Dopo la pausa delle festività natalizie, la sezione ingauna dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri riprende la propria attività, con un fitto programma che prevede un incontro alla settimana, da Gennaio fino alla metà di Aprile.
Sabato 22 Gennaio 2011 alle ore 16.30, presso Palazzo Peloso Cepolla in Piazza San Michele, 12 ad Albenga, si svolgerà la conferenza “Un illustre albenganese poco noto: fra’ Angelo Ceriaro abate di Finalpia nel primo Cinquecento”. In tale occasione sarà presentato il volume di Sagep Editori “Abbazia benedettina di Finalpia – restauri e studi 1995-2008”. Interverranno Massimo Bartoletti, autore del volume, Storico dell’arte presso la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Liguria, don Romano Cecolin, Abate di Finalpia, don Placido Colabattista dell’Abbazia di Finalpia, e Cosimo Costa, Presidente della sezione ingauna dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri.
Ad Albenga è possibile che ben pochi oggi sappiano chi fosse Angelo Ceriaro, cosa del tutto giustificabile, quando si pensa che gran parte della sua vita, non lunga ma intensa, si svolse lontano dalla propria terra natale. Angelo nacque infatti a Salea verso il 1487-1488, ma entrò giovanissimo nell'ordine degli Olivetani, una filiazione dell'Ordine Benedettino molto diffusa all'epoca soprattutto in Italia, la cui casa madre è tuttora l'archicenobio del Monte Oliveto Maggiore a sud di Siena.
Nell'ambito di quella congregazione, fra' Angelo fece carriera nel giro di pochi anni. Possedeva una spiccata attitudine al comando, tant'è vero che dopo aver svolto l'incarico di maestro dei novizi in vari monasteri, sui trent'anni era già priore di comunità. Poco più che quarantenne, nel 1530, fu eletto abate generale della Congregazione Olivetana.
Il nome di Angelo Ceriaro è specialmente legato al monastero di Santa Maria di Finalpia, un importante santuario al quale era molto devota la famiglia dei marchesi Del Carretto, i signori del Finale, alla quale si deve la pressante richiesta alla Santa Sede, nel 1476, di affidare agli Olivetani la cura di quel luogo di culto. Qui il monaco olivetano fu priore dal 1518 al 1523 e poi dal 1532 al 1534 e fu il primo a potersi fregiare, dal 1535, del titolo di abate di quel cenobio. Fra Angelo si adoperò instancabilmente per completare la costruzione del monastero e per abbellirlo, insieme alla chiesa, con importanti opere d'arte di carattere pienamente rinascimentale.
Si pensi al fatto che a Finalpia c'è una concentrazione di terrecotte invetriate (tre, per l'esattezza) prodotte nelle officine fiorentine di Andrea Della Robbia e di Santi Buglioni che non trova eguali nel resto della Liguria. Soprattutto rimangono ancora cospicue testimonianze dell'arredo ligneo che Angelo commissionò a un suo confratello, fra' Antonio da Venezia, allievo del celebre fra Giovanni da Verona, autore di bellissimi cori intarsiati in alcuni monasteri olivetani, come quello del Monte Oliveto Maggiore. Sia gli armadi della sacrestia, sia la cornice lignea intagliata che custodiva l'immgine venerata della "Madonna Pia" sono state oggetto di restauro negli scorsi anni da parte della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Liguria. Assieme ad altri interventi di restauro, tra i quali spicca quello della chiesa abbaziale, seguito dalla Soprintedenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici", questo lavoro è illustrato in un volume "Abbazia di Finalpia. restauri e studi 1995-2008, curato da Massimo Bartoletti, funzionario presso la Soprintedenza per i Beni Storici.
Sabato 22 Gennaio 2011 alle ore 16.30, presso Palazzo Peloso Cepolla in Piazza San Michele, 12 ad Albenga, si svolgerà la conferenza “Un illustre albenganese poco noto: fra’ Angelo Ceriaro abate di Finalpia nel primo Cinquecento”. In tale occasione sarà presentato il volume di Sagep Editori “Abbazia benedettina di Finalpia – restauri e studi 1995-2008”. Interverranno Massimo Bartoletti, autore del volume, Storico dell’arte presso la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Liguria, don Romano Cecolin, Abate di Finalpia, don Placido Colabattista dell’Abbazia di Finalpia, e Cosimo Costa, Presidente della sezione ingauna dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri.
Ad Albenga è possibile che ben pochi oggi sappiano chi fosse Angelo Ceriaro, cosa del tutto giustificabile, quando si pensa che gran parte della sua vita, non lunga ma intensa, si svolse lontano dalla propria terra natale. Angelo nacque infatti a Salea verso il 1487-1488, ma entrò giovanissimo nell'ordine degli Olivetani, una filiazione dell'Ordine Benedettino molto diffusa all'epoca soprattutto in Italia, la cui casa madre è tuttora l'archicenobio del Monte Oliveto Maggiore a sud di Siena.
Nell'ambito di quella congregazione, fra' Angelo fece carriera nel giro di pochi anni. Possedeva una spiccata attitudine al comando, tant'è vero che dopo aver svolto l'incarico di maestro dei novizi in vari monasteri, sui trent'anni era già priore di comunità. Poco più che quarantenne, nel 1530, fu eletto abate generale della Congregazione Olivetana.
Il nome di Angelo Ceriaro è specialmente legato al monastero di Santa Maria di Finalpia, un importante santuario al quale era molto devota la famiglia dei marchesi Del Carretto, i signori del Finale, alla quale si deve la pressante richiesta alla Santa Sede, nel 1476, di affidare agli Olivetani la cura di quel luogo di culto. Qui il monaco olivetano fu priore dal 1518 al 1523 e poi dal 1532 al 1534 e fu il primo a potersi fregiare, dal 1535, del titolo di abate di quel cenobio. Fra Angelo si adoperò instancabilmente per completare la costruzione del monastero e per abbellirlo, insieme alla chiesa, con importanti opere d'arte di carattere pienamente rinascimentale.
Si pensi al fatto che a Finalpia c'è una concentrazione di terrecotte invetriate (tre, per l'esattezza) prodotte nelle officine fiorentine di Andrea Della Robbia e di Santi Buglioni che non trova eguali nel resto della Liguria. Soprattutto rimangono ancora cospicue testimonianze dell'arredo ligneo che Angelo commissionò a un suo confratello, fra' Antonio da Venezia, allievo del celebre fra Giovanni da Verona, autore di bellissimi cori intarsiati in alcuni monasteri olivetani, come quello del Monte Oliveto Maggiore. Sia gli armadi della sacrestia, sia la cornice lignea intagliata che custodiva l'immgine venerata della "Madonna Pia" sono state oggetto di restauro negli scorsi anni da parte della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Liguria. Assieme ad altri interventi di restauro, tra i quali spicca quello della chiesa abbaziale, seguito dalla Soprintedenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici", questo lavoro è illustrato in un volume "Abbazia di Finalpia. restauri e studi 1995-2008, curato da Massimo Bartoletti, funzionario presso la Soprintedenza per i Beni Storici.
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