
Centinaia di persone hanno sfilato per le strade di Sanremo in occasione della manifestazione nazionale SE M’INNAMORO, proposta dalle associazioni Agedo, Arci, Arcigay, Arcilesbica, Famiglie Arcobaleno.
Con musiche, baci, balli e slogan abbiamo voluto portare in una città di frontiera in occasione di un evento simbolo della cultura e dello spettacolo italiano, il nostro messaggio: la dignità delle persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transgender) e la richiesta di un riconoscimento pubblico degli amori omosessuali.
Abbiamo ribadito che essere omosessuali significa essere felici e che I genitori non hanno alcune responsabilità riguardo l’orientamento sessuale dei propri figli. L’unica vera malattia italiana è il pregiudizio che crea nel nostro paese omofobia e maschilismo.
In segno di protesta contro la direzione artistica della rassegna che non ha voluto incontrare le associazioni promotrici in questi giorni, al termine del corteo un drappello di partecipanti si è spostato verso il Teatro Ariston, ma non hanno potuto portare le loro bandiere Arcobaleno e i loro messaggi di lotta al pregiudizio di fronte all’entrata, bloccati dalle forze dell’ordine.
Con una forza assai curiosa per la democrazia italiana, abbiamo potuto recapitare a Paolo Bonolis attraverso le forze di polizia, l’appello GUARIAMO L’ITALIA DAL PREGIUDIZIO, rivolto a personaggi della cultura e dello spettacolo:
www.arcigay.it/appello-guariamo-italia-da-pregiudizio
Ci chiediamo come mai sia stato svolto dalla polizia un ruolo di intermediazione tra noi e la direzione artistica della rassegna, quasi che le forze dell’ordine siano soggetto in causa nel confronto Forse Bonolis ha paura degli omosessuali e dei loro genitori?
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