cui conseguenze non verranno tramandate ai figli) e la terapia genica germinale (che agirà sulle cellule embrionali, che quindi modificheranno tutto il corpo e verranno trasmesse alla prole), le quali non sono prive di grandi sfide e domande sul versante bioetico. Questo dibattito è reso infuocato anche da altre tecniche e frontiere citate da Boncinelli nel suo libro, quali cellule staminali e clonazione (“uno dei tanti termini pseudoscientifici coniati dai media che hanno fatto molta presa sul pubblico”). Non è un caso che Boncinelli indirizzi il suo libro ad un bambino. Quel bambino è infatti il simbolo del futuro che incombe. La portata del libro di Boncinelli non è da valutare tanto sul piano scientifico, piuttosto su quello etico e sociale. L'autore fornisce più volte spunti di riflessione etici e filosofici, ma raramente si concede il lusso di proporre sentenze: è infatti compito del lettore riflettere e trarre le conclusioni morali del discorso. Quel lettore che deve riflettere è esattamente quel bambino che vivrà 100 anni: la lettera di Boncinelli è quindi rivolta alla società nel suo complesso, che deve interrogarsi e riflettere su come affrontare le nuove sfide offerte dagli sviluppi della biologia e della genetica. La società non può ignorare le conseguenze che l'allungamento della vita porterà nelle agende politiche di moltissimi paesi nel mondo. In Italia, ad esempio, avremo una popolazione composta in maggioranza da anziani, o meglio, da bambini di 100 anni: perché non solo vivremo di più, ma arriveremo ad età molto avanzate con condizioni di salute buone. Sarà possibile considerare “anziani” 80enni in grado di fare sport, molto attivi fisicamente e mentalmente? La lotta all'invecchiamento quindi fornirà indubbi benefici, soprattutto a livello individuale (è ovvio che tutti saremo contenti di vivere meglio e più a lungo), ma fornirà sfide ardue alle società e ai governi. Questi ultimi saranno in grado di rispondere a questi quesiti così impegnativi? Boncinelli, nel suo libro, invita più volte il giovane lettore – società a non tirarsi indietro davanti agli interrogativi posti dal progresso della scienza.
Naturalmente la scienza è la grande protagonista del libro. Il linguaggio di Boncinelli è come sempre chiaro, in grado di rendere semplici argomenti complessi e non certo immediati come la genetica e la biologia. Il discorso procede sempre in maniera chiarissima, spesso accattivante in diversi passaggi, anche grazie ad un'organizzazione logica semplice ma rigorosa che accompagna il lettore dalle premesse scientifiche agli sviluppi medici, fino alle sfide per il futuro. La scienza, secondo Boncinelli, sta fornendo all'uomo “l'affrancamento dai vincoli biologici e verso la propria emancipazione”: una scienza che apre un ventaglio di grandi possibilità e grandi innovazioni. È ovvio che le innovazioni – oppure, per usare una parola molto pesante, il “progresso” – porteranno sviluppi che potranno risultare positivi e negativi. Questo è inevitabile. La cosa migliore da fare, secondo Boncinelli, è l'essere informati e preparati alle nuove frontiere della scienza. Non è quindi condivisibile, secondo Boncinelli, l'atteggiamento di alcuni filosofi, come ad
esempio il filosofo del diritto tedesco Jurgen Habermas, che bolla le nuove tecniche della genetica come “disumanizzanti”. Le preoccupazioni bioetiche non fermeranno il progresso della scienza, per Boncinelli: “La scienza è colpevole solo di mettere sul tappeto sempre nuove conoscenze e opportunità di cura o di trattamento. Quello che si osserva, casomai, è che a ogni nuova opportunità messa in campo dalla scienza, il ventaglio già ampio delle diverse posizioni etiche si allarga e si affina sempre di più”. Ci si guardi, ammonisce Boncinelli, dai filosofi troppo critici di ogni novità. Il libro di Boncinelli non lascia spazio né a sensazionalismi né tanto meno a banalità. Ha il grande merito di presentare con pacatezza, semplicità e chiarezza un argomento delicato e
soggetto a facili entusiasmi o paure. Il tema dell'immortalità e dell'eterna giovinezza è in grado di stimolare la fantasia di chiunque, facendo leva sul profondo desiderio di tutti di vivere bene, a lungo e – perché no? – per sempre. Boncinelli affronta con la serietà e il rigore del grande scienziato questo argomento, presentando le prospettive odierne della scienza, i suoi possibilisviluppi, delineando le sfide sociali e filosofiche che ne derivano. Lo fa senza fare proclami, senza alzare i toni, senza sollecitare eccessivi viaggi pindarici o alimentare false speranze. La Lettera del genetista suona da lucidissimo monito per una società che, tra alcuni decenni, si vedrà composta per larghi tratti da tanti e sani bambini. Di cento anni o più.
di Enrico Bergianti

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