
Più che di “ospedale Unico” si dovrebbe parlare di “Nuovo Ospedale in una grande area metropolitana” che – superati i campanilismi- rappresenterà per la cittadinanza negli anni futuri un valore aggiunto in termini di eccellenze delle prestazioni professionali e delle tecnologie.
Tutto ciò rappresenterà un miglioramento della qualità delle prestazioni sanitarie nella nostra provincia, evitando fughe nelle regioni vicine o nel capoluogo ligure per offrire un’assistenza qualificata a livello locale. Se a ciò aggiungiamo che rimarrebbero comunque sui tre ambiti principali della provincia i Palazzi della salute organizzati sul modello dell’attuale ospedale di Bordighera ,si comprende come sia pretestuoso parlare di peggioramento degli standard sanitari per la provincia di Imperia.
C’è infine da sottolineare il ruolo emergente dei servizi territoriali nella gestione delle problematiche delle patologie croniche e invalidanti che vede nella provincia di Imperia un recente potenziamento dei tali strutture, vista la netta prevalenza della popolazione anziana.
E’ necessario uno sforzo da parte degli operatori sanitari , degli Amministratori delle ASL e delle forze politiche per compiere quella “rivoluzione culturale” che veda un rovesciamento dei servizi offerti al cittadino( e in primis all’anziano) per la tutela della salute: sempre più sul territorio e sempre meno in ospedale che dovrebbe essere riservatosolo alla diagnosi e cura delle patologie acute.
Evitiamo quindi di fare demagogia politica strumentalizzando le reali esigenze della popolazione in tema di salute e cerchiamo invece di costruire un percorso serio e il più possibile condiviso sulla sanità ligure che negli anni futuri possa vedere soddisfatte le esigenze di salute dei cittadini riducendo gli sprechi di risorse pubbliche.
Per quanto riguarda la vicenda relativa agli ospedali S.Corona e Villa Scassi, non ci sembra
che la proposta di un ridimensionamento di tali strutture da parte dell’Assessore Regionale Montaldo sia una proposta dissennata, tanto più che si tratta di Aziende ospedaliere con elevatissimi costi di gestione- non giustificati da una richiesta quantitativamente adeguata di prestazioni di alto livello- che possono essere contenuti attraverso la deaziendalizzazione.
E’ vero che la sentenza del TAR che ha respinto tale richiesta si basa sulla rigorosa applicazione della legge limitandosi a rilevare che “ per tutto quanto non previsto dalla legge 41/2006 devono trovare applicazioni le disposizioni del D.Lgs. n. 502/1992”, ma ci chiediamo se – al di là del cavillo giuridico- sia giusto sostenere spese di gestione così elevate rifacendosi ad una legge vecchia di 17 anni. Razionalizzare le spese, evitare sprechi e ottimizzare le risorse in materia di politica sanitaria dovrebbe essere per tutti un imperativo prioritario.
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