
Il breve spostamento giornaliero in treno per raggiungere il posto di lavoro è scombinato dall’inaspettata assenza di Flora, abituale compagna di viaggio. Altri pendolari salgono su quel treno ma, probabilmente per la prima volta, Beppi li osserva in modo diverso. Interessandosi ai loro discorsi intuisce qualcosa delle loro vite e rivede in modo critico la sua esistenza consumata stancamente cercando di evitare ogni più remoto coinvolgimento.
Scansando con caparbietà qualsiasi situazione che lo obbligasse a un esame di sé, ha conquistato un tranquillo quieto vivere che pure non l’ha soddisfatto come si attendeva. Le molte disillusioni a cui, durante il viaggio coatto, torna ripetutamente con la memoria, non lo hanno tuttavia mai scosso tanto da indurlo a ribellarsi.
Stavolta però la sopportazione di un se stesso perennemente indeciso lo disgusta e la voglia di scrollarsi di dosso l’apatia lo incalza sempre più causandogli un desiderio forte di reagire in qualsiasi modo. Beppi, studente lavoratore, giovane uomo probabilmente qualunquista comunque irresoluto, cerca di capire come e dove può o vuole schierarsi. Siamo sul finire degli anni ’70 e si ripresenta qui, pur con modalità diverse, il disagio giovanile del ’68: un lungo periodo nel quale l’inquietudine endemica della gioventù di allora porta alla non consapevolezza dei ruoli e provoca il profondo malessere del protagonista del romanzo.
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